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Opposizione di terzo: quando è ammissibile?

Un soggetto, rivendicando la proprietà di un immobile ricevuto in donazione, ha presentato opposizione di terzo contro un’ordinanza di sfratto emessa nei confronti di un suo genitore. Le corti di merito avevano dichiarato l’azione inammissibile, considerandola un pregiudizio di mero fatto. La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, stabilendo che l’esecuzione dello sfratto causa un pregiudizio giuridico al diritto di proprietà del terzo, rendendo l’opposizione di terzo lo strumento corretto per tutelarsi.

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Pubblicato il 14 novembre 2025 in Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Opposizione di Terzo: Diritto di Proprietà Contro Sfratto

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale della procedura civile: l’ammissibilità dell’opposizione di terzo da parte di chi si afferma proprietario di un immobile oggetto di un’ordinanza di sfratto per morosità emessa nei confronti di un altro soggetto. Questa pronuncia chiarisce la natura del pregiudizio subito dal terzo proprietario, distinguendo tra danno di mero fatto e pregiudizio giuridico, e riafferma i principi stabiliti dalle Sezioni Unite in materia.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da un’ordinanza di convalida di sfratto per morosità emessa dal Tribunale a favore di due locatrici contro la conduttrice di un immobile. Successivamente, il figlio della conduttrice proponeva opposizione di terzo avverso tale provvedimento. Egli sosteneva di essere il legittimo proprietario dell’immobile, avendolo ricevuto in donazione dai suoi genitori (tra cui la conduttrice stessa) prima dell’emissione dell’ordinanza di sfratto. A loro volta, i genitori asserivano di aver acquisito la proprietà del bene per usucapione.

Le locatrici, costituendosi in giudizio, contestavano la tesi dell’opponente, affermando di essere le proprietarie per successione ereditaria e chiedevano, in via riconvenzionale, la dichiarazione di nullità dell’atto di donazione, in quanto avente ad oggetto un bene non appartenente ai donanti.

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello rigettavano l’opposizione, ritenendola inammissibile. Secondo i giudici di merito, l’ordinanza di sfratto non incideva sul diritto di proprietà del terzo, e il danno derivante dall’esecuzione forzata del rilascio costituiva un pregiudizio di mero fatto, non tutelabile con lo strumento dell’art. 404 c.p.c. Inoltre, confermavano la nullità della donazione per mancata prova dell’usucapione da parte dei donanti.

La Questione dell’Ammissibilità dell’Opposizione di Terzo

Il ricorrente si rivolgeva alla Corte di Cassazione, lamentando la violazione e la mancata applicazione dell’art. 404, comma 1, c.p.c. Sosteneva che i giudici di merito avessero erroneamente qualificato come “di mero fatto” il pregiudizio derivante dall’esecuzione dello sfratto, senza considerare l’efficacia riflessa dell’ordinanza sul suo diritto dominicale, autonomo e incompatibile con quello delle parti del giudizio di sfratto.

La Corte d’Appello aveva ritenuto che, data la diversità tra il titolo posto a base dello sfratto (locazione) e quello posto a base dell’opposizione (proprietà), non vi fosse un’interferenza giuridica. Di conseguenza, aveva escluso l’ammissibilità dell’opposizione di terzo.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, cassando la sentenza impugnata. Gli Ermellini hanno chiarito che l’interpretazione fornita dalla Corte d’Appello non è conforme all’orientamento consolidato, in particolare a quello espresso dalle Sezioni Unite (sent. n. 1238/2015). Il rimedio dell’opposizione di terzo ordinaria non è riservato solo al litisconsorte necessario pretermesso, ma è esperibile anche dal terzo che si affermi titolare di un diritto autonomo e incompatibile con quello accertato nella sentenza opposta, qualora dall’esecuzione di quest’ultima possa subire un pregiudizio giuridico.

Nel caso di specie, l’esecuzione dell’ordinanza di sfratto, che comporta il rilascio forzato dell’immobile, determina inevitabilmente il sacrificio del diritto di proprietà vantato dal ricorrente. Tale pregiudizio non è “di mero fatto”, ma “giuridico”, poiché il diritto del terzo proprietario è incompatibile con i diritti fatti valere nel giudizio di sfratto e non potrebbe sopravvivere all’esecuzione dell’ordinanza. Pertanto, l’opposizione di terzo ex art. 404 c.p.c. rappresenta l’unico strumento a disposizione del proprietario per tutelare il proprio diritto, non potendo egli avvalersi di altri rimedi come l’opposizione all’esecuzione (riservata ai soggetti indicati nel titolo esecutivo).

La Corte ha inoltre accolto il motivo relativo alla carenza di motivazione, definendo quella della Corte d’Appello come “apparente”. I giudici di merito, partendo dall’errato presupposto dell’inammissibilità dell’opposizione, avevano fornito una motivazione generica e inidonea a spiegare le ragioni del rigetto delle prove testimoniali e documentali offerte dal ricorrente a sostegno dell’avvenuta usucapione da parte dei suoi danti causa. Questa carenza ha impedito il controllo sull’iter logico-giuridico seguito per giungere alla decisione.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha stabilito che il terzo, che vanta un diritto di proprietà su un immobile, può utilizzare lo strumento dell’opposizione di terzo ordinaria per contestare un’ordinanza di convalida di sfratto emessa nei confronti di un altro soggetto. L’esecuzione di tale ordinanza non causa un semplice pregiudizio di fatto, ma un pregiudizio giuridico che incide direttamente sul suo diritto dominicale. La sentenza impugnata è stata cassata con rinvio alla Corte d’Appello, la quale dovrà riesaminare il caso nel merito, valutando la fondatezza del diritto di proprietà del ricorrente e le prove da lui offerte, partendo dal corretto presupposto dell’ammissibilità dell’azione intrapresa.

Il proprietario di un immobile può fare opposizione di terzo contro un’ordinanza di sfratto emessa nei confronti di un’altra persona?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che il terzo che si afferma proprietario di un bene può utilizzare l’opposizione di terzo ordinaria (ex art. 404 c.p.c.) per contestare un’ordinanza di convalida di sfratto, in quanto l’esecuzione di tale provvedimento pregiudicherebbe il suo diritto di proprietà, che è autonomo e incompatibile con i diritti derivanti dal rapporto di locazione.

L’esecuzione di un’ordinanza di sfratto contro un terzo proprietario costituisce un pregiudizio di fatto o un pregiudizio giuridico?
Secondo la Corte, l’esecuzione di un’ordinanza di sfratto che comporta il rilascio forzato di un immobile di proprietà di un terzo causa un pregiudizio giuridico e non di mero fatto. Questo perché il diritto del proprietario viene sacrificato e reso incompatibile con la situazione creata dal provvedimento, andando oltre una mera turbativa fattuale.

Cosa si intende per “motivazione apparente” e perché ha portato alla cassazione della sentenza?
Per “motivazione apparente” si intende una motivazione che, sebbene presente, è talmente generica, contraddittoria o illogica da non permettere di comprendere l’iter logico-giuridico che ha condotto alla decisione. Nel caso specifico, la Corte d’Appello, ritenendo erroneamente inammissibile l’opposizione, ha liquidato le prove offerte dal ricorrente con argomentazioni generiche, impedendo di fatto un controllo sulla fondatezza della sua decisione. Questo vizio ha contribuito alla cassazione della sentenza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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