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Ordine di esibizione: quando il giudice lo nega?

La Corte di Appello di Roma ha respinto il ricorso di un debitore che richiedeva un ordine di esibizione per documenti bancari risalenti a oltre dieci anni prima. La sentenza chiarisce che tale strumento non può sostituire l’onere della prova a carico della parte istante, soprattutto quando la richiesta è generica (esplorativa) e la documentazione poteva essere acquisita autonomamente. La Corte ha confermato la decisione di primo grado, ribadendo l’inammissibilità della richiesta e l’assenza di prove sui pagamenti che avrebbero dovuto estinguere il debito.

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Pubblicato il 18 settembre 2025 in Diritto Bancario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Ordine di Esibizione Documenti Bancari: Quando il Giudice Dice No

L’ordine di esibizione di documenti è uno strumento processuale fondamentale, ma non è una bacchetta magica per sopperire alle proprie mancanze probatorie. Una recente sentenza della Corte di Appello di Roma chiarisce i limiti invalicabili di questo istituto, specialmente nei contenziosi bancari. Il caso riguarda un mutuatario che, opponendosi a un’esecuzione forzata, ha chiesto al giudice di ordinare alla banca di produrre documenti risalenti agli anni ’90 per dimostrare l’estinzione del debito. La richiesta è stata respinta, e la sentenza offre spunti preziosi sull’onere della prova e i limiti temporali per ottenere la documentazione bancaria.

I Fatti del Caso: un Mutuo Conteso e la Prova Mancante

La vicenda nasce da un contratto di mutuo ipotecario stipulato nel 1993. A seguito di un’azione esecutiva avviata dalla banca per recuperare il proprio credito, il debitore proponeva opposizione, sostenendo di aver estinto integralmente il debito. In particolare, il debitore affermava che, oltre ai pagamenti diretti, sul suo conto corrente erano confluiti cospicui rimborsi fiscali destinati a saldare il mutuo. Per provare tale circostanza, chiedeva al tribunale di ordinare alla banca, tramite un ordine di esibizione ex art. 210 c.p.c., di depositare tutta la documentazione relativa al rapporto bancario.

Il tribunale di primo grado accoglieva solo parzialmente l’opposizione, rideterminando la somma dovuta ma confermando il diritto della banca a procedere esecutivamente per un importo significativo. Il debitore, insoddisfatto, proponeva appello, insistendo sulla mancata ammissione dell’ordine di esibizione e sull’errato calcolo del debito residuo.

L’Ordine di Esibizione e i Limiti secondo la Corte

La Corte di Appello ha rigettato il ricorso, confermando la decisione del primo giudice. La sentenza si basa su due pilastri argomentativi fondamentali.

L’Onere della Prova non Può Essere Aggirato

In primo luogo, i giudici ribadiscono un principio cardine del nostro ordinamento: l’ordine di esibizione non può servire a supplire al mancato assolvimento dell’onere della prova da parte di chi lo richiede. La parte che afferma un fatto (in questo caso, l’avvenuta estinzione del debito tramite versamenti) deve fornire le prove. L’istanza era stata giudicata ‘esplorativa’, ovvero formulata in modo generico e non finalizzata a ottenere documenti specifici e indispensabili, ma piuttosto a cercare prove che il debitore stesso avrebbe dovuto possedere o procurarsi.

I Limiti Temporali del Diritto alla Documentazione Bancaria

In secondo luogo, la Corte si sofferma sull’art. 119 del Testo Unico Bancario (d.lgs. 385/1993), che riconosce al cliente il diritto di ottenere copia della documentazione relativa a singole operazioni, ma solo per quelle poste in essere negli ultimi dieci anni. I versamenti contestati risalivano alla metà degli anni ’90, ben oltre il limite decennale. Di conseguenza, il debitore non aveva più il diritto di pretendere tale documentazione dalla banca, e il giudice non poteva ordinare un’esibizione per documenti che la banca non era più legalmente tenuta a conservare (ai sensi dell’art. 2220 c.c.) né a consegnare.

Le motivazioni

La Corte di Appello ha fondato la sua decisione su un consolidato orientamento giurisprudenziale della Cassazione. Viene chiarito che il potere del giudice di ordinare l’esibizione è discrezionale e deve essere esercitato con cautela. Esso presuppone che la parte istante abbia specificamente indicato i documenti, abbia dimostrato la loro rilevanza ai fini della decisione e abbia fornito ragioni plausibili per cui non ne dispone. Nel caso di specie, questi requisiti mancavano completamente.

La richiesta del debitore era generica (‘tutta la documentazione inerente il rapporto bancario’) e non specificava quali documenti avrebbero dovuto provare i versamenti dei rimborsi fiscali. Inoltre, il debitore non ha dimostrato di aver preventivamente richiesto i documenti alla banca, come previsto dalla normativa, prima di adire il giudice.

Per quanto riguarda il secondo motivo di appello, relativo all’errato calcolo del debito, la Corte ha osservato che il debitore non ha fornito alcuna prova dei presunti rimborsi fiscali confluiti sul conto. Anzi, la stessa Agenzia delle Entrate, interpellata dal debitore, non era stata in grado di fornire informazioni in merito. In assenza di prove, la doglianza è stata ritenuta infondata.

Le conclusioni

La sentenza rappresenta un importante monito per chiunque sia coinvolto in un contenzioso bancario. Dimostra che non è possibile affidarsi a un ordine di esibizione per colmare le proprie lacune probatorie. È essenziale che il cliente conservi la propria documentazione e, in caso di necessità, la richieda tempestivamente alla banca, nel rispetto del termine decennale previsto dalla legge. Le richieste presentate in giudizio devono essere specifiche, motivate e non esplorative, altrimenti saranno inevitabilmente respinte. La responsabilità di provare i propri diritti, e in particolare i pagamenti effettuati, resta saldamente in capo a chi li afferma.

Perché la Corte ha negato l’ordine di esibizione dei documenti bancari?
La Corte lo ha negato perché la richiesta era ‘esplorativa’, ovvero troppo generica e non indicava documenti specifici. Inoltre, l’ordine di esibizione non può essere usato per sostituire l’onere della prova che grava sulla parte che fa la richiesta, la quale non aveva fornito alcun principio di prova a sostegno delle sue affermazioni.

Il cliente di una banca ha diritto a ottenere copia di documentazione molto vecchia (es. di 20 anni fa)?
No. Secondo la sentenza, che si basa sull’art. 119 del Testo Unico Bancario, il cliente ha diritto a ottenere copia della documentazione relativa alle operazioni degli ultimi dieci anni. Per i documenti più vecchi, non sussiste un obbligo di conservazione né di consegna da parte della banca.

Su chi ricade l’onere di provare i pagamenti effettuati per estinguere un debito?
L’onere di provare i pagamenti ricade interamente sul debitore che afferma di averli eseguiti. Nel caso esaminato, l’appellante non ha fornito alcuna prova dei presunti rimborsi fiscali che avrebbero dovuto estinguere il mutuo, e per questo motivo la sua domanda è stata respinta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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