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Opposizione stato passivo: i documenti già in atti

Una società creditrice si oppone all’ammissione parziale del suo credito nel fallimento di un’altra società. Il Tribunale rigetta l’opposizione perché i documenti non sono stati ridepositati telematicamente. La Cassazione cassa la decisione, affermando che nell’opposizione stato passivo il giudice deve acquisire d’ufficio i documenti già prodotti nella fase di verifica e specificamente indicati dal creditore.

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Pubblicato il 2 settembre 2025 in Diritto Fallimentare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Opposizione stato passivo: I documenti già in atti non vanno ridepositati

In una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale in materia di opposizione allo stato passivo fallimentare, semplificando gli oneri a carico dei creditori. Se i documenti a sostegno del credito sono già stati depositati nella fase di verifica, non è necessario produrli nuovamente nel giudizio di opposizione, ma è sufficiente indicarli: spetterà al Tribunale acquisirli d’ufficio.

I Fatti di Causa: Un Credito Contestato e un Errore Telematico

Una società fornitrice di abbigliamento aveva insinuato al passivo di un fallimento un credito di oltre un milione di euro. Il giudice delegato, tuttavia, ne aveva ammesso solo una minima parte, circa 66.000 euro. La società creditrice ha quindi proposto opposizione per ottenere il riconoscimento dell’intero importo.

Il ricorso in opposizione è stato depositato tempestivamente in formato cartaceo, ma, a causa di un errore nella trasmissione telematica, i documenti allegati a sostegno della pretesa non sono stati versati in atti. Il Tribunale ha rigettato l’opposizione, ritenendo che la mancata produzione documentale fosse imputabile all’opponente e che, di conseguenza, il credito non fosse provato.

La Decisione del Tribunale e i Motivi del Ricorso in Cassazione

Il Tribunale di merito ha considerato l’errore telematico come una negligenza della parte, escludendo la possibilità di una rimessione in termini. Senza i documenti, la prova del credito era impossibile, e anche la richiesta prova per testi è stata rigettata perché verteva proprio su quei documenti non depositati.

La società creditrice ha impugnato questa decisione dinanzi alla Corte di Cassazione, basando il proprio ricorso su due motivi principali:
1. Nullità del procedimento: Si sosteneva che i documenti non erano “nuovi”, ma erano già stati depositati nella precedente fase di accertamento del passivo e facevano parte del fascicolo di parte. Pertanto, il Tribunale avrebbe dovuto acquisirli d’ufficio.
2. Violazione delle norme sul processo telematico: Si contestava l’attribuzione dell’errore al depositante, dato che erano state ricevute le ricevute di accettazione e consegna del deposito telematico.

Opposizione Stato Passivo: Il Principio della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il primo motivo, assorbendo il secondo. Gli Ermellini hanno ribadito il proprio consolidato orientamento giurisprudenziale in materia.

L’obbligo del Tribunale di acquisire i documenti

Nel giudizio di opposizione allo stato passivo, il creditore che intende avvalersi di documenti già prodotti nella fase di verifica del credito (quella davanti al giudice delegato) ha solo l’onere di indicarli specificamente nel proprio atto. Non è tenuto a depositarli una seconda volta.

Una volta che il creditore ha assolto a questo onere di specifica indicazione, sorge in capo al Tribunale il dovere di disporre l’acquisizione di tali documenti dal fascicolo d’ufficio della procedura fallimentare, dove sono custoditi.

Le Motivazioni della Decisione

La motivazione della Corte si fonda su un principio di economia processuale e di non aggravamento degli oneri a carico delle parti. Poiché i documenti sono già nella disponibilità dell’ufficio giudiziario, essendo parte integrante della procedura fallimentare, sarebbe irragionevole e contrario alla logica del sistema sanzionare il creditore con la decadenza per non averli materialmente ridepositati. Il creditore, nel caso specifico, aveva elencato in modo puntuale (con numerazione da 1 a 14) i documenti su cui si basava la sua opposizione. Questo era sufficiente a far scattare il dovere del giudice di verificarne il contenuto, acquisendoli dal fascicolo della procedura. Di conseguenza, nessuna decadenza poteva essere maturata a carico del creditore opponente.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per i Creditori

Questa pronuncia rafforza la tutela dei creditori nelle procedure fallimentari. Stabilisce chiaramente che l’onere probatorio in sede di opposizione può essere assolto facendo riferimento a prove documentali già acquisite agli atti del procedimento. Per i creditori e i loro legali, ciò significa che è cruciale indicare in modo preciso e dettagliato nell’atto di opposizione tutti i documenti già depositati su cui si intende fondare la propria pretesa. In questo modo, si evita il rischio di vedersi rigettare l’opposizione per un mero vizio formale, come un mancato rideposito causato anche da un semplice errore tecnico, e si impone al giudice un ruolo attivo nell’acquisizione della prova.

In un’opposizione allo stato passivo, è necessario depositare nuovamente i documenti già prodotti nella fase di ammissione al passivo?
No. Secondo la Corte di Cassazione, è sufficiente indicarli specificamente nell’atto di opposizione affinché il Tribunale li acquisisca d’ufficio dal fascicolo della procedura.

Cosa deve fare il Tribunale se i documenti, già prodotti e indicati nell’atto di opposizione, non vengono materialmente ridepositati?
Il Tribunale ha il preciso dovere di acquisire tali documenti dal fascicolo d’ufficio della procedura fallimentare, senza che si verifichi alcuna decadenza per l’opponente.

Un errore nella trasmissione telematica che impedisce il deposito di allegati giustifica sempre il rigetto della domanda?
Non in questo caso. La Corte ha ritenuto che il punto cruciale non fosse l’errore telematico, ma il fatto che i documenti erano già a disposizione del Tribunale in un’altra fase dello stesso procedimento, rendendo irrilevante il mancato nuovo deposito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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