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Patto successorio: quando un accordo è valido?

La Corte di Cassazione ha stabilito che un accordo con cui una madre trasferisce una somma di denaro alla figlia, con l’obbligo per quest’ultima di assisterla e di versare metà dell’importo al fratello entro un anno dalla morte della madre, non costituisce un patto successorio vietato. L’operazione è stata considerata un valido negozio ‘inter vivos’, in quanto il trasferimento del denaro era immediato e finalizzato a soddisfare interessi attuali delle parti, mentre la morte della madre fungeva solo da termine per l’adempimento dell’obbligazione verso il fratello, non da causa del trasferimento.

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Pubblicato il 6 ottobre 2025 in Diritto Civile, Diritto di Famiglia, Giurisprudenza Civile

Patto Successorio: Quando un Accordo tra Familiari è Valido?

Il nostro ordinamento giuridico, all’articolo 458 del Codice Civile, vieta categoricamente il patto successorio, ovvero qualsiasi accordo con cui si dispone di una futura eredità. Questa norma tutela la libertà di ogni individuo di decidere del proprio patrimonio fino all’ultimo momento. Tuttavia, la linea di demarcazione tra un accordo successorio nullo e un valido negozio tra vivi (inter vivos) non è sempre netta. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su un caso emblematico, chiarendo i criteri per distinguere le due figure.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da un accordo familiare. Una madre, ancora in vita, autorizza la figlia a prelevare e utilizzare una cospicua somma di denaro (150.000,00 Euro), derivante dalla vendita di un immobile, per acquistare una nuova casa che sarebbe stata intestata esclusivamente a quest’ultima.

In cambio di questa disponibilità economica immediata, la figlia si assume una serie di obblighi formalizzati in una scrittura privata, sottoscritta anche dal fratello:
1. Ospitare la madre nella nuova abitazione, garantendole assistenza morale e materiale.
2. Versare al fratello la metà della somma ricevuta (75.000,00 Euro) entro e non oltre un anno dal decesso della madre.

Successivamente, la figlia sottoscrive anche un formale riconoscimento di debito nei confronti del fratello, confermando l’impegno al pagamento. Alla morte della madre, che nel frattempo aveva nominato la figlia sua erede universale con un testamento, la figlia si rifiuta di pagare il fratello, sostenendo la nullità degli accordi in quanto, a suo dire, costituivano un patto successorio vietato.

La Decisione della Corte di Cassazione

Dopo un iter giudiziario che ha visto decisioni opposte in primo e secondo grado, la Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della sorella, confermando la piena validità ed efficacia degli accordi del 2009. Di conseguenza, la figlia è stata condannata a pagare al fratello la somma pattuita di 75.000,00 Euro.

Le Motivazioni: la Distinzione tra Patto Successorio e Negozio Inter Vivos

La Corte ha basato la sua decisione su una distinzione fondamentale: l’accordo in questione non era un negozio mortis causa (a causa di morte), ma un complesso negozio inter vivos (tra vivi) con effetti immediati.

L’immediata efficacia dell’accordo

Il punto cruciale della motivazione risiede nel fatto che il trasferimento della somma di 150.000,00 Euro dal patrimonio della madre a quello della figlia era stato immediato ed effettivo. Non si trattava della disposizione di un bene futuro o di una quota di eredità, ma di un’attribuzione patrimoniale concreta e attuale.

La soddisfazione di interessi attuali

L’intera operazione era finalizzata a soddisfare interessi attuali e concreti di tutte le parti coinvolte:
La figlia: otteneva subito la liquidità necessaria per acquistare un immobile.
La madre: pur privandosi di una somma importante, si garantiva assistenza e un alloggio per il futuro.
Il fratello: acconsentiva all’operazione ottenendo in cambio il diritto a ricevere una somma di denaro in futuro.

La Morte come ‘Termine’ e non come ‘Causa’ del Patto Successorio

Questo è il passaggio logico-giuridico più importante. La Corte ha chiarito che la morte della madre non era la causa dell’obbligazione della sorella verso il fratello, ma semplicemente il termine di adempimento. In altre parole, l’obbligo di pagare i 75.000,00 Euro era sorto al momento dell’accordo del 2009. La morte della genitrice era solo l’evento futuro e certo che rendeva esigibile quel pagamento. L’obbligazione non riguardava beni ereditari, ma una somma di denaro che era già entrata nel patrimonio della figlia anni prima.

Le Conclusioni

La pronuncia della Cassazione offre un’importante lezione pratica: non tutti gli accordi familiari che prevedono obbligazioni da adempiersi dopo la morte di una persona configurano un patto successorio nullo. Se l’accordo produce effetti traslativi immediati e soddisfa interessi attuali delle parti, è da considerarsi un valido negozio inter vivos. La morte può legittimamente fungere da termine per l’adempimento di un’obbligazione già sorta e non come causa genetica di un’attribuzione patrimoniale legata a una futura successione. Questa interpretazione consente una maggiore flessibilità nella gestione dei patrimoni familiari, permettendo di strutturare operazioni che, pur guardando al futuro, hanno una solida e immediata base nel presente.

Un accordo che prevede un pagamento dopo la morte di una persona è sempre un patto successorio nullo?
No. La Cassazione chiarisce che se la morte funziona solo come ‘termine’ per l’adempimento di un’obbligazione nata da un atto con effetti immediati tra vivi (inter vivos), l’accordo è valido. La nullità si ha quando la morte è la ‘causa’ stessa dell’attribuzione patrimoniale.

Perché il trasferimento di denaro dalla madre alla figlia non è stato considerato parte di una futura eredità?
Perché il trasferimento del denaro è stato immediato e definitivo. La somma è uscita dal patrimonio della madre ed è entrata in quello della figlia mentre la madre era ancora in vita, per soddisfare bisogni attuali di entrambe (acquisto casa per la figlia, assistenza per la madre).

L’accordo ha limitato la libertà della madre di fare testamento?
No. La Corte ha stabilito che l’accordo non vincolava la madre a disporre della sua futura successione in un certo modo, né le impediva di cambiare idea (ius poenitendi). Infatti, la madre ha successivamente redatto un testamento nel 2014, dimostrando di aver mantenuto la sua piena libertà testamentaria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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