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Patto di riservato dominio e indennità di esproprio

La Corte di Cassazione stabilisce che l’acquirente di un immobile con patto di riservato dominio ha la legittimazione ad agire per contestare l’indennità di occupazione. Sebbene la proprietà formale si trasferisca solo al pagamento dell’ultima rata, l’acquirente assume da subito i rischi e le facoltà del proprietario, diventando titolare sostanziale del diritto. Pertanto, la sua legittimazione a contestare la stima concorre con quella del venditore, il cui diritto è assimilabile a una garanzia reale.

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Pubblicato il 7 settembre 2025 in Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Patto di Riservato Dominio: L’Acquirente Può Opporsi all’Indennità di Esproprio?

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato una questione cruciale per chi acquista un immobile con un patto di riservato dominio: l’acquirente, pur non essendo ancora formalmente proprietario, ha il diritto di contestare l’indennità stabilita per l’occupazione temporanea del suo terreno? La risposta dei giudici supremi è affermativa e apre importanti scenari sulla tutela dei diritti dell’acquirente.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un soggetto che aveva acquistato un fondo agricolo da un ente mediante un contratto di compravendita con patto di riservato dominio, impegnandosi a pagare il prezzo in trent’anni. Successivamente, il terreno veniva interessato da un’occupazione temporanea per lavori di adeguamento di una strada statale. L’acquirente, ritenendo inadeguata l’indennità di occupazione proposta, si opponeva in tribunale chiedendone una più congrua, oltre al risarcimento per i danni subiti.

La Decisione della Corte d’Appello

In secondo grado, la Corte d’appello aveva respinto la richiesta dell’acquirente. Secondo i giudici, egli non aveva la legittimazione ad agire, ovvero il diritto di avviare la causa, perché non era ancora il proprietario formale del fondo. La normativa in materia di espropriazione, secondo un’interpretazione letterale, riserva questo diritto esclusivamente al proprietario, all’ente espropriante e ad altri soggetti specificamente indicati, tra cui non rientrerebbe l’acquirente con riserva di proprietà, considerato un mero possessore.

Le Motivazioni della Cassazione e il valore del patto di riservato dominio

La Corte di Cassazione ha completamente ribaltato questa visione, accogliendo il ricorso dell’acquirente. Il ragionamento dei giudici supremi si concentra sulla reale natura e funzione del patto di riservato dominio.

Secondo la Corte, questo tipo di contratto non può essere liquidato come una semplice situazione di possesso. Sebbene l’effetto del trasferimento della proprietà sia posticipato al pagamento dell’ultima rata, l’acquirente acquista fin da subito una posizione giuridica molto forte, definita di ‘titolare sostanziale’ del diritto. Egli, infatti:

1. Assume i rischi: Dal momento della consegna, ogni rischio relativo al perimento o danneggiamento del bene, anche per cause non a lui imputabili come un’espropriazione, ricade sull’acquirente.
2. Acquisisce le facoltà: L’acquirente ha diritto alla consegna immediata del bene, a percepirne i frutti e a gestirlo, trasformarlo e persino concederlo in locazione.

Il venditore, d’altro canto, mantiene la proprietà formale non per esercitare i diritti del proprietario, ma unicamente come garanzia per il pagamento del prezzo. La sua posizione è quindi assimilabile a quella di chi ha un diritto reale di garanzia, come un’ipoteca.

Di conseguenza, si verifica una scissione tra la titolarità formale (del venditore) e quella sostanziale (dell’acquirente). Entrambi hanno un interesse diretto e concreto a contestare l’indennità: il venditore per tutelare la sua garanzia, l’acquirente per proteggere il valore del bene di cui è già di fatto il dominus economico e che è destinato a diventare formalmente suo. Per questo, la Corte afferma che la legittimazione ad agire spetta a entrambi, in via concorrente o alternativa.

Le Conclusioni

La sentenza impugnata è stata cassata con rinvio alla Corte d’appello, che dovrà riesaminare il caso attenendosi a questo principio. La decisione ha un’importante implicazione pratica: rafforza significativamente la tutela dell’acquirente con patto di riservato dominio. Quest’ultimo non è un soggetto passivo che deve attendere le azioni del venditore, ma un protagonista attivo che può difendere in prima persona i propri interessi economici legati al bene, anche di fronte alla Pubblica Amministrazione.

Chi può contestare l’indennità di occupazione per un bene venduto con patto di riservato dominio?
La legittimazione a proporre opposizione alla stima dell’indennità spetta sia all’acquirente, in qualità di titolare sostanziale del diritto, sia al venditore, in qualità di titolare formale del bene a scopo di garanzia. La loro legittimazione è concorrente e alternativa.

Perché l’acquirente con patto di riservato dominio ha diritto a contestare l’indennità pur non essendo ancora proprietario?
Perché, con la conclusione del contratto e la consegna del bene, l’acquirente assume immediatamente tutti i rischi e acquisisce le principali facoltà legate alla proprietà (possesso, godimento, percezione dei frutti). Diventa il ‘titolare sostanziale’ del bene, con un interesse diretto a tutelarne il valore economico.

Qual è la funzione principale del patto di riservato dominio secondo la Corte di Cassazione?
La sua funzione principale è quella di fornire una garanzia al venditore per il pagamento del prezzo. La titolarità formale che rimane in capo al venditore ha un carattere essenzialmente strumentale a questa garanzia e non svuota la posizione giuridica dell’acquirente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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