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Patrocinio a spese dello Stato: sì alla mediazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 7974/2024, ha stabilito che un avvocato ha diritto al compenso tramite il patrocinio a spese dello Stato anche per l’assistenza in una procedura di mediazione obbligatoria che si è conclusa positivamente con un accordo, evitando così il processo. La Corte ha cassato la decisione del Tribunale di Firenze, che aveva negato il compenso basandosi su un’interpretazione superata dalla sentenza della Corte Costituzionale n. 10/2022. Quest’ultima ha dichiarato incostituzionale escludere dal beneficio le mediazioni di successo, affermando il diritto alla difesa anche in fase stragiudiziale.

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Pubblicato il 8 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Patrocinio a spese dello Stato: ora copre anche la mediazione di successo

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha finalmente chiarito un punto fondamentale per la tutela dei cittadini non abbienti: il patrocinio a spese dello Stato si estende anche all’attività difensiva svolta in una mediazione obbligatoria che si conclude con un accordo, anche se non seguita da una causa. Questa decisione rafforza l’effettività del diritto alla difesa, riconoscendo il valore del lavoro dell’avvocato anche nelle procedure alternative al contenzioso.

I Fatti del Caso

La vicenda ha origine dalla richiesta di un’avvocata di liquidare il proprio compenso per aver assistito con successo una cliente, ammessa al patrocinio a spese dello Stato, in una procedura di mediazione obbligatoria per una divisione ereditaria. Grazie all’intervento del legale, le parti raggiungevano un accordo, evitando di finire in tribunale.

Tuttavia, il Tribunale di Firenze respingeva la richiesta di compenso. La motivazione si basava su un’interpretazione restrittiva della normativa, secondo cui il beneficio statale coprirebbe solo le procedure giudiziali o quelle stragiudiziali ‘innestate’ in un processo già in corso. Poiché la mediazione si era conclusa positivamente senza sfociare in una lite, il Tribunale riteneva che il compenso non fosse dovuto.

L’intervento della Corte Costituzionale e la decisione impugnata

Nel corso del giudizio di opposizione promosso dall’avvocata, interveniva una decisione cruciale: la sentenza n. 10/2022 della Corte Costituzionale. La Consulta dichiarava l’illegittimità costituzionale delle norme (artt. 74 e 75 del D.P.R. 115/2002) nella parte in cui escludevano dal patrocinio a spese dello Stato l’attività difensiva nella mediazione obbligatoria conclusasi con un accordo. Ciononostante, il Tribunale di Firenze rigettava nuovamente l’opposizione, ritenendo erroneamente di dover seguire un precedente della Cassazione (del 2020) ormai superato dalla pronuncia della Consulta. Da qui, il ricorso dell’avvocata alla Corte di Cassazione.

Le motivazioni della Cassazione sul patrocinio a spese dello Stato

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente le ragioni della ricorrente, cassando l’ordinanza del Tribunale di Firenze. Gli Ermellini hanno chiarito che l’interpretazione del giudice di merito era priva di ogni fondamento logico. La sentenza della Corte Costituzionale n. 10/2022 ha effetti vincolanti e rimuove dall’ordinamento la limitazione che escludeva il compenso per le mediazioni di successo.

Dal giorno successivo alla pubblicazione della sentenza della Consulta, la normativa che limitava il patrocinio a spese dello Stato ai soli procedimenti giudiziali ha cessato di avere efficacia. Continuare ad applicarla, come ha fatto il Tribunale, costituisce una violazione di legge. La Cassazione ha ribadito i principi costituzionali violati dalla vecchia normativa: il principio di ragionevolezza (art. 3 Cost.), poiché è illogico negare il compenso proprio quando l’avvocato raggiunge lo scopo deflattivo voluto dal legislatore, e il diritto inviolabile di difesa (art. 24 Cost.), che garantisce l’effettività dell’accesso alla giustizia anche ai non abbienti. L’argomento del contenimento della spesa pubblica non può comprimere diritti costituzionalmente garantiti.

Le conclusioni

La Corte ha concluso che le sentenze della Corte Costituzionale, anche quelle ‘additive di principio’, sono immediatamente applicabili dai giudici. Sussiste quindi il diritto dell’avvocato alla liquidazione del compenso per aver assistito una parte in una procedura di mediazione obbligatoria conclusa positivamente. L’ordinanza è stata annullata con rinvio al Tribunale di Firenze, in diversa composizione, che dovrà procedere alla liquidazione del compenso e delle spese, conformandosi al principio di diritto stabilito dalla Cassazione.

Il patrocinio a spese dello Stato copre l’attività svolta in una mediazione obbligatoria che si conclude con un accordo, senza che inizi una causa?
Sì. A seguito della sentenza della Corte Costituzionale n. 10/2022, è stato dichiarato incostituzionale escludere tale attività dal beneficio. La Corte di Cassazione ha confermato che l’avvocato ha diritto alla liquidazione del compenso in questi casi.

Una decisione di un giudice può ignorare una sentenza della Corte Costituzionale emessa precedentemente?
No. Le sentenze della Corte Costituzionale che dichiarano l’incostituzionalità di una norma hanno l’effetto di rimuoverla dall’ordinamento giuridico dal giorno successivo alla loro pubblicazione. I giudici sono tenuti ad applicare i principi da esse stabiliti, e una decisione che continui ad applicare la norma dichiarata incostituzionale è illegittima.

Cosa succede dopo che la Corte di Cassazione accoglie il ricorso e cassa l’ordinanza?
La Corte di Cassazione ha cassato l’ordinanza e ha rinviato la causa al Tribunale di Firenze, in persona di un diverso magistrato. Questo significa che il Tribunale dovrà riesaminare il caso e decidere nuovamente, ma questa volta dovrà attenersi al principio di diritto affermato dalla Cassazione, procedendo quindi alla liquidazione del compenso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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