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Patto di Riservato Dominio: Niente Indennizzo Senza Ok

Un acquirente con patto di riservato dominio non paga le rate, causando la risoluzione del contratto. Il Tribunale nega il suo diritto a un indennizzo per le migliorie apportate all’immobile, poiché eseguite senza l’autorizzazione scritta del venditore, come previsto dal contratto. L’acquirente viene inoltre condannato a pagare un’indennità per l’occupazione dell’immobile dopo la risoluzione.

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Pubblicato il 1 ottobre 2025 in Diritto Civile, Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile

Patto di Riservato Dominio: Quando le Migliorie non Vengono Rimborsate

Il Patto di Riservato Dominio è uno strumento contrattuale molto diffuso nelle compravendite immobiliari, che permette all’acquirente di entrare subito in possesso del bene, pur diventandone proprietario solo al pagamento dell’ultima rata. Una recente sentenza del Tribunale di Roma chiarisce un aspetto cruciale: cosa succede se l’acquirente apporta delle migliorie all’immobile ma poi non riesce a saldare il prezzo? Vediamo come il rispetto delle clausole contrattuali sia fondamentale per non perdere l’investimento fatto.

I Fatti del Caso

La vicenda riguarda un contratto di compravendita di un fondo agricolo con annessi fabbricati, stipulato nel 2007. Il prezzo pattuito, superiore al milione di euro, doveva essere corrisposto in trenta rate annuali. L’acquirente, dopo aver preso possesso dell’immobile, effettuava ingenti lavori di ristrutturazione e miglioramento per un valore di oltre 300.000 euro.

Tuttavia, a partire dal 2011, l’acquirente interrompeva il pagamento delle rate. Di conseguenza, la società venditrice, avvalendosi di una specifica clausola contrattuale (la clausola risolutiva espressa), dichiarava risolto il contratto per grave inadempimento e avviava le procedure per riottenere la disponibilità del bene.

La Controversia Giudiziaria

L’acquirente si è rivolto al Tribunale non per contestare la risoluzione, ma per chiedere la condanna della società venditrice al pagamento di un indennizzo pari al valore delle migliorie apportate. Sosteneva, infatti, di aver trasformato dei fabbricati quasi fatiscenti in una proprietà funzionale e abitabile, e riteneva di aver diritto a un rimborso.

La società venditrice si è opposta fermamente, chiedendo non solo il rigetto della domanda, ma anche la condanna dell’acquirente al pagamento di un’indennità per l’occupazione illegittima dell’immobile dal momento dell’interruzione dei pagamenti fino all’effettivo rilascio.

Patto di Riservato Dominio e Autorizzazione per le Migliorie

Il punto centrale della decisione del Tribunale ruota attorno a una clausola specifica del contratto, l’articolo 6. Questa clausola stabiliva chiaramente che l’acquirente, qualora avesse voluto effettuare investimenti di miglioramento fondiario, avrebbe dovuto inviare una comunicazione preventiva alla parte venditrice per ottenere una ‘specifica autorizzazione’.

L’acquirente, pur avendo eseguito lavori importanti, non ha mai richiesto né tantomeno ottenuto tale autorizzazione scritta. Questa omissione si è rivelata fatale per le sue pretese.

Le Motivazioni

Il giudice ha stabilito che la violazione della clausola contrattuale che imponeva l’autorizzazione preventiva per le migliorie priva l’acquirente di qualsiasi diritto a un indennizzo. Il principio è chiaro: i patti contrattuali devono essere rispettati. Ignorare una clausola così specifica significa agire a proprio rischio e pericolo.

Il Tribunale ha sottolineato che la clausola non era un mero formalismo, ma serviva a proteggere il venditore (che rimaneva proprietario del bene) da interventi non desiderati o non conformi, che avrebbero potuto alterare le caratteristiche del fondo. L’acquirente, omettendo di chiedere l’autorizzazione, ha violato il contratto e, di conseguenza, ha perso il diritto a essere compensato per le spese sostenute.

Inoltre, essendo il contratto risolto di diritto a causa del mancato pagamento, l’occupazione dell’immobile da parte dell’ex acquirente è diventata ‘sine titulo’, cioè senza una giustificazione legale. Per questo motivo, il giudice ha accolto la domanda riconvenzionale della società venditrice, condannando l’attore al pagamento di un’indennità di occupazione, quantificata in un importo pari alla rata annuale non pagata per ogni anno di occupazione illegittima.

Le Conclusioni

Questa sentenza offre una lezione fondamentale per chi acquista un immobile tramite un patto di riservato dominio. È essenziale leggere con la massima attenzione ogni clausola del contratto prima di firmarlo e, soprattutto, rispettarla scrupolosamente durante tutta la sua durata. Effettuare lavori di ristrutturazione o miglioramento senza le autorizzazioni contrattualmente previste può portare a una doppia perdita: quella dell’immobile, a seguito della risoluzione per inadempimento, e quella dell’intero importo investito nei lavori. La prudenza e il rispetto formale degli accordi sono le uniche tutele per evitare conseguenze economiche così gravi.

In una vendita con patto di riservato dominio, ho diritto al rimborso delle migliorie se smetto di pagare il prezzo?
No, secondo questa sentenza, non si ha diritto al rimborso se il contratto prevedeva una clausola che subordinava l’esecuzione delle migliorie a una specifica autorizzazione scritta del venditore e tale autorizzazione non è stata richiesta né ottenuta. La violazione di questa clausola fa perdere il diritto all’indennizzo.

Cosa succede se smetto di pagare le rate in una vendita con patto di riservato dominio?
Il venditore può attivare la clausola risolutiva espressa, se prevista nel contratto, per porre fine alla vendita. Di conseguenza, il compratore perde ogni diritto sulla proprietà e deve restituirla, oltre a rischiare di dover pagare un’indennità per il periodo di occupazione successivo alla risoluzione del contratto.

Il venditore può richiedere un’indennità per l’occupazione dell’immobile dopo la risoluzione del contratto?
Sì. La sentenza afferma che, una volta risolto il contratto per inadempimento del compratore, l’occupazione dell’immobile diventa priva di titolo legale. Il venditore ha quindi diritto a un’indennità, che il giudice ha determinato in un importo pari alla rata annuale originariamente pattuita.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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