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Patto occulto canone locazione: la Cassazione decide

Una locatrice ha tentato di imporre un canone di locazione maggiorato basandosi su un secondo contratto, inizialmente non registrato. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando che il patto occulto canone locazione è nullo e che la sua successiva registrazione non può sanare tale nullità, la quale è prevista a tutela del conduttore e per contrastare l’evasione fiscale. La Corte ha inoltre sanzionato la genericità del ricorso, incapace di confrontarsi specificamente con le motivazioni della sentenza d’appello.

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Patto occulto canone locazione: la Cassazione ribadisce la nullità insanabile

Nel complesso mondo delle locazioni abitative, la trasparenza e la legalità sono pilastri fondamentali. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio cruciale: il patto occulto canone locazione, ovvero l’accordo segreto tra locatore e conduttore per un affitto superiore a quello dichiarato nel contratto registrato, è nullo e non può essere sanato da una registrazione tardiva. Questa decisione offre importanti chiarimenti sulla validità degli accordi simulatori e sulle conseguenze per le parti coinvolte.

I Fatti di Causa: Il Doppio Contratto di Locazione

La vicenda trae origine da una controversia tra una locatrice e il suo inquilino. Le parti avevano stipulato due contratti di locazione per lo stesso immobile: il primo, regolarmente registrato, prevedeva un canone mensile di € 250,00; il secondo, non registrato, fissava un canone di € 310,00. Inizialmente, a seguito di una morosità del conduttore, la locatrice aveva agito sulla base del contratto registrato, ottenendo il pagamento dei canoni arretrati. Successivamente, dopo aver ritrovato e registrato tardivamente il secondo contratto, la locatrice ha avviato una nuova azione legale per ottenere la differenza tra i due canoni, sostenendo la validità del patto che prevedeva l’importo maggiore.

La Decisione dei Giudici di Merito

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello hanno respinto le pretese della locatrice. I giudici hanno stabilito che il patto occulto canone locazione è affetto da nullità ai sensi dell’art. 13, comma 1, della Legge n. 431/1998. Questa norma sanziona con la nullità ogni pattuizione volta a determinare un importo del canone di locazione superiore a quello risultante dal contratto scritto e registrato. Secondo i giudici di merito, questa nullità è insanabile e la registrazione successiva dell’accordo dissimulato non può avere l’effetto di renderlo valido, poiché la finalità della norma è quella di contrastare l’evasione fiscale e tutelare il contraente più debole, ovvero l’inquilino.

Le Motivazioni della Cassazione sul patto occulto canone locazione

La locatrice ha quindi proposto ricorso in Cassazione, lamentando una violazione di legge e sostenendo che la registrazione tardiva avrebbe dovuto sanare il contratto con il canone più elevato. La Suprema Corte, tuttavia, ha dichiarato il ricorso inammissibile per un vizio procedurale fondamentale: il difetto di specificità. I giudici hanno osservato che i motivi del ricorso erano formulati in modo astratto e generico, senza un reale confronto con le specifiche rationes decidendi della sentenza d’appello. In altre parole, la ricorrente non ha spiegato in modo puntuale perché la Corte d’Appello avrebbe errato nell’applicare il principio di diritto consolidato, limitandosi a una dissertazione accademica.

Nel merito, la Cassazione ha implicitamente confermato la correttezza della decisione dei giudici di merito. La Corte distingue nettamente tra la nullità del contratto per omessa registrazione, che può essere sanata con effetti ex tunc dalla registrazione tardiva, e la nullità del patto di maggiorazione del canone, che è una nullità sostanziale e insanabile. Quest’ultima è posta a presidio di interessi pubblici, come la lotta all’evasione fiscale, e non può essere aggirata da un adempimento fiscale tardivo. La volontà delle parti di celare al fisco una parte del canone rende il loro accordo illecito e, pertanto, radicalmente nullo.

Conclusioni: La Stabilità dei Principi Giuridici

L’ordinanza in esame rafforza un principio cardine in materia di locazioni. Il tentativo di eludere il fisco attraverso un doppio contratto, uno registrato e uno occulto con un canone maggiore, non trova tutela nell’ordinamento giuridico. La nullità che colpisce tale accordo è assoluta e non può essere sanata. La decisione serve anche come monito sull’importanza di redigere ricorsi per cassazione specifici e puntuali, capaci di criticare efficacemente le argomentazioni della sentenza impugnata, pena l’inammissibilità. Per locatori e conduttori, il messaggio è chiaro: l’unico canone legalmente esigibile è quello indicato nel contratto regolarmente registrato.

È valido un accordo per un canone di locazione superiore a quello registrato?
No. Secondo l’ordinanza, il patto occulto di maggiorazione del canone è nullo ai sensi dell’art. 13, comma 1, della legge n. 431/1998, in quanto volto a eludere norme fiscali e a stabilire un importo diverso da quello risultante dal contratto scritto e registrato.

La registrazione tardiva di un accordo segreto può renderlo valido?
No. La Corte ha chiarito che la registrazione tardiva può sanare la nullità del contratto dovuta alla sua omessa registrazione, ma non può sanare la nullità specifica del patto che prevede un canone superiore. Quest’ultima è una nullità insanabile.

Perché il ricorso in Cassazione è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile per difetto di specificità. La ricorrente ha formulato le sue critiche in modo astratto e generico, senza confrontarsi adeguatamente con le motivazioni specifiche della sentenza d’appello e senza spiegare perché i giudici avrebbero errato nell’applicare la legge al caso concreto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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