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Ordine pubblico e sentenza straniera: il risarcimento

La Corte di Cassazione ha confermato la validità in Italia di una sentenza argentina che ordinava a un Ministero il pagamento di un’indennità a una ex dipendente. Il Ministero sosteneva che la decisione, derivante dall’abuso di contratti a termine, violasse l’ordine pubblico italiano, che impone concorsi pubblici per l’impiego statale a tempo indeterminato. La Corte ha chiarito che, poiché la sentenza straniera si limitava a concedere un risarcimento monetario senza costituire un rapporto di lavoro stabile, non entrava in conflitto con l’ordine pubblico.

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Pubblicato il 3 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Ordine Pubblico e Sentenze Straniere: La P.A. Deve Risarcire l’Abuso di Contratti a Termine

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale: fino a che punto una sentenza emessa da un tribunale straniero può trovare applicazione in Italia, specialmente quando coinvolge una Pubblica Amministrazione? La questione centrale riguarda il limite dell’ordine pubblico, un principio che protegge i valori fondamentali del nostro sistema legale. In questa analisi, vediamo come la Suprema Corte ha stabilito che la condanna di un Ministero al pagamento di un’indennità per l’abuso di contratti a termine, decisa da un giudice argentino, non viola i principi costituzionali italiani.

I fatti del caso: una controversia di lavoro oltreoceano

Una lavoratrice aveva ottenuto dal Tribunale di Cordoba, in Argentina, una sentenza di condanna nei confronti del Ministero degli Affari Esteri italiano. Il giudice argentino aveva accertato che una serie di contratti a tempo determinato stipulati con il Consolato locale mascheravano, in realtà, un unico rapporto di lavoro a tempo indeterminato. Di conseguenza, il Ministero era stato condannato al pagamento di una cospicua somma a titolo di indennità.

La lavoratrice ha quindi chiesto il riconoscimento di tale sentenza in Italia (procedura di delibazione). Il Ministero si è opposto, sostenendo che la decisione straniera fosse contraria all’ordine pubblico italiano. L’argomento principale era che, secondo l’articolo 97 della Costituzione, l’accesso al pubblico impiego a tempo indeterminato può avvenire solo tramite concorso pubblico. Riconoscere una sentenza che, di fatto, trasformava un contratto a termine in uno a tempo indeterminato avrebbe violato questo principio cardine.

La questione giuridica e il limite dell’ordine pubblico

Il cuore della controversia non era stabilire se il Ministero avesse agito correttamente o meno (questione già decisa dal giudice argentino), ma verificare se gli effetti della sentenza straniera in Italia fossero compatibili con i nostri principi fondamentali. La difesa del Ministero si basava sull’idea che il riconoscimento della sentenza avrebbe introdotto nell’ordinamento italiano un rapporto di lavoro pubblico a tempo indeterminato costituito senza concorso.

Inoltre, il Ministero lamentava una potenziale violazione dell’articolo 81 della Costituzione, relativo all’equilibrio di bilancio, sostenendo che il pagamento di ingenti somme avrebbe compromesso la gestione delle risorse pubbliche. La Corte d’Appello di Roma aveva già respinto queste argomentazioni, spingendo il Ministero a ricorrere in Cassazione.

La distinzione tra merito e ordine pubblico

La Cassazione ha innanzitutto ribadito un principio fondamentale nella delibazione delle sentenze straniere: il giudice italiano non può riesaminare il merito della decisione straniera. Il suo compito è limitato a un controllo esterno, volto a verificare che il decisum – cioè il comando concreto contenuto nella sentenza – non produca effetti contrari all’ordine pubblico.

Le motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso del Ministero, ritenendolo basato su un presupposto errato. I giudici hanno chiarito che la sentenza argentina non aveva costituito un rapporto di lavoro a tempo indeterminato tra la lavoratrice e il Ministero. Piuttosto, aveva accertato una condotta illegittima da parte dell’amministrazione (l’abuso di contratti a termine) e, come conseguenza, aveva riconosciuto il diritto della lavoratrice a una prestazione pecuniaria (un’indennità).

L’effetto della delibazione, quindi, non era la violazione del principio del concorso pubblico, ma semplicemente l’obbligo per la P.A. di pagare una somma di denaro come risarcimento per un comportamento illecito. Questo esito, secondo la Corte, è perfettamente in linea con l’ordinamento italiano e con i principi europei, che prevedono sanzioni, inclusi risarcimenti, in caso di abuso di contratti a termine anche nel settore pubblico.

La Corte ha inoltre specificato che invocare l’articolo 81 della Costituzione per sottrarsi alle conseguenze economiche di un proprio atto illegittimo sarebbe, paradossalmente, contrario allo stesso ordine pubblico, il quale impone che anche la Pubblica Amministrazione risponda della propria cattiva gestione e rispetti i diritti dei lavoratori.

Le conclusioni

Con questa ordinanza, la Corte di Cassazione traccia una linea netta: il principio dell’ordine pubblico non può essere usato come scudo dalla Pubblica Amministrazione per eludere le responsabilità derivanti da condotte illegittime accertate da un giudice straniero. Se la sentenza estera si limita a prevedere una sanzione di tipo economico, senza creare un rapporto di lavoro in contrasto con le norme interne, i suoi effetti sono perfettamente compatibili con l’ordinamento italiano. La decisione riafferma un principio di legalità e di responsabilità, stabilendo che anche lo Stato deve subire le conseguenze economiche del proprio operato non conforme alla legge.

Una sentenza straniera che condanna una P.A. italiana per l’abuso di contratti a termine può essere riconosciuta in Italia?
Sì, può essere riconosciuta se l’effetto della sentenza è limitato al pagamento di una somma di denaro a titolo di risarcimento o indennità, e non comporta la costituzione di un rapporto di lavoro a tempo indeterminato, che in Italia richiede un concorso pubblico.

Il riconoscimento di una sentenza straniera che condanna la P.A. a un pagamento viola l’ordine pubblico italiano?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che se la condanna al pagamento è la conseguenza di un comportamento illecito della P.A., come l’abuso di contratti a termine, il suo riconoscimento non viola l’ordine pubblico. Al contrario, il principio di ordine pubblico esige che la P.A. risponda delle conseguenze del proprio operato illegittimo.

Qual è la differenza tra valutare il merito e controllare la compatibilità con l’ordine pubblico di una sentenza straniera?
Valutare il merito significa riesaminare i fatti e l’applicazione della legge straniera, attività preclusa al giudice italiano in sede di delibazione. Controllare la compatibilità con l’ordine pubblico significa, invece, verificare che gli effetti prodotti in Italia dalla sentenza straniera non contrastino con i principi fondamentali dell’ordinamento giuridico italiano.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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