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Giurisprudenza Civile

Licenziamento illegittimo: decadenza eccezione e danni

La Corte di Cassazione ha confermato l’illegittimità del licenziamento, ribadendo che l’eccezione di decadenza per l’impugnativa del recesso datoriale deve essere sollevata dalla parte convenuta, trattandosi di un diritto disponibile. Ha inoltre confermato la corretta determinazione del risarcimento danni, ritenendola logica e coerente. Il ricorso è stato rigettato, con condanna al pagamento delle spese legali.

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Disconoscimento cartelle esattoriali: ricorso inammissibile

La Suprema Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso di un’agenzia di riscossione in tema di disconoscimento cartelle esattoriali. La decisione è dovuta al mancato rispetto degli oneri di specificazione ed allegazione previsti dalla procedura civile, che non ha permesso di valutare l’errore denunciato sulla genericità del disconoscimento delle fotocopie degli avvisi di ricevimento.

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Collaborazione a progetto: ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un ex collaboratore che chiedeva il riconoscimento di crediti di lavoro, sostenendo che il suo rapporto, inizialmente configurato come *collaborazione a progetto*, avrebbe dovuto essere convertito in rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato. La Corte ha motivato l’inammissibilità sul fatto che le questioni sollevate erano nuove e non erano state proposte ritualmente nei gradi precedenti del giudizio di opposizione allo stato passivo del fallimento.

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Inammissibilità ricorso Cassazione: termini e prove

Un lavoratore ha proposto ricorso in Cassazione contro una sentenza che aveva rigettato la sua domanda di promozione. La Corte Suprema ha dichiarato l’inammissibilità ricorso Cassazione, evidenziando la tardività dello stesso rispetto ai termini procedurali e il mancato deposito dei contratti collettivi invocati come prova. Questo caso sottolinea l’importanza del rispetto rigoroso delle tempistiche e delle formalità processuali, cruciali per evitare l’inammissibilità ricorso Cassazione.

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Contratto preliminare condizionato: inefficacia e danni

Il Tribunale di Milano ha rigettato le domande di un soggetto che chiedeva l’esecuzione in forma specifica di un contratto preliminare condizionato. La decisione si basa sull’inefficacia del contratto a causa del mancato avveramento della condizione sospensiva entro il termine stabilito. Sono state respinte anche le richieste di risarcimento danni, sia dell’attore che del convenuto, per insussistenza dei presupposti.

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CIG a conguaglio: chi paga se l'azienda non versa?

Una società si oppone a un decreto ingiuntivo per retribuzioni, sostenendo di aver già pagato. Il lavoratore, a sua volta, avanza una domanda riconvenzionale per il mancato pagamento della Cassa Integrazione. Il Tribunale stabilisce che, nonostante l’autorizzazione al CIG a conguaglio, l’onere del pagamento ricade sul datore di lavoro se questi non dimostra di aver effettivamente versato le somme al dipendente, condannandolo al pagamento.

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Superiore inquadramento: cosa decide il giudice?

Un lavoratore, assunto prima da una società appaltatrice e poi direttamente dall’azienda committente, ha richiesto il riconoscimento di un superiore inquadramento. Il Tribunale ha respinto le doglianze sull’illegittimità dei contratti a termine, considerandoli due rapporti di lavoro distinti. Tuttavia, ha accolto la domanda di superiore inquadramento, riconoscendo al lavoratore il 5° livello del CCNL per il secondo periodo lavorativo, sulla base delle mansioni effettivamente svolte che includevano l’uso di mezzi meccanici.

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Risoluzione Contratto Locazione: Quando si applica?

Una sentenza del Tribunale di Milano chiarisce come i ritardi sistematici e i pagamenti parziali del canone possano portare alla risoluzione contratto locazione commerciale, anche se il singolo debito è modesto. Il caso evidenzia l’efficacia della clausola risolutiva espressa, che consente al locatore di terminare il contratto a seguito di inadempimenti ripetuti, considerati gravi dal giudice. La decisione ha comportato la condanna del conduttore al rilascio dell’immobile e al pagamento dei canoni arretrati e delle spese legali.

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Liquidazione giudiziale: quando si apre la procedura?

Il Tribunale di Milano ha dichiarato l’apertura della liquidazione giudiziale per una società su sua stessa istanza. La decisione si basa sulla sussistenza dello stato di insolvenza, evidenziato da debiti erariali significativi, un calo di fatturato e il superamento delle soglie previste dal Codice della Crisi. Il Tribunale ha nominato gli organi della procedura e fissato i termini per i creditori.

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Revoca assegnazione appalto: no tutela cautelare

Un’impresa, dopo aver ottenuto l’assegnazione provvisoria di un appalto, si vede revocare l’incarico dalla committente per divergenze sul contratto collettivo da applicare. L’impresa ricorre in via d’urgenza chiedendo la riassegnazione, ma il Tribunale di Milano rigetta la richiesta. La decisione si fonda sulla mancanza dei presupposti per la tutela cautelare: l’assenza di un contratto perfezionato (manca il fumus boni iuris), la natura meramente patrimoniale e quindi risarcibile del danno (manca il periculum in mora) e il fatto che la misura richiesta non è strumentale a un futuro giudizio di merito. La controversia è stata inquadrata nell’ambito della responsabilità precontrattuale e non contrattuale, data la mancata stipula del contratto definitivo.

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Rilascio cantiere: ordine urgente ex art. 700 c.p.c.

Il Tribunale di Milano ha emesso un’ordinanza d’urgenza ex art. 700 c.p.c., ordinando il rilascio immediato di un cantiere. Il caso vedeva contrapposti il proprietario di un immobile e l’impresa appaltatrice, la quale si rifiutava di liberare l’area dopo la risoluzione del contratto per grave inadempimento. Il giudice ha accolto la richiesta del proprietario, ravvisando sia la fondatezza del diritto (fumus boni iuris) sia il pericolo di un danno imminente e irreparabile (periculum in mora), legato al deterioramento dell’immobile e a rischi strutturali.

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Contratto preliminare e art. 2932: i requisiti

Un promissario acquirente ha richiesto il trasferimento di un immobile tramite un’azione ex art. 2932 c.c., basata su un contratto preliminare. Il Tribunale ha dichiarato la domanda improcedibile. La causa è la mancanza delle dichiarazioni di conformità urbanistica e catastale, considerate condizioni essenziali dell’azione. Senza questi requisiti, il giudice non può emettere una sentenza che trasferisca la proprietà.

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Vizio occulto auto: risarcimento per uso specifico

Una scuola guida ha acquistato un’auto con un difetto al cambio che, sebbene non la rendesse del tutto inutilizzabile, la rendeva inadatta all’insegnamento. Il Tribunale di Milano ha riconosciuto la presenza di un vizio occulto auto, condannando la concessionaria a risarcire l’acquirente per la diminuzione di valore del veicolo, oltre al rimborso delle spese legali e di perizia. La decisione si è basata sulla valutazione di un consulente tecnico che ha stimato la perdita di valore al 20%.

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Mutuo solutorio: valido anche se per coprire debiti

Una società si opponeva a un decreto ingiuntivo per debiti su conto corrente e un mutuo solutorio. L’appello è stato respinto. La Corte ha ribadito la piena validità del mutuo solutorio, i cui fondi, anche se usati per coprire debiti, si considerano a disposizione del mutuatario. Le altre eccezioni, tra cui usura e anatocismo, sono state rigettate per indeterminatezza e mancanza di prove.

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Azione di riduzione: onere della prova del legittimario

Un erede ha promosso un’azione di riduzione sostenendo che una compravendita stipulata dalla defunta fosse in realtà una donazione dissimulata a favore di un altro erede. La Corte d’Appello ha respinto la domanda, confermando la decisione di primo grado. Il motivo centrale del rigetto risiede nell’inadempimento dell’onere della prova da parte dell’attore. La Corte ha stabilito che chi agisce in riduzione non può limitarsi a una generica allegazione, ma deve fornire una precisa rappresentazione patrimoniale, indicando il valore della massa ereditaria, della sua quota e la misura esatta della lesione subita.

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Responsabilità professionale avvocato: il caso del B.I.

Una sentenza della Corte d’Appello analizza un caso di presunta responsabilità professionale di un avvocato in una complessa causa di successione. L’erede aveva contestato il compenso del legale, accusandolo di non averla informata sulla necessità di accettare l’eredità con beneficio di inventario, causandole un presunto danno. La Corte ha respinto l’appello, confermando il diritto al compenso del professionista. La decisione si fonda sulla prova testimoniale, che ha dimostrato la corretta informazione fornita dal legale, e sull’assenza di un danno certo e attuale, requisito fondamentale per il risarcimento.

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Sospensione sentenza appello: quando viene negata?

La Corte d’Appello di Bologna ha rigettato un’istanza di sospensione sentenza appello. La decisione si basa sulla mancanza dei presupposti previsti dalla nuova normativa (art. 283 c.p.c.): l’impugnazione non è stata ritenuta ‘manifestamente fondata’ e non è stato provato un ‘pregiudizio grave e irreparabile’ derivante dall’esecuzione della sentenza di primo grado.

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Prova titolarità credito: basta la Gazzetta Ufficiale?

Una sentenza della Corte di Appello analizza la questione della prova della titolarità del credito in caso di cessione in blocco. La Corte ha stabilito che la pubblicazione dell’avviso in Gazzetta Ufficiale, se sufficientemente dettagliata, è una prova adeguata, senza necessità di produrre il contratto di cessione. L’appello, basato sulla presunta mancanza di prova della titolarità del credito e sull’inefficacia dell’interruzione della prescrizione, è stato respinto. La Corte ha chiarito che l’appellante era un coobbligato solidale e non un garante autonomo, rendendo l’atto interruttivo valido anche nei suoi confronti.

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Appalto illecito: Cassazione rinvia alla IV Sezione

Una lavoratrice, dipendente di una cooperativa sociale ma operante presso un’azienda sanitaria locale (ASL), ha contestato la legittimità del contratto di appalto tra i due enti, sostenendo si trattasse di un appalto illecito che mascherava una somministrazione di manodopera. Dopo una vittoria in primo grado, la Corte d’Appello ha ribaltato la decisione, ritenendo l’appalto legittimo. La lavoratrice ha quindi presentato ricorso in Cassazione. La Suprema Corte, con ordinanza interlocutoria, ha rilevato la connessione del caso con altri procedimenti simili e ha disposto il rinvio alla IV Sezione per una trattazione congiunta, al fine di garantire una decisione uniforme sulla questione.

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Appalto illecito: la Cassazione rinvia alla IV Sezione

Una lavoratrice, formalmente dipendente di una cooperativa, ha contestato la legittimità di un contratto di appalto con un’azienda sanitaria, sostenendo si trattasse di un appalto illecito. La Corte d’Appello le ha dato torto. La Corte di Cassazione, rilevando la pendenza di altri casi simili, ha emesso un’ordinanza interlocutoria, rimettendo la causa alla sua IV Sezione per una decisione congiunta, senza pronunciarsi nel merito.

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