LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ordine di allontanamento: quando non è impugnabile?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 14396/2024, ha stabilito che un ordine di allontanamento emesso dal Questore in esecuzione di un precedente decreto di espulsione non è autonomamente impugnabile. La tutela giurisdizionale dello straniero è garantita dalla possibilità di contestare l’atto presupposto, ovvero il decreto di espulsione. La Corte chiarisce che tale provvedimento non incide sulla libertà personale e il suo controllo di legittimità è differito all’eventuale giudizio penale per inottemperanza.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 17 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Ordine di Allontanamento: La Cassazione Chiarisce i Limiti dell’Impugnazione

La recente sentenza della Corte di Cassazione n. 14396 del 23 maggio 2024 affronta un tema cruciale nel diritto dell’immigrazione: l’impugnabilità dell’ordine di allontanamento emesso dal Questore. Questo provvedimento, spesso percepito come l’atto finale del processo di espulsione, solleva complesse questioni sulla tutela dei diritti dello straniero. La Suprema Corte ha consolidato un orientamento preciso, distinguendo nettamente tra l’atto di espulsione e l’ordine che ne consegue, delineando i confini della tutela giurisdizionale.

I Fatti del Caso: Un Complesso Percorso Giudiziario

Il caso riguarda un cittadino nigeriano, destinatario di un ordine di allontanamento emesso dal Questore di Gorizia. Tale ordine era stato impartito a seguito del rigetto di una richiesta di proroga del suo trattenimento presso un Centro di Permanenza per i Rimpatri (CPR). L’interessato aveva proposto opposizione dinanzi al Giudice di pace, sostenendo l’illegittimità del provvedimento. Il suo percorso era stato complesso: un primo ingresso in Italia, un rimpatrio, un secondo ingresso e una nuova domanda di protezione internazionale, che aveva dato origine a un decreto di espulsione. Il Giudice di pace, tuttavia, aveva dichiarato inammissibile l’opposizione, ritenendo l’ordine di allontanamento un atto non autonomamente impugnabile.

La Decisione della Corte: l’Ordine di Allontanamento Non è Autonomamente Impugnabile

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso del cittadino straniero, confermando la decisione del Giudice di pace. Il principio cardine ribadito dalla Corte è che il provvedimento con cui il Questore, ai sensi dell’art. 14, comma 5-bis, del d.lgs. 286/1998, ordina allo straniero di lasciare il territorio nazionale entro un breve termine, non è suscettibile di autonoma impugnazione davanti all’autorità giudiziaria ordinaria. La sua legittimità è strettamente legata a quella del provvedimento presupposto, ovvero il decreto di espulsione emesso dal Prefetto.

Le Motivazioni della Sentenza

La Distinzione tra Decreto di Espulsione e Ordine di Allontanamento

La Corte chiarisce che il sistema normativo prevede due distinti momenti di tutela. Il primo è contro il decreto di espulsione, che è l’atto che incide sullo status dello straniero e che può essere impugnato davanti al giudice competente. L’ordine di allontanamento è, invece, un atto meramente esecutivo di un decreto di espulsione già esistente. Non ha una sua autonomia e non introduce nuovi elementi di lesione della posizione giuridica dello straniero che non siano già contenuti nel decreto stesso. Per questo motivo, non è configurabile un nesso di ‘strumentalità necessaria’ che giustifichi un’autonoma impugnazione.

La Tutela Giurisdizionale è Garantita?

Una delle principali preoccupazioni sollevate dal ricorrente era la potenziale carenza di tutela giurisdizionale. La Cassazione respinge questa tesi, spiegando che la tutela non viene meno, ma è semplicemente collocata in sedi diverse. L’interessato può e deve contestare la legittimità del decreto di espulsione, che è l’origine di tutti i provvedimenti successivi. Inoltre, la Corte sottolinea che l’ordine di allontanamento, a differenza del trattenimento in un CPR, non incide sulla libertà personale. Un ulteriore momento di controllo è previsto in sede penale: qualora lo straniero non ottemperi all’ordine e venga processato per questo, il giudice penale ha il potere di disapplicare l’atto amministrativo (l’ordine) se lo ritiene illegittimo, ai sensi della legge sull’abolizione del contenzioso amministrativo.

Il Principio dell’Assorbimento e la Logica “ad abundantiam”

La Corte ha anche dichiarato inammissibili i motivi del ricorso che entravano nel merito della presunta illegittimità dell’ordine. Quando un giudice dichiara un ricorso inammissibile per una ragione pregiudiziale (come in questo caso, la non impugnabilità dell’atto), si spoglia della cosiddetta potestas iudicandi, ovvero del potere di decidere nel merito. Qualsiasi argomentazione successiva sulla fondatezza o meno delle censure è da considerarsi ad abundantiam (in abbondanza, non necessaria) e, pertanto, priva di effetti giuridici. La parte soccombente, in sede di appello, deve concentrarsi esclusivamente sulla contestazione della dichiarazione di inammissibilità, che è la vera ed unica ragione della decisione.

Le Conclusioni

La sentenza 14396/2024 consolida un importante principio procedurale in materia di immigrazione. L’ordine di allontanamento non è una porta d’accesso autonoma alla giurisdizione, ma un atto esecutivo la cui legittimità dipende da quella del decreto di espulsione. La strategia difensiva deve quindi concentrarsi sulla tempestiva impugnazione del provvedimento prefettizio, poiché è in quella sede che si gioca la partita decisiva per la regolarità del soggiorno. La pronuncia ribadisce una visione del sistema di tutele che, pur apparendo frammentato, garantisce secondo la Corte il diritto di difesa dello straniero, seppur in sedi e momenti processuali differenti.

È possibile impugnare autonomamente un ordine di allontanamento emesso dal Questore?
No, secondo la Cassazione, un ordine di allontanamento emesso ai sensi dell’art. 14, comma 5-bis, d.lgs. 286/1998, in esecuzione di un precedente decreto di espulsione, non è suscettibile di autonoma impugnazione davanti all’autorità giudiziaria ordinaria.

Se l’ordine di allontanamento non è impugnabile, come può lo straniero tutelare i propri diritti?
La tutela è garantita dalla possibilità di impugnare il provvedimento presupposto, ovvero il decreto di espulsione. Inoltre, un controllo sulla legittimità dell’ordine può avvenire in sede penale, qualora lo straniero sia imputato per non aver ottemperato all’ordine stesso, dove il giudice può disapplicare l’atto se illegittimo.

Cosa succede se un giudice, dopo aver dichiarato un’impugnazione inammissibile, si pronuncia comunque nel merito?
Le argomentazioni sul merito sono considerate ‘ad abundantiam’, cioè ‘in eccesso’, e sono prive di effetti giuridici. La parte soccombente deve censurare unicamente la dichiarazione di inammissibilità, che costituisce l’unica vera ragione della decisione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati