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Giurisprudenza Civile

Capitalizzazione interessi: no a ogni forma di anatocismo

Un istituto di credito ha contestato una decisione d’appello che eliminava ogni forma di capitalizzazione degli interessi su un conto corrente di una società fallita. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che la nullità della clausola di capitalizzazione trimestrale comporta la sua totale disapplicazione, senza sostituzioni. La Corte ha inoltre chiarito che la riproposizione delle domande in appello, ai sensi dell’art. 346 c.p.c., consente al giudice di riesaminare pienamente le conseguenze della nullità, senza incorrere in vizi di ultrapetizione o violazione del giudicato.

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Perpetuatio jurisdictionis: la giurisdizione non cambia

Un’associazione culturale ha citato in giudizio un ente regionale per il pagamento di un contributo. Durante la causa, l’ente ha revocato il contributo. La Corte di Cassazione, applicando il principio di perpetuatio jurisdictionis, ha stabilito che la giurisdizione del giudice ordinario, esistente al momento dell’avvio della causa, non viene meno a seguito della revoca successiva, annullando la decisione della Corte d’Appello che aveva declinato la propria giurisdizione.

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Prova testimoniale: quando eccepire l'inammissibilità?

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza d’appello che aveva dichiarato inammissibile una prova testimoniale perché l’eccezione era stata sollevata tardivamente. Il caso riguardava un patto fiduciario su un conto corrente. La Suprema Corte ha ribadito che l’inammissibilità della prova testimoniale, non essendo materia di ordine pubblico, deve essere eccepita dalla parte interessata prima dell’ammissione della prova stessa. In caso contrario, si verifica una sanatoria per acquiescenza e la prova, anche se assunta, è validamente acquisita al processo.

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Inammissibilità ricorso cassazione: motivi generici

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso di un correntista contro una banca. La Corte ha stabilito che i motivi di ricorso, relativi alla qualificazione del contratto, all’applicazione di tassi usurari e alla commissione di massimo scoperto, erano inammissibili. Le ragioni principali risiedono nella genericità delle censure, nel tentativo di riesaminare il merito dei fatti (non consentito in sede di legittimità) e nella formulazione non conforme ai requisiti di specificità richiesti dalla legge, confermando così l’importanza del rigore formale negli atti di impugnazione e l’inammissibilità del ricorso cassazione in sua assenza.

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Appello inammissibile: quando mancano i motivi specifici

La Corte di Cassazione conferma la decisione di inammissibilità di un gravame contro una banca. L’appello inammissibile era privo di motivi specifici e di una chiara domanda, limitandosi a richieste generiche su presunto anatocismo e usura in due contratti di mutuo. La Corte ribadisce i requisiti formali stringenti dell’atto di appello.

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Nullità fideiussione ABI: onere della prova in appello

La Corte di Cassazione ha esaminato un caso di nullità di fideiussione basata sullo schema ABI anti-concorrenziale. L’ordinanza chiarisce che, sebbene l’eccezione di nullità possa essere sollevata per la prima volta in appello, spetta alla parte che la solleva l’onere di fornire una prova specifica e tempestiva dei fatti costitutivi. La Corte ha rigettato il ricorso di due garanti, confermando la decisione d’appello che aveva respinto l’eccezione per genericità e assenza di prove, sottolineando che il provvedimento della Banca d’Italia è un atto amministrativo e non una legge che il giudice deve conoscere d’ufficio.

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Anatocismo bancario: la Cassazione chiarisce i limiti

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 7377 del 2025, interviene sul tema dell’anatocismo bancario nei contratti di conto corrente stipulati prima della delibera CICR del 2000. Il caso riguarda un fideiussore che contestava la validità della capitalizzazione trimestrale degli interessi. La Corte ha stabilito che le clausole di anatocismo, nulle in origine, non possono essere sanate da una modifica unilaterale della banca, anche se pubblicata in Gazzetta Ufficiale. È necessaria una nuova e specifica pattuizione scritta con il cliente. La sentenza della Corte d’Appello, che aveva ritenuto sufficiente l’adeguamento unilaterale, è stata cassata con rinvio.

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Mutuo di scopo: quando un prestito è nullo?

Un imprenditore ottiene un mutuo ipotecario e utilizza immediatamente la somma per estinguere un debito preesistente della sua società verso la stessa banca. Successivamente, contesta la validità del contratto, sostenendo che si trattasse di un fittizio mutuo di scopo, nullo per mancanza di causa, poiché non ha mai avuto la reale disponibilità del denaro. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando le decisioni dei giudici di merito. È stato stabilito che il contratto era un mutuo ordinario e non un mutuo di scopo, in quanto la destinazione delle somme è stata una libera scelta del mutuatario, come dimostrato da una sua disposizione scritta, e non una condizione essenziale del contratto.

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Inammissibilità Ricorso: la Cassazione e i requisiti

La Corte di Cassazione dichiara l’inammissibilità di un ricorso contro una sentenza di azione revocatoria. La decisione si basa su motivi procedurali, come la commistione dei motivi di ricorso e l’applicazione del principio della ‘doppia conforme’, che impedisce il riesame dei fatti quando due sentenze di merito sono concordi. La Corte ha sanzionato la società ricorrente per lite temeraria, sottolineando l’importanza dei requisiti di ammissibilità del ricorso.

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Onere della prova provvedimento: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 7387/2025, ha chiarito un principio fondamentale sull’onere della prova di un provvedimento amministrativo. La Suprema Corte ha cassato la decisione della Corte d’Appello che aveva dichiarato la nullità di alcune fideiussioni basandosi su un provvedimento della Banca d’Italia, considerandolo erroneamente un fatto notorio. È stato stabilito che un atto amministrativo non rientra nel principio “iura novit curia” e non può essere considerato un fatto notorio; pertanto, la parte che intende avvalersene ha l’onere di produrlo formalmente in giudizio.

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Penale estinzione anticipata: è usura? La Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 7384/2025, ha stabilito che la penale per l’estinzione anticipata di un mutuo non può essere sommata agli interessi per verificare il superamento del tasso soglia di usura. La Corte ha chiarito che tale penale non costituisce una remunerazione per il credito, ma un corrispettivo per il recesso anticipato dal contratto, avente quindi una funzione diversa e meramente eventuale. Il ricorso della società mutuataria è stato respinto.

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Firma Falsa Conto Cointestato: la banca paga?

La Corte di Cassazione ha esaminato il caso di un conto cointestato svuotato da un coniuge tramite una firma falsa dell’altro. La Corte ha confermato la condanna in solido della banca e del coniuge che ha commesso il prelievo. È stato chiarito che, in caso di disconoscimento della firma, l’onere di provarne l’autenticità spetta a chi vuole avvalersi del documento, in questo caso la banca. La richiesta di manleva della banca verso il cointestatario è stata respinta.

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Cessione d'azienda e fideiussione: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha stabilito che in una cessione d’azienda, il contratto di fideiussione non si trasferisce automaticamente all’acquirente. La sentenza chiarisce che la norma sulla successione dei contratti (art. 2558 c.c.) si applica solo ai contratti a prestazioni corrispettive, escludendo quindi la fideiussione, che è un contratto con obbligazioni a carico di una sola parte. Questa decisione sottolinea l’importanza di analizzare la natura di ogni singolo contratto nell’ambito di operazioni di cessione d’azienda e fideiussione.

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Servitù di veduta: la prova per l'usucapione

Una recente sentenza della Cassazione chiarisce i requisiti per l’acquisto di una servitù di veduta per usucapione. Il caso riguarda una disputa tra vicini a seguito della sopraelevazione di un muro comune e la creazione di una nuova finestra. La Corte ha rigettato il ricorso dei proprietari che sostenevano di aver usucapito il diritto, sottolineando che non avevano fornito prove sufficienti dell’esistenza pregressa di opere visibili e permanenti, come una terrazza con parapetto, destinate all’esercizio della veduta. La decisione ribadisce che l’onere della prova grava su chi intende far valere il diritto.

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Compensazione spese legali: quando è legittima?

Una cittadina ottiene la dichiarazione di prescrizione dei propri debiti contributivi, ma la Corte d’Appello decide per la compensazione delle spese legali. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, rigetta il ricorso della cittadina, confermando che la compensazione spese legali è legittima in presenza di complessi e significativi contrasti giurisprudenziali che creano un’obiettiva incertezza sul diritto.

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Onere della prova: la contestazione deve essere specifica

Una società di trasporti ha citato in giudizio un ente pubblico per ottenere il pagamento di conguagli relativi a un servizio. L’ente si è difeso tardivamente e in modo generico. La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso dell’ente, ribadendo che la contestazione dei fatti deve essere specifica e tempestiva. Inoltre, ha chiarito che l’onere della prova per i fatti impeditivi, come un presunto limite chilometrico, grava sulla parte che li eccepisce, in questo caso l’ente pubblico.

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Responsabilità amministratori: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un consigliere di amministrazione non esecutivo di un importante istituto di credito, sanzionato dall’Autorità di Vigilanza per gravi carenze nella gestione dei rischi e nei controlli interni. La sentenza conferma la piena responsabilità degli amministratori anche se privi di deleghe operative, sottolineando il loro dovere di agire in modo informato e di attivarsi per prevenire criticità. Viene inoltre ribadita la natura amministrativa, e non penale, di tali sanzioni, con importanti conseguenze sul piano delle garanzie processuali e dell’applicazione del principio del ‘favor rei’.

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Credito prededucibile: quando il compenso è funzionale

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 6059/2025, chiarisce i requisiti per il riconoscimento del credito prededucibile del professionista che ha assistito un’impresa in un concordato preventivo poi sfociato in fallimento. La Corte ha stabilito che la prededuzione non è automatica, ma richiede una valutazione ‘ex ante’ da parte del giudice sulla concreta funzionalità della prestazione agli scopi della procedura concorsuale, come la conservazione del valore aziendale. Annullata la decisione del Tribunale che aveva concesso la prededuzione ‘de plano’ senza un’adeguata verifica.

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Credito prededucibile: quando è ammesso nel fallimento?

La Corte di Cassazione chiarisce i criteri per il riconoscimento di un credito prededucibile a favore del professionista che ha assistito un’impresa in una procedura di concordato preventivo, poi sfociata in fallimento. L’ordinanza sottolinea che la prededucibilità non è automatica, ma richiede una valutazione ‘ex ante’ della funzionalità della prestazione rispetto agli obiettivi della procedura concorsuale, come la conservazione del valore aziendale. La Corte ha cassato la decisione del tribunale di merito per motivazione contraddittoria, rinviando la causa per un nuovo esame basato su questi principi.

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Notifica atti amministrativi: Cassazione annulla sanzione

La Corte di Cassazione ha annullato una pesante sanzione per insider trading inflitta a un manager residente all’estero. La decisione non si basa sul merito dell’accusa, ma su un vizio procedurale fondamentale: l’errata notifica degli atti amministrativi iniziali. La Corte ha stabilito che il Regolamento UE per la notifica di atti civili e commerciali non si applica ai procedimenti sanzionatori della pubblica amministrazione, poiché questi rientrano nella categoria esclusa degli atti compiuti ‘iure imperii’. Tale vizio, violando il diritto di difesa, non è sanabile e comporta la nullità dell’intero provvedimento sanzionatorio.

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