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Giurisprudenza Civile

Notifica avviso classamento: la prova spetta al Fisco

Con la sentenza n. 34600 del 30/12/2019, la Cassazione Civile, Sez. 5, ha stabilito che la notifica di un avviso di classamento è inesistente se l’amministrazione finanziaria non fornisce la prova certa dell’avvenuta consegna. Nel caso di specie, un documento interno dell’Agenzia che attestava la restituzione del plico per ‘destinatario sconosciuto’ è stato considerato prova del fallimento della notifica. Di conseguenza, l’onere della prova grava interamente sul Fisco e, in sua assenza, l’atto presupposto si considera mai notificato e può essere impugnato unitamente all’atto successivo.

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Produzione avviso di ricevimento: quando è tardi?

Con la sentenza n. 34591/2019, la Cassazione Civile, Sezione Tributaria, ha ribadito che la mancata produzione dell’avviso di ricevimento della notifica dell’atto di appello comporta l’inammissibilità del ricorso. Anche se è possibile un deposito tardivo fino all’udienza di discussione, la sua totale omissione è un vizio insanabile che impedisce al giudice di esaminare il merito della causa. Il caso riguardava un’impugnazione di cartelle esattoriali e la Corte ha respinto il ricorso della società contribuente, confermando la centralità di questo adempimento processuale.

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Opposizione decreto ingiuntivo: onere della prova

La sentenza del Tribunale di Ancona, n. 1195/2025, chiarisce un punto fondamentale nell’ambito dell’opposizione a decreto ingiuntivo: l’onere della prova. Un’azienda si è opposta a un’ingiunzione di pagamento per quasi 30.000 euro, contestando specificamente numerose fatture. Il Tribunale ha accolto parzialmente l’opposizione, revocando il decreto e riducendo il debito a circa 9.700 euro. La decisione si fonda sul principio che, a fronte di contestazioni specifiche, la fattura da sola non basta; spetta al creditore (in questo caso una società di factoring) dimostrare con ulteriori prove la fondatezza del proprio credito.

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Fideiussione consumatore: nullo il patto anti-1957

Con la sentenza n. 1201/2025 del 03/07/2025, il Tribunale di Ancona ha accolto l’opposizione di alcuni garanti, qualificandoli come consumatori. Il giudice ha dichiarato nulla la clausola di deroga all’art. 1957 c.c. contenuta nel contratto di fideiussione consumatore, ritenendola vessatoria. Di conseguenza, il diritto del creditore è stato dichiarato decaduto per non aver agito tempestivamente contro il debitore principale, con revoca del decreto ingiuntivo opposto.

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Liquidazione giudiziale: quando si presume l'insolvenza

Il Tribunale di Ancona (Sentenza 62/2025 del 01/07/2025) ha aperto la liquidazione giudiziale di una S.R.L.S. su ricorso di due creditori. La decisione si fonda sulla presunzione di superamento dei limiti dimensionali (art. 2 CCII), dato il mancato deposito dei bilanci dal 2014, e sullo stato di insolvenza conclamato, con debiti per oltre 400.000 euro verso dipendenti, fisco e enti previdenziali, superando la soglia di cui all’art. 49 CCII.

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Spese custodia pignoramento: come opporsi?

La Cassazione Civile, con la sentenza n. 34751/2019, chiarisce i rimedi per contestare la liquidazione delle spese custodia pignoramento. Un creditore si era opposto, ai sensi dell’art. 170 T.U. Spese di Giustizia, al provvedimento che gli addebitava i costi del custode, sostenendo dovessero gravare sul debitore. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, stabilendo che tale strumento serve solo a contestare il ‘quantum’ (l’importo), non il soggetto obbligato. Per quest’ultima questione, lo strumento corretto è l’opposizione agli atti esecutivi (art. 617 c.p.c.).

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Insinuazione al passivo: basta l'estratto di ruolo

Con la sentenza Cass. Civ., Sez. U, n. 34751 del 10/11/2021, la Corte ha risolto un contrasto sull’insinuazione al passivo dei crediti tributari e previdenziali. Si è stabilito che per ammettere il credito non è necessaria la notifica dell’avviso di accertamento esecutivo o dell’avviso di addebito, essendo sufficiente la produzione dell’estratto di ruolo. La Corte ha inoltre confermato che la prescrizione dei crediti previdenziali resta quinquennale anche se la cartella non è stata opposta.

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Elusione fiscale e operazioni societarie: la Cassazione

Con la sentenza n. 34750 del 31/12/2019, la Cassazione Civile, Sez. V, ha chiarito importanti principi in materia di elusione fiscale. Il caso riguardava una complessa operazione societaria (fusione e conferimento d’azienda) che, secondo l’Agenzia delle Entrate, era priva di valide ragioni economiche e finalizzata a ottenere vantaggi fiscali indebiti. La Corte ha confermato la natura elusiva dell’operazione, negando la deducibilità di ammortamenti derivanti dalla rivalutazione di un marchio e chiarendo che, in caso di conferimento, solo la società ricevente può dedurre gli ammortamenti per l’intero anno.

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Rinnovo contratto: quando la proroga è legittima?

La Cass. Civ., Sez. L, n. 34733 del 30/12/2019 analizza il caso di un rinnovo contratto di collaborazione legato a una convenzione esterna. La Corte stabilisce che se la proroga è prevista come condizione in una clausola scritta, non si tratta di un ‘rinnovo contratto’ tacito e illegittimo, anche in ambiti collegati al settore pubblico, bensì di un’integrazione del contratto originale.

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Licenziamento dirigente: quando è legittimo? La Cass.

La Cass. Civ., Sez. L, n. 34736/2019 analizza il licenziamento dirigente per giusta causa. La Corte conferma la legittimità del recesso basato su negligenza e condotte lesive del rapporto fiduciario, anche a fronte di una nozione di ‘giustificatezza’ più ampia per i dirigenti. Il caso chiarisce i confini del potere di recesso del datore di lavoro in queste posizioni apicali.

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Incompatibilità medico pensionato: la Cassazione decide

Con la sentenza Cass. Civ., Sez. L, n. 34732 del 30/12/2019, la Corte Suprema ha affrontato il tema dell’incompatibilità medico pensionato. Un dottore, già in pensione dal Servizio Sanitario Nazionale (SSN), si è visto negare un nuovo incarico come medico convenzionato. La Corte ha rigettato il suo ricorso, stabilendo che i contratti collettivi (ACN) possono legittimamente prevedere cause di incompatibilità non contemplate dalla legge, al fine di garantire una migliore distribuzione del lavoro medico e la qualità dei servizi, distinguendo tale disciplina da quella generale sul cumulo tra pensione e redditi da lavoro.

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Deducibilità costi transazione: analisi della Cassazione

Con la sentenza n. 34618 del 30/12/2019, la Cass. Civ., Sez. 5, ha stabilito un principio cruciale sulla deducibilità dei costi da transazione. Il caso riguardava una società che, a seguito di un accordo transattivo con un ex socio, aveva dedotto diverse componenti negative, tra cui la perdita di un credito e il pagamento di una somma. L’Agenzia delle Entrate aveva disconosciuto parte di queste deduzioni. La Cassazione ha accolto il ricorso della società, affermando che il giudice di merito ha l’obbligo di esaminare analiticamente ogni singola componente di costo derivante dalla transazione, senza raggrupparle in un’unica categoria. La Corte ha rinviato il caso per una nuova valutazione sulla specifica rilevanza fiscale di ciascun elemento, in particolare della perdita su crediti.

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Accertamento non impugnato: effetti della Consulta

La sentenza Cass. Civ., Sez. 5, n. 34617 del 30/12/2019 chiarisce gli effetti di una dichiarazione di incostituzionalità su un accertamento non impugnato. Un contribuente riceveva un avviso di accertamento basato su una norma poi dichiarata incostituzionale, ma non lo contestava, presentando invece una dichiarazione integrativa di condono. La Corte ha stabilito che la mancata impugnazione rende l’atto definitivo e il rapporto tributario irrevocabile. La successiva sentenza della Consulta non può travolgere i rapporti giuridici già consolidati, confermando la legittimità della pretesa fiscale.

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Motivazione per relationem: quando la sentenza è nulla

Con la sentenza n. 34615/2019, la Cassazione Civile, Sez. 5, ha annullato una decisione di merito perché basata su una motivazione per relationem illegittima. Il caso riguardava l’impugnazione di un avviso di accertamento da parte di una socia di una S.r.l. La Corte ha stabilito che una sentenza non può limitarsi a richiamare un altro provvedimento, ma deve riprodurne il contenuto e sottoporlo a una valutazione critica autonoma, pena la nullità per vizio di motivazione.

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Imposta sostitutiva rivalutazione: no interessi rateali

Con la sentenza n. 34616 del 30/12/2019, la Corte di Cassazione, Sez. V Civile, ha stabilito un principio fondamentale in materia di imposta sostitutiva sulla rivalutazione dei beni. Il caso riguardava una società che, avvalendosi della L. 350/2003, aveva pagato l’imposta in tre rate annuali senza interessi. L’Agenzia delle Entrate pretendeva gli interessi sulle rate successive alla prima. La Suprema Corte ha accolto il ricorso della società, chiarendo che se la legge fissa un preciso piano di rateizzazione senza menzionare gli interessi, questi non sono dovuti. Il pagamento entro le scadenze legali è considerato tempestivo e non può generare oneri accessori.

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Riapertura procedimento sospeso: ordine del Giudice

Con decreto del 02/07/2025, il Tribunale di Ancona (proc. 2980/2025) ha accolto un ricorso ex art. 700 c.p.c., ordinando la riapertura del procedimento sospeso per la domanda di protezione internazionale. La sospensione era stata disposta per l’allontanamento del richiedente dal centro di accoglienza. Il Giudice ha ritenuto fondata la richiesta di riattivazione, sottolineando che il termine per chiederla decorre dalla notifica della sospensione e non dall’allontanamento.

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Mansioni superiori: quando spetta la retribuzione

Il Tribunale di Ancona, Sez. Lavoro, con sentenza del 04/07/2025 nel caso n. 1201/2023, ha riconosciuto il diritto di un lavoratore al pagamento delle differenze retributive per lo svolgimento di mansioni superiori. A seguito di una precedente pronuncia non definitiva, il giudice ha condannato la parte datoriale a versare la somma lorda di € 8.208,48, oltre interessi e rivalutazione. Le spese legali sono state compensate per 2/3 dato l’accoglimento solo parziale della domanda iniziale.

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Licenziamento giustificato motivo oggettivo: la prova

Il Tribunale di Ancona (Sent. n. 426/2025) dichiara illegittimo un licenziamento per giustificato motivo oggettivo. Il giudice ha stabilito che il datore di lavoro non ha fornito prova sufficiente del calo di attività e ha violato l’obbligo di repechage, condannandolo al risarcimento e al pagamento del lavoro straordinario.

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Domanda protezione internazionale: ordine del giudice

Con l’ordinanza del 03.07.2025 (R.G. 6665/2024), il Tribunale di Ancona ha affrontato il caso del silenzio della Pubblica Amministrazione riguardo una domanda protezione internazionale. Un richiedente, dopo inutili tentativi via PEC di ottenere un appuntamento, ha fatto ricorso d’urgenza. Il Giudice ha accolto il ricorso, ordinando alla Questura di ricevere la domanda e concludere il procedimento entro 60 giorni, condannando l’inerzia dell’Amministrazione.

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Opposizione sanzioni Banca d'Italia: il rito speciale

La Cass. Civ., Sez. II, n. 7663 del 19/03/2019 chiarisce la procedura per l’opposizione sanzioni Banca d’Italia. Un amministratore sanzionato ha impugnato il provvedimento depositando il ricorso prima di notificarlo, seguendo il rito generale. La Corte ha rigettato il ricorso, confermando la specialità del rito previsto dall’art. 195 T.U.F., che impone la notifica all’Autorità prima del deposito in cancelleria, pena l’inammissibilità.

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