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Patrocinio a spese dello Stato: correzione spese legali

La Corte di Cassazione interviene per correggere un errore materiale in un proprio decreto. La Corte chiarisce che, in caso di vittoria di una parte ammessa al patrocinio a spese dello Stato contro un’amministrazione statale, la condanna alle spese legali non va disposta in favore del difensore della parte vittoriosa, ma direttamente in favore dello Stato, secondo le specifiche norme in materia. Di conseguenza, l’istanza di liquidazione presentata dal difensore è stata dichiarata inammissibile.

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Patrocinio a Spese dello Stato: La Cassazione Chiarisce la Liquidazione delle Spese contro la P.A.

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su un’importante questione procedurale riguardante il patrocinio a spese dello Stato. Il caso in esame chiarisce le modalità di liquidazione delle spese legali quando la parte vittoriosa, ammessa a tale beneficio, si contrappone a un’amministrazione dello Stato. La decisione sottolinea la specificità della normativa, volta a evitare che lo Stato, di fatto, paghi sé stesso.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da un ricorso per cassazione presentato dal Ministero della Giustizia contro una sentenza della Corte d’Appello di Roma. Un lavoratore, ammesso al patrocinio a spese dello Stato, si era difeso con successo tramite il proprio legale.

In seguito a una proposta di definizione accelerata, il giudizio di cassazione era stato dichiarato estinto. Tuttavia, il decreto emesso conteneva un errore materiale: condannava il Ministero ricorrente a rimborsare le spese legali direttamente in favore del lavoratore controricorrente. A seguito di ciò, veniva attivata d’ufficio la procedura per la correzione di tale errore, e contestualmente il difensore del lavoratore presentava un’istanza per la liquidazione dei propri compensi.

La Procedura di Correzione e il Principio sul Patrocinio a Spese dello Stato

La Corte di Cassazione ha riconosciuto la presenza di un evidente errore materiale nel decreto. La giurisprudenza consolidata, infatti, ha stabilito un principio fondamentale: quando una parte ammessa al patrocinio a spese dello Stato risulta vittoriosa in una causa contro un’amministrazione statale, la liquidazione delle spese legali segue un percorso differente da quello ordinario.

Invece di una condanna diretta al pagamento in favore della parte o del suo difensore, le spese e l’onorario spettanti al legale devono essere liquidati secondo le specifiche procedure previste dal Testo Unico sulle Spese di Giustizia (d.P.R. n. 115/2002). La condanna della parte soccombente (in questo caso, il Ministero) non va a beneficio del difensore della parte ammessa al patrocinio, bensì in favore dello Stato stesso.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha motivato la sua decisione richiamando gli articoli 82 e 133 del d.P.R. n. 115/2002. L’articolo 133, che disciplina la liquidazione delle spese in favore della parte ammessa al patrocinio, non si applica quando la parte soccombente è un’amministrazione dello Stato. In questo scenario, si applica invece l’articolo 82, che prevede un’apposita istanza di liquidazione da parte del difensore al giudice competente. La logica di questa distinzione è evitare un’inutile partita di giro, in cui un’articolazione dello Stato (il Ministero della Giustizia) paga somme che, attraverso il meccanismo del patrocinio a spese dello Stato, graverebbero comunque sull’erario.

Di conseguenza, la Corte ha ritenuto che il decreto originario dovesse essere corretto, eliminando la condanna al pagamento delle spese in favore del controricorrente. Inoltre, ha dichiarato inammissibile l’istanza di liquidazione presentata dal difensore, poiché la procedura di correzione di errore materiale ha natura amministrativa e non è la sede appropriata per tale richiesta. Il legale dovrà, invece, attivare la procedura corretta rivolgendosi al giudice che ha pronunciato la sentenza passata in giudicato.

Le Conclusioni della Corte di Cassazione

Con questa ordinanza, la Corte di Cassazione ha corretto il proprio decreto, stabilendo che il giudizio di cassazione era estinto senza alcuna pronuncia sulle spese. Ha dichiarato inammissibile l’istanza di liquidazione dei compensi e ordinato l’annotazione della correzione sull’originale del provvedimento. La decisione ribadisce con chiarezza la disciplina speciale che governa il patrocinio a spese dello Stato nelle controversie contro le amministrazioni pubbliche, garantendo la corretta applicazione delle norme e la gestione oculata delle risorse pubbliche.

Se una persona con patrocinio a spese dello Stato vince una causa contro un’amministrazione statale, chi paga il suo avvocato?
L’avvocato non viene pagato direttamente dall’amministrazione soccombente. Le sue competenze vengono liquidate secondo le specifiche norme sul patrocinio a spese dello Stato (art. 82 d.P.R. 115/2002), con un’istanza rivolta al giudice competente, e la condanna alle spese viene disposta in favore dello Stato stesso.

Cosa succede se un giudice commette un errore materiale in una sentenza?
Se l’errore non riguarda il merito della decisione ma è una svista puramente formale (come un errore di trascrizione o di calcolo), può essere corretto attraverso una procedura semplificata di ‘correzione di errore materiale’, senza la necessità di un nuovo processo o di un’impugnazione.

Perché l’istanza di liquidazione dell’avvocato è stata dichiarata inammissibile in questa sede?
L’istanza è stata dichiarata inammissibile perché presentata nel contesto di una procedura di correzione di errore materiale, che ha natura amministrativa e non è la sede idonea per decidere sulla liquidazione dei compensi. Il difensore deve seguire la procedura specifica prevista dall’art. 82 del d.P.R. 115/2002, rivolgendosi al giudice del procedimento originario.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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