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Giurisprudenza Civile

Difensore d’ufficio: sì al compenso dallo Stato
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 26807/2025, ha stabilito che lo Stato deve anticipare il compenso al difensore d'ufficio nominato per un genitore insolvente nei procedimenti previsti dalla legge sull'adozione. La decisione si fonda su una pronuncia della Corte Costituzionale che ha dichiarato l'illegittimità della norma che escludeva tale possibilità, equiparando la tutela a quella già prevista nel processo penale.
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Onere della prova sanità: la Cassazione decide
Una struttura sanitaria si è vista ridurre il compenso da un'ASL per prestazioni riabilitative. La Cassazione ha confermato la decisione, chiarendo che l'onere della prova sulla corretta qualificazione e tariffazione delle prestazioni spetta a chi chiede il pagamento. La valutazione dei documenti da parte del giudice di merito, se motivata, non è sindacabile in sede di legittimità.
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Ricognizione di debito: prova e oneri in eredità
In una causa di divisione ereditaria, un erede sosteneva di aver estinto un debito verso il defunto padre, debito formalizzato da una sua dichiarazione scritta. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione di merito, stabilendo che la ricognizione di debito inverte l'onere della prova, ponendolo a carico del debitore. La testimonianza generica del coniuge dell'erede è stata ritenuta insufficiente a dimostrare l'avvenuto pagamento. La Corte ha inoltre ribadito che le spese funerarie e di successione sono pesi ereditari da ripartire tra tutti i coeredi.
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Ricorso inammissibile: la forma è sostanza in Cassazione
La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile contro una sentenza della Corte d'Appello che confermava un'azione revocatoria. La decisione si fonda su vizi formali gravi: la mancata esposizione sommaria dei fatti e la non autosufficienza dei motivi di ricorso, che non permettevano alla Corte di esaminare il merito. La parte ricorrente è stata condannata a pesanti sanzioni economiche, sottolineando come la precisione procedurale sia fondamentale nel giudizio di legittimità.
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Concorso di colpa: la Cassazione sulla caduta per tombino
Una cittadina cade a causa di un tombino non livellato durante una sagra. La Corte d'Appello riconosce un concorso di colpa del 50%, dimezzando il risarcimento. La Corte di Cassazione conferma la decisione, dichiarando inammissibile il ricorso della danneggiata e sottolineando l'importanza della prudenza e della prevedibilità del pericolo da parte della vittima.
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Azione revocatoria: quando la vendita è inefficace
La Corte di Cassazione conferma la decisione di inefficacia di una vendita immobiliare tramite azione revocatoria. Il caso riguarda dei fideiussori che avevano alienato i propri beni a una società di nuova costituzione per sottrarli alla garanzia del creditore, un istituto di credito. La Corte ha stabilito che la consapevolezza del danno da parte dell'acquirente (scientia damni) può essere provata anche tramite presunzioni, come la stretta vicinanza temporale tra la vendita e le difficoltà economiche del debitore e i legami tra le parti coinvolte. Il ricorso della società acquirente è stato respinto in quanto mirava a una rivalutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità.
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Revocatoria ordinaria: parentela non basta a provare
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza in esame, ha annullato una decisione di secondo grado che aveva accolto un'azione di revocatoria ordinaria basandosi principalmente sul rapporto di parentela tra il debitore-venditore e l'acquirente. La Suprema Corte ha stabilito che il solo legame familiare, anche se stretto come la fratellanza, non è di per sé sufficiente a provare la consapevolezza del terzo acquirente del pregiudizio arrecato ai creditori ('scientia damni'). È necessario che il giudice valuti ulteriori elementi gravi, precisi e concordanti per fondare la prova presuntiva.
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Accordo compenso avvocato: la nota spese vincola
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 26783/2025, ha rigettato il ricorso di un'avvocatessa contro i suoi ex clienti in una controversia sui compensi. La Corte ha confermato la decisione di merito che aveva individuato un accordo compenso avvocato sulla base di una nota spese inviata e non contestata, riducendo l'importo dovuto alla professionista in virtù degli acconti versati dai clienti. È stato ribadito che il vizio di ultrapetizione della sentenza di primo grado deve essere eccepito in appello e che la Cassazione non può riesaminare le prove nel merito.
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Integrazione contraddittorio: notifica obbligatoria
In una causa per la divisione di un immobile, il ricorrente non aveva notificato il ricorso per cassazione a tutti i comproprietari, considerati parti necessarie del giudizio. La Corte di Cassazione, con ordinanza interlocutoria, ha stabilito che prima di valutare l'ammissibilità del ricorso, è indispensabile sanare il difetto procedurale. Pertanto, ha ordinato l'integrazione del contraddittorio, concedendo al ricorrente un termine di sessanta giorni per notificare l'atto a tutte le parti omesse, e ha rinviato la causa a nuovo ruolo.
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Prelievo ex art. 725 c.c.: priorità all’erede non donatario
La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha chiarito l'applicazione del prelievo ex art. 725 c.c. in una divisione ereditaria. Quando un erede ha ricevuto donazioni, l'erede non donatario ha diritto di prelevare in via prioritaria i beni residui in natura per ristabilire non solo l'uguaglianza quantitativa, ma anche quella qualitativa, prima della divisione finale del patrimonio residuo.
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Licenziamento giusta causa: la prova in appello
La Corte di Cassazione conferma il licenziamento per giusta causa di un dirigente pubblico che aveva ricevuto una somma di denaro da un imprenditore. La Corte ha ritenuto inammissibile il tentativo del dirigente di introdurre in appello una nuova versione dei fatti e nuove prove, ribadendo il principio del 'divieto di nova'. La condotta del dirigente è stata giudicata una grave violazione del vincolo fiduciario, sufficiente a giustificare la sanzione espulsiva, indipendentemente dalla qualificazione del fatto come prestito o regalia.
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Legittimazione passiva: Stato e Ministeri, chi paga?
Un cittadino ha citato in giudizio lo Stato per ottenere un risarcimento a seguito della mancata attuazione di una direttiva europea. La Corte di Cassazione ha chiarito che in questi casi la legittimazione passiva spetta esclusivamente alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, in quanto rappresenta l'unitarietà dello Stato. Citare in giudizio un singolo Ministero è un errore che, se eccepito, porta al rigetto della domanda nei suoi confronti. La Corte ha quindi respinto il ricorso, confermando le decisioni dei gradi precedenti.
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Patrocinio a spese dello Stato: limiti e validità
Un cittadino, ammesso al gratuito patrocinio per una procedura esecutiva, si opponeva alla richiesta di compenso del proprio avvocato per l'assistenza in un separato giudizio di opposizione agli atti esecutivi. La Corte di Cassazione ha stabilito che l'ammissione al patrocinio a spese dello Stato per la procedura esecutiva non si estende automaticamente al giudizio di opposizione. Quest'ultimo, essendo un processo di cognizione, richiede una specifica istanza e una autonoma valutazione sulla non manifesta infondatezza delle ragioni, confermando così il diritto dell'avvocato al compenso.
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Nullità del contratto: oggetto indeterminato e limiti
Un contratto di consulenza per la gestione di un campeggio è stato dichiarato nullo per indeterminatezza dell'oggetto. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, respingendo il ricorso del professionista. La sentenza chiarisce i limiti del sindacato di legittimità e il potere del giudice di rilevare d'ufficio la nullità del contratto, anche per motivi non sollevati in primo grado.
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Inammissibilità ricorso: quando un appello è generico
Una fondazione ha richiesto a un ente previdenziale la restituzione di contributi prescritti, pagati tramite la cessione di un credito verso un'azienda sanitaria. La Corte di Cassazione ha dichiarato l'inammissibilità del ricorso non per il merito della questione, ma per un vizio procedurale. L'appello originario era stato giudicato troppo generico, e questa valutazione, non specificamente contestata in Cassazione, è diventata definitiva (giudicato interno), precludendo l'esame di ogni altra doglianza.
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Improcedibilità ricorso Cassazione: errore fatale
Una famiglia intenta una causa per risarcimento danni contro un Comune a seguito di una caduta in bicicletta. Dopo aver perso nei primi due gradi di giudizio, ricorre in Cassazione. La Suprema Corte dichiara l'improcedibilità del ricorso Cassazione perché i ricorrenti non hanno depositato, entro il termine perentorio, la copia della sentenza impugnata corredata della relata di notifica. Questo errore procedurale, non sanabile, ha comportato la definitiva chiusura del caso e pesanti sanzioni economiche per i ricorrenti.
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Perequazione assegni vitalizi: inclusi nel calcolo
La Corte di Cassazione ha stabilito che gli assegni vitalizi percepiti per cariche elettive devono essere inclusi nel reddito pensionistico complessivo ai fini del calcolo della perequazione. La sentenza conferma l'efficacia retroattiva della normativa del 2015, che ha modificato le regole di rivalutazione delle pensioni per gli anni 2012 e 2013, respingendo il ricorso di un pensionato che contestava la richiesta di restituzione delle somme da parte dell'ente previdenziale. La Corte ha ritenuto che tale inclusione non viola il principio di legittimo affidamento, in quanto l'intervento legislativo era prevedibile e finalizzato a garantire l'equilibrio di bilancio e la solidarietà intergenerazionale.
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Potere di revisione Cassa: quando scatta il termine?
Un professionista si è visto negare la pensione d'anzianità perché la sua Cassa di previdenza, esercitando il proprio potere di revisione, ha annullato i contributi versati in un periodo in cui svolgeva un'altra attività lavorativa incompatibile. La Corte di Cassazione ha stabilito che il termine di cinque anni per effettuare tale revisione decorre non dal periodo contestato, ma dal momento in cui il professionista comunica formalmente alla Cassa tutti i dati necessari per la verifica, come la domanda di pensione. L'omessa comunicazione impedisce l'inizio del termine di decadenza per l'ente.
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Accordo transattivo: rinvio udienza in Cassazione
Una società di gestione sanitaria ha impugnato in Cassazione la sentenza d'appello che le negava il pagamento per prestazioni sanitarie eccedenti i limiti contrattuali con un'Azienda Sanitaria Locale. Le parti hanno congiuntamente richiesto un rinvio dell'udienza per perfezionare un accordo transattivo. La Suprema Corte ha accolto l'istanza, rinviando la causa a nuovo ruolo per consentire il componimento bonario della vertenza.
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Giudice del rinvio: limiti e poteri decisionali
La Corte di Cassazione interviene su un caso complesso riguardante la restituzione di somme versate da una società poi cancellata. La pronuncia si concentra sui limiti invalicabili del giudice del rinvio, che non può riesaminare i presupposti di fatto già stabiliti dalla Cassazione. Viene inoltre riaffermato il principio della prevalenza del contratto definitivo su quello preliminare, chiarendo che il primo costituisce l'unica fonte di regolamentazione del rapporto tra le parti.
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