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Opposizione decreto ingiuntivo: il rito del creditore

Una creditrice ottiene un decreto ingiuntivo contro un Comune per canoni di locazione, usando il rito ordinario. Il Comune si oppone con lo stesso rito. La Corte di Cassazione stabilisce che l’opposizione a decreto ingiuntivo deve seguire il rito scelto dal creditore, anche se errato, in base al principio dell’apparenza, annullando la decisione d’appello che aveva dichiarato l’opposizione inammissibile.

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Pubblicato il 10 dicembre 2025 in Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Opposizione decreto ingiuntivo: quale rito seguire?

L’opposizione a decreto ingiuntivo rappresenta uno strumento fondamentale per il debitore che intende contestare una pretesa creditoria. Tuttavia, la scelta del corretto rito processuale può diventare un campo minato, con conseguenze potenzialmente fatali come l’inammissibilità dell’opposizione stessa. Con l’ordinanza n. 30341/2024, la Corte di Cassazione ribadisce un principio cruciale: il rito dell’opposizione è determinato da quello scelto dal creditore per il ricorso monitorio, in virtù del principio dell’apparenza.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da un credito per canoni di locazione non pagati, vantato da una società nei confronti di un Comune. Tale credito veniva successivamente ceduto a una persona fisica, la quale, in qualità di nuova creditrice, otteneva un decreto ingiuntivo per una somma considerevole.

Il punto nevralgico della questione processuale sorgeva immediatamente dopo: la creditrice aveva richiesto e ottenuto il decreto ingiuntivo seguendo il rito ordinario. Il Comune, a sua volta, proponeva opposizione utilizzando la medesima forma, ovvero l’atto di citazione tipico del rito ordinario.

La creditrice opposta eccepiva però la tardività dell’opposizione, sostenendo che, data la natura della controversia (canoni di locazione), si sarebbe dovuto applicare il rito speciale locatizio, che prevede termini più stringenti per la costituzione in giudizio.

Il Percorso Giudiziario e l’Opposizione a decreto ingiuntivo

Il Tribunale di primo grado rigettava l’eccezione, ritenendo legittima la scelta del Comune di seguire il rito ordinario avviato dalla creditrice. Nel merito, accoglieva parzialmente l’opposizione, revocando il decreto ingiuntivo e condannando l’ente a pagare una somma inferiore.

Di parere opposto la Corte d’Appello. I giudici di secondo grado, accogliendo il gravame della creditrice, dichiaravano l’inammissibilità dell’opposizione a decreto ingiuntivo. Secondo la Corte territoriale, la natura locatizia della controversia imponeva inderogabilmente l’applicazione del rito speciale, a prescindere dalla forma scelta dalla parte che aveva attivato il procedimento monitorio. Di conseguenza, il mancato rispetto dei termini perentori del rito locatizio rendeva l’opposizione irrimediabilmente tardiva.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione, investita della questione dal Comune, ha ribaltato la decisione d’appello, accogliendo il ricorso. Gli Ermellini hanno riaffermato un consolidato orientamento giurisprudenziale basato sul principio dell’apparenza. Secondo tale principio, la scelta del rito e delle forme processuali da parte del creditore nel depositare il ricorso per decreto ingiuntivo “cristallizza” la procedura anche per la successiva ed eventuale fase di opposizione.

In altre parole, il debitore che intende opporsi non deve interrogarsi su quale sarebbe stato il rito corretto in astratto, ma deve semplicemente adeguarsi alla forma del procedimento che gli è stato notificato. Se il creditore ha utilizzato il rito ordinario, l’opposizione deve essere proposta con citazione ordinaria. L’eventuale errore del creditore nella scelta del rito non può ricadere sul debitore, il quale ha il diritto di difendersi utilizzando le medesime armi processuali.

La Corte ha specificato che questa regola serve a garantire la certezza dei rapporti processuali e a non gravare l’opponente di un onere interpretativo che potrebbe pregiudicarne il diritto di difesa. La qualificazione giuridica del rapporto sostanziale (ad esempio, locazione) verrà poi esaminata dal giudice nel corso della causa di opposizione, ma non può influenzare la forma con cui l’opposizione stessa deve essere introdotta.

Conclusioni

La decisione della Cassazione offre un’importante lezione pratica: nell’ambito dell’opposizione a decreto ingiuntivo, il debitore deve “specchiarsi” nella scelta processuale del creditore. Il principio dell’apparenza prevale sulla natura sostanziale della controversia ai fini dell’individuazione del rito da seguire. Questa pronuncia consolida la tutela del diritto di difesa del debitore opponente, evitando che un potenziale errore del creditore si trasformi in una trappola processuale insormontabile. La causa è stata quindi rinviata alla Corte d’Appello, che dovrà riesaminare il caso attenendosi a questo fondamentale principio.

Quale rito processuale deve seguire l’opposizione a un decreto ingiuntivo?
L’opposizione deve seguire lo stesso rito (ordinario o speciale) scelto dal creditore per presentare il ricorso per decreto ingiuntivo, in base al principio dell’apparenza.

Cosa succede se il creditore sceglie un rito sbagliato per una materia che ne richiederebbe uno speciale (es. locazione)?
Nonostante l’errore del creditore, il debitore deve comunque proporre l’opposizione utilizzando il medesimo rito “sbagliato” scelto dal creditore. L’eventuale errore non può pregiudicare il diritto di difesa del debitore.

Il principio dell’apparenza prevale sulla natura della controversia?
Sì, ai fini della scelta della forma dell’atto di opposizione, il principio dell’apparenza prevale. La forma del procedimento è determinata dalla scelta iniziale del creditore, e non dalla natura sostanziale del rapporto giuridico sottostante, che sarà poi valutata dal giudice nel merito della causa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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