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Pagamento assegno non trasferibile: diligenza banca

Una compagnia assicurativa cita in giudizio un operatore postale per il pagamento di un assegno non trasferibile a un soggetto non legittimato, dopo averlo spedito con posta ordinaria. La Corte di Cassazione accoglie il ricorso dell’operatore, stabilendo che la diligenza richiesta si esaurisce nel controllo della corrispondenza del nome sul titolo e sul documento d’identità, in assenza di palesi anomalie. Viene confermato il principio del concorso di colpa del mittente che utilizza la posta ordinaria, aumentando il rischio di furto.

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Pubblicato il 14 dicembre 2025 in Diritto Bancario, Diritto Civile, Giurisprudenza Civile

Pagamento Assegno Non Trasferibile: La Cassazione sui Limiti della Diligenza Bancaria

Il tema del pagamento assegno non trasferibile a un soggetto non legittimato è una questione delicata che bilancia la responsabilità dell’istituto di credito e la prudenza del mittente. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fornisce chiarimenti cruciali, definendo i confini della diligenza professionale richiesta all’operatore di sportello e riaffermando il principio del concorso di colpa per chi spedisce un titolo tramite posta ordinaria.

I Fatti del Caso

Una compagnia assicurativa emetteva un assegno bancario non trasferibile di 4.000 euro a favore di un proprio cliente. L’assegno, spedito tramite posta ordinaria, non giungeva mai al legittimo destinatario. Veniva invece intercettato e incassato da un truffatore omonimo, che pochi giorni prima aveva aperto un libretto postale proprio per finalizzare l’operazione illecita. La compagnia assicurativa, venuta a conoscenza del danno, citava in giudizio l’operatore postale che aveva negoziato l’assegno, chiedendo il risarcimento per negligente identificazione del presentatore.

Il Percorso Giudiziario

Il Tribunale di primo grado rigettava la domanda della compagnia assicurativa, non riscontrando alcuna negligenza da parte dell’operatore postale. Secondo il giudice, l’identificazione era avvenuta tramite documenti apparentemente validi e il cui nominativo corrispondeva a quello sull’assegno.

La Corte d’Appello, invece, riformava parzialmente la sentenza. Pur riconoscendo una colpa lieve dell’operatore per non aver verificato con maggiore attenzione le generalità anagrafiche, attribuiva una corresponsabilità del 50% alla compagnia assicurativa. La colpa del mittente risiedeva nell’aver scelto un metodo di spedizione insicuro come la posta ordinaria, invece di servizi tracciabili come la raccomandata, esponendo così il titolo al rischio di furto.

La Decisione della Cassazione sul pagamento assegno non trasferibile

La questione è giunta dinanzi alla Corte di Cassazione, con ricorsi da entrambe le parti. La Suprema Corte ha accolto il ricorso dell’operatore postale e dichiarato inammissibile quello della compagnia assicurativa, cassando la sentenza d’appello.

L’analisi sulla Diligenza dell’Operatore Bancario

Il punto centrale della decisione riguarda la diligenza esigibile dall’operatore di sportello. La Cassazione ha stabilito che, in assenza di evidenti segni di contraffazione o alterazione dell’assegno e del documento d’identità, l’obbligo di diligenza professionale è soddisfatto con la verifica della corrispondenza tra il nominativo del beneficiario riportato sul titolo e quello indicato sul documento di riconoscimento. Non è richiesto all’operatore di effettuare ulteriori e più approfondite indagini anagrafiche, né di utilizzare strumenti speciali per verificare l’autenticità dei documenti. L’operatore, avendo agito secondo la normale prassi, non è stato ritenuto responsabile.

La Conferma del Concorso di Colpa del Mittente

La Corte ha inoltre colto l’occasione per ribadire un principio consolidato, in linea con le sentenze delle Sezioni Unite: la spedizione di un assegno tramite posta ordinaria costituisce una condotta negligente che facilita il trafugamento e l’incasso fraudolento. Tale comportamento configura un antecedente causale del danno e fonda il concorso di colpa del mittente. L’uso di sistemi di spedizione tracciabili, come la raccomandata, sebbene non possa impedire ogni frode, consente al mittente di monitorare la consegna e di attivarsi tempestivamente in caso di anomalie, segnalando il problema alla banca trattaria. Pertanto, la scelta di un metodo non sicuro contribuisce in modo determinante al verificarsi del danno.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su un’interpretazione equilibrata degli obblighi delle parti. Per quanto riguarda la responsabilità della banca, i giudici hanno aderito all’indirizzo giurisprudenziale secondo cui lo sforzo di diligenza richiesto al cassiere è quello professionale medio (art. 1176, comma 2, c.c.), che non include indagini complesse o l’uso di tecnologie sofisticate se non vi sono palesi motivi di sospetto. Imporre un onere superiore significherebbe rallentare eccessivamente le operazioni di sportello e addossare alla banca un dovere di controllo quasi investigativo. Relativamente al mittente, la Corte ha sottolineato come la scelta della posta ordinaria rappresenti un’esposizione volontaria a un rischio superiore a quello consentito dalle normali regole di prudenza. Questa condotta colposa si inserisce nel nesso di causalità che porta al danno e, pertanto, deve essere valutata ai fini di un’eventuale riduzione del risarcimento ai sensi dell’art. 1227 c.c.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame offre due importanti implicazioni pratiche. Per gli istituti bancari e postali, conferma che la responsabilità nel pagamento assegno non trasferibile è circoscritta alla verifica formale della corrispondenza dei nominativi, a meno di irregolarità macroscopiche. Per chiunque spedisca assegni, la sentenza è un monito inequivocabile: l’utilizzo della posta ordinaria è una pratica rischiosa che, in caso di furto e incasso fraudolento, comporterà quasi certamente un addebito di concorso di colpa, con una conseguente e significativa riduzione di un eventuale risarcimento.

Quale diligenza è richiesta alla banca nel pagamento di un assegno non trasferibile?
La banca è tenuta a verificare l’esatta corrispondenza tra il nome del beneficiario indicato sull’assegno e quello riportato sul documento d’identità presentato. In assenza di evidenti segni di falsificazione o alterazione sul titolo o sul documento, non sono richiesti ulteriori e più approfonditi accertamenti.

Spedire un assegno con posta ordinaria costituisce concorso di colpa in caso di furto?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, la spedizione di un assegno tramite posta ordinaria è una condotta negligente che facilita il furto. Questo comportamento integra il concorso di colpa del mittente, riducendo la responsabilità della banca che paga l’assegno a un truffatore.

La responsabilità della banca cambia se il truffatore ha aperto un conto appositamente per incassare l’assegno?
La sentenza si concentra sulla diligenza richiesta al momento del pagamento. Se l’operatore di sportello ha agito correttamente verificando la corrispondenza dei nomi su un assegno e un documento non palesemente alterati, la banca non è considerata responsabile per l’incasso. Il fatto che il conto sia stato aperto in precedenza per scopi fraudolenti non è stato il fulcro della decisione sulla responsabilità per il pagamento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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