LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Pagamento assegno rubato: la diligenza della banca

Una società finanziaria ha citato in giudizio un ente postale per il pagamento negligente di un assegno circolare non trasferibile, rubato dopo essere stato spedito per posta ordinaria. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’identificazione del presentatore tramite un valido documento d’identità è sufficiente a soddisfare l’obbligo di diligenza professionale, senza necessità di ulteriori indagini. Inoltre, ha riaffermato che la spedizione di un assegno tramite posta ordinaria costituisce un concorso di colpa del mittente in caso di pagamento a un soggetto non legittimato. Il caso è stato rinviato alla Corte d’Appello per una nuova valutazione alla luce di questi principi sul pagamento assegno rubato.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 5 dicembre 2025 in Diritto Bancario, Diritto Civile, Giurisprudenza Civile

Pagamento Assegno Rubato: La Cassazione Ridefinisce la Diligenza della Banca

Il tema del pagamento di un assegno rubato rappresenta una questione delicata che coinvolge la responsabilità degli intermediari finanziari e la prudenza dei cittadini. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti fondamentali sulla diligenza richiesta agli operatori nel processo di identificazione e sul concorso di colpa del mittente che sceglie modalità di spedizione non sicure. Questa decisione ha importanti implicazioni pratiche per banche, istituti postali e chiunque utilizzi assegni come strumento di pagamento.

I Fatti del Caso: Un Assegno Spedito e Mai Arrivato

Una società finanziaria aveva emesso un assegno circolare non trasferibile di 50.000 euro a favore di un proprio cliente. L’assegno veniva spedito tramite posta ordinaria, ma non raggiungeva mai il destinatario. Successivamente, un soggetto terzo, entrato illecitamente in possesso del titolo, si presentava presso un ufficio postale e, dopo aver aperto un libretto di risparmio, riusciva a incassare la somma.

La società finanziaria citava in giudizio l’ente postale, accusandolo di negligenza per aver pagato l’assegno a una persona non legittimata. Mentre il Tribunale di primo grado respingeva la domanda, la Corte d’Appello ribaltava la decisione, ritenendo l’ente postale responsabile. Secondo i giudici d’appello, l’identificazione del presentatore tramite la sola carta d’identità e il codice fiscale non era sufficiente, e sarebbero stati necessari controlli più approfonditi, data l’assenza di un rapporto di clientela preesistente.

La Decisione della Corte di Cassazione: Diligenza e Responsabilità

L’ente postale ricorreva in Cassazione, e la Suprema Corte ha accolto le sue ragioni, cassando la sentenza d’appello e delineando principi chiari in materia.

La Diligenza nell’Identificazione del Presentatore

La Corte ha stabilito che la Corte d’Appello ha errato nel pretendere un livello di diligenza superiore a quello previsto dalla legge. L’identificazione di una persona tramite un documento d’identità valido e non alterato (come la carta d’identità) rappresenta lo standard fondamentale nel nostro ordinamento. Non è richiesto agli operatori di effettuare controlli supplementari presso i comuni di residenza o l’Agenzia delle Entrate, a meno che non vi siano evidenti segni di contraffazione.

Anche la normativa antiriciclaggio, per l’identificazione della clientela persona fisica, prevede il controllo di un documento di identità in corso di validità. L’apertura di un libretto di deposito per versare l’assegno, lungi dall’essere un elemento sospetto, è una prassi cautelativa comune adottata dagli intermediari per avere il tempo di verificare la validità e la copertura del titolo prima di rendere disponibile la somma.

Il Concorso di Colpa nel Pagamento di un Assegno Rubato

Il punto cruciale della decisione riguarda il concorso di colpa del mittente. La Cassazione ha ribadito un principio già affermato dalle Sezioni Unite: la spedizione di un assegno non trasferibile tramite posta ordinaria costituisce una condotta negligente. Tale modalità di invio espone volontariamente il mittente a un rischio di smarrimento o furto superiore a quello consentito dalle normali regole di prudenza.

Di conseguenza, il mittente, scegliendo un metodo non tracciabile e insicuro, contribuisce a creare le condizioni per l’evento dannoso. Questo comportamento colposo deve essere considerato nel determinare le responsabilità e può portare a una riduzione del risarcimento dovuto dall’intermediario che ha effettuato il pagamento.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni della Corte si fondano su un’interpretazione rigorosa del concetto di diligenza professionale (art. 1176 c.c.) e del concorso del fatto colposo del creditore (art. 1227 c.c.). La diligenza richiesta a un operatore professionale deve essere valutata secondo standard oggettivi e ragionevoli, non sulla base di controlli eccessivi e non previsti da alcuna norma. Pretendere indagini supplementari in assenza di sospetti concreti imporrebbe un onere sproporzionato e contrario alla prassi consolidata. D’altra parte, chi agisce nel traffico giuridico ha il dovere di agire con prudenza per preservare anche gli interessi altrui. La scelta di spedire un titolo di credito di valore per posta ordinaria viola questo dovere, configurando un antecedente causale necessario dell’evento dannoso.

Le Conclusioni

In conclusione, l’ordinanza della Cassazione offre due importanti insegnamenti. Primo, la responsabilità di una banca o di un ente postale per il pagamento di un assegno rubato non scatta automaticamente, ma va valutata alla luce della diligenza concretamente esigibile, che si ritiene soddisfatta con l’identificazione tramite un documento valido. Secondo, chi spedisce un assegno ha la responsabilità di scegliere un metodo di invio sicuro; in caso contrario, la sua negligenza può essere considerata come causa concorrente del danno, con conseguente diminuzione del suo diritto al risarcimento. La causa è stata quindi rinviata alla Corte d’Appello, che dovrà riesaminare i fatti applicando questi principi.

Qual è lo standard di diligenza richiesto a una banca o a un ufficio postale per il pagamento di un assegno?
Secondo la Corte di Cassazione, l’intermediario adempie al proprio obbligo di diligenza professionale identificando il presentatore del titolo tramite un documento d’identità personale in corso di validità e apparentemente genuino. Non sono richiesti, in assenza di palesi anomalie, ulteriori controlli come verifiche anagrafiche o presso l’Agenzia delle Entrate.

La spedizione di un assegno per posta ordinaria è considerata una condotta negligente?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che la spedizione per posta ordinaria di un assegno, anche se non trasferibile, costituisce una condotta idonea a giustificare l’affermazione del concorso di colpa del mittente. Questa modalità di invio espone volontariamente il mittente a un rischio superiore a quello consentito dalle regole di comune prudenza.

Il codice fiscale è sufficiente per identificare chi incassa un assegno?
No. La Corte d’Appello aveva osservato, e la Cassazione non contesta questo punto specifico, che il codice fiscale non costituisce di per sé un documento di identificazione, in quanto privo di fotografia. Tuttavia, l’identificazione effettuata tramite un documento di identità valido (come la carta d’identità) è stata ritenuta sufficiente a esonerare da responsabilità l’ente pagatore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati