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Ordine di esibizione: discrezionalità del giudice

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un ente previdenziale contro una sentenza che aveva ammesso un ordine di esibizione di documenti. La Corte ha ribadito che la decisione sull’ammissione di tale mezzo di prova è discrezionale e che il ricorso era generico, in quanto non criticava specificamente le motivazioni della corte d’appello, la quale riteneva i documenti indispensabili e in possesso esclusivo dell’ente.

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Pubblicato il 8 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Ordine di esibizione: quando la discrezionalità del giudice rende il ricorso inammissibile

L’ordine di esibizione rappresenta uno strumento processuale di fondamentale importanza, ma il suo utilizzo è spesso fonte di dibattito. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce sui limiti entro cui è possibile contestare la decisione del giudice di ammettere tale mezzo di prova, sottolineando l’ampia discrezionalità del magistrato e la necessità di formulare un ricorso specifico e non generico.

I Fatti di Causa

Una lavoratrice aveva richiesto in giudizio la riliquidazione del proprio trattamento pensionistico, sostenendo di avere diritto a un calcolo basato su una retribuzione più elevata. Per dimostrare le mansioni effettivamente svolte come operaia agricola a tempo determinato, la lavoratrice aveva chiesto al giudice di ordinare all’ente previdenziale di produrre la documentazione in suo possesso.

La Corte d’Appello accoglieva la richiesta, emettendo un ordine di esibizione a carico dell’ente. Sulla base dei documenti prodotti, veniva disposta una consulenza tecnica per quantificare le differenze economiche dovute. L’ente previdenziale, ritenendo illegittima l’ammissione dell’ordine di esibizione, decideva di ricorrere in Cassazione.

Il ricorso basato sulla violazione dell’ordine di esibizione

L’ente previdenziale ha basato il suo unico motivo di ricorso sulla violazione degli articoli 115 e 210 del codice di procedura civile e 2697 del codice civile. Secondo la tesi difensiva, la Corte d’Appello avrebbe errato nel disporre l’ordine di esibizione, poiché tale strumento avrebbe natura residuale, potendo essere utilizzato solo in caso di impossibilità per la parte di dimostrare altrimenti i fatti dedotti.

In sostanza, l’ente sosteneva che la lavoratrice avrebbe dovuto provare il suo diritto con altri mezzi, senza poter ricorrere a un ordine che, di fatto, costringeva la controparte a fornire la prova contro se stessa. La questione posta alla Suprema Corte era, quindi, se l’ammissione di questo mezzo istruttorio fosse avvenuta in violazione delle norme che regolano l’onere della prova.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile per genericità. Gli Ermellini hanno innanzitutto ribadito un principio consolidato: la scelta del giudice di merito sui mezzi di prova da ammettere, inclusa la decisione sull’ordine di esibizione, è un’attività discrezionale e non è sindacabile in sede di legittimità come violazione di legge.

Il punto cruciale della decisione risiede però nell’analisi del motivo di ricorso. La Corte ha osservato che la sentenza d’appello aveva chiaramente motivato la sua scelta, specificando che la documentazione richiesta era ‘indispensabile’ per la decisione e si trovava nella ‘esclusiva disponibilità’ dell’ente previdenziale. Di fronte a questa precisa motivazione, l’ente ricorrente si è limitato a richiamare in modo astratto i principi giurisprudenziali sulla natura residuale dell’ordine di esibizione, senza però criticare in modo specifico l’argomentazione centrale della Corte d’Appello. Non ha contestato, cioè, l’assunto secondo cui, nel caso di specie, la prova poteva essere fornita solo tramite quei documenti. Questa mancanza di una critica puntuale e specifica ha reso il motivo di ricorso generico e, di conseguenza, inammissibile.

Conclusioni

La pronuncia in esame offre un’importante lezione di tecnica processuale. Non è sufficiente lamentare la violazione di una norma per ottenere la riforma di una sentenza. È necessario che il ricorso si confronti direttamente con le ragioni specifiche della decisione impugnata, smontandole punto per punto. In materia di prove, e in particolare di ordine di esibizione, la discrezionalità del giudice di merito è ampia. Per superarla, occorre dimostrare non solo che la decisione è astrattamente non conforme ai principi, ma che la motivazione che la sorregge è errata, illogica o contraddittoria rispetto alle circostanze concrete del caso. In assenza di una critica così mirata, il ricorso è destinato all’inammissibilità.

Il giudice è obbligato ad ammettere un ordine di esibizione se una parte lo richiede?
No, la scelta di ammettere o meno un ordine di esibizione rientra nel potere discrezionale del giudice e non costituisce un obbligo.

È possibile contestare in Cassazione la decisione di un giudice di ammettere un ordine di esibizione?
Sì, ma il ricorso non può limitarsi a denunciare una generica violazione di legge. Deve criticare in modo specifico e puntuale le ragioni fornite dal giudice nella sua motivazione, dimostrando perché, nel caso concreto, quella decisione sarebbe errata.

Cosa si intende per ‘genericità’ di un motivo di ricorso?
Un motivo di ricorso è considerato ‘generico’ quando non affronta le specifiche argomentazioni della sentenza impugnata, ma si limita a enunciare principi di diritto in modo astratto, senza calarli nella realtà del caso deciso. Questo vizio rende il ricorso inammissibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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