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Parcheggio hotel non custodito: no risarcimento

Un cliente subisce il furto del proprio motoveicolo in un parcheggio di un albergo. Fa causa per ottenere il risarcimento, sostenendo l’esistenza di un contratto di deposito. La Corte di Cassazione ha confermato le decisioni dei gradi precedenti, negando il risarcimento. La questione centrale è che in un parcheggio hotel non custodito, la semplice sosta del veicolo non basta a creare un obbligo di custodia in capo all’albergatore se non avviene la consegna del mezzo o delle sue chiavi.

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Pubblicato il 21 settembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Parcheggio Hotel Non Custodito: Quando l’Albergatore Non Risponde del Furto

La questione della responsabilità dell’albergatore per i furti che avvengono nelle aree di sosta messe a disposizione dei clienti è un tema ricorrente e di grande interesse pratico. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce i confini di tale responsabilità, specificando che lasciare il proprio veicolo in un parcheggio hotel non custodito non implica automaticamente la conclusione di un contratto di deposito. Vediamo nel dettaglio il caso e le motivazioni della Corte.

I Fatti di Causa: il Furto del Motoveicolo

Un cliente, durante un soggiorno di una settimana presso un albergo, subiva il furto del proprio motoveicolo, che aveva lasciato parcheggiato nell’area privata della struttura. Ritenendo l’albergatore responsabile per l’inadempimento di un presunto obbligo di custodia, il cliente lo citava in giudizio per ottenere un risarcimento di 6.000 euro.

La società alberghiera si difendeva sostenendo che non si fosse mai concluso un contratto di deposito, in quanto il cliente non aveva mai consegnato le chiavi né affidato formalmente il veicolo al personale. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello davano ragione all’albergo, evidenziando come l’area di parcheggio fosse liberamente accessibile, priva di cancelli e dotata di cartelli che ne indicavano chiaramente la natura di “parcheggio incustodito”.

La Decisione della Cassazione sul parcheggio hotel non custodito

Il cliente decideva di ricorrere in Cassazione, lamentando un’errata applicazione della legge, in particolare dell’art. 1785-quinquies del codice civile. A suo avviso, il solo fatto che l’albergo mettesse a disposizione un’area pertinenziale delimitata e videosorvegliata costituiva un’offerta di servizio di custodia, perfezionata per “comportamento concludente” con la sosta del veicolo.

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile e infondato, rigettandolo integralmente. La decisione si basa su due pilastri fondamentali: uno di natura processuale e uno di merito.

Limiti del Giudizio di Cassazione

In primo luogo, la Corte ha ribadito che il giudizio di legittimità non può trasformarsi in un terzo grado di merito. Le contestazioni del ricorrente sulla valutazione delle prove (come la presenza dei cartelli o la credibilità dei testimoni) sono state ritenute inammissibili. Inoltre, essendo le sentenze di primo e secondo grado conformi (“doppia conforme”), era preclusa la possibilità di contestare la ricostruzione dei fatti.

Le Motivazioni: Assenza di un Contratto di Deposito

La Corte chiarisce un punto cruciale: l’articolo 1785-quinquies del codice civile esclude espressamente i veicoli dalla speciale disciplina della responsabilità dell’albergatore. Di conseguenza, la responsabilità per il furto di un’auto o di una moto in un parcheggio hotel non custodito deve essere valutata secondo le regole generali del contratto di deposito ordinario.

Il contratto di deposito è un contratto “reale”, il che significa che si perfeziona solo con la consegna della cosa. Nel caso di specie, i giudici di merito avevano accertato che non vi era stata alcuna consegna: il cliente aveva parcheggiato autonomamente e tenuto con sé le chiavi. Non vi era stato alcun atto di affidamento del veicolo al personale dell’hotel.

La sola presenza di telecamere di videosorveglianza non è stata ritenuta sufficiente a creare un legittimo affidamento del cliente sull’esistenza di un obbligo di custodia. Questo, unito alla presenza di cartelli che avvisavano del carattere non custodito dell’area e alla libera accessibilità dalla via pubblica, ha portato i giudici a escludere che si fosse formato un contratto di deposito, neppure per comportamento concludente.

Le Conclusioni: Cosa Implica per Clienti e Albergatori

Questa ordinanza conferma un principio consolidato: per far sorgere la responsabilità dell’albergatore per il furto di un veicolo, è necessario dimostrare la conclusione di un contratto di deposito. Questo avviene tipicamente con la consegna delle chiavi a un parcheggiatore o con l’ingresso in un’area chiusa, con barriere e sistemi di controllo all’accesso, che manifestano inequivocabilmente l’offerta di un servizio di custodia a pagamento o accessorio alla prestazione principale. In assenza di questi elementi, un’area di sosta aperta e segnalata come non custodita rimane una mera cortesia offerta al cliente, il quale parcheggia a proprio rischio e pericolo.

L’hotel è sempre responsabile per il furto di un veicolo nel suo parcheggio?
No. La responsabilità dell’albergatore sorge solo se si perfeziona un contratto di deposito, che richiede la consegna del veicolo o delle chiavi. Per i veicoli non si applica la speciale responsabilità prevista per le cose portate in albergo, ma le regole del deposito ordinario.

Cosa è necessario per dimostrare l’esistenza di un contratto di deposito per un veicolo?
È necessaria la prova della consegna (consegna delle chiavi, affidamento a un addetto) o la presenza di caratteristiche strutturali che configurino un’offerta di custodia, come un’area chiusa con sbarre di ingresso/uscita e sistemi di controllo. La semplice sosta in un’area aperta non è sufficiente.

La presenza di telecamere di videosorveglianza crea automaticamente un obbligo di custodia per l’albergatore?
No. Secondo la sentenza, la videosorveglianza di un’area di parcheggio non equivale all’assunzione di un obbligo di custodia, specialmente se sono presenti cartelli che indicano che il parcheggio è incustodito e l’area è liberamente accessibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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