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Opposizione decreto ingiuntivo: come funziona?

Una società cliente ha presentato opposizione a un decreto ingiuntivo per bollette di luce e gas, contestando gli importi. Il Tribunale, a seguito di una perizia tecnica (CTU) che ha rilevato un calcolo errato dei prezzi dell’energia, ha revocato il decreto ingiuntivo originale. La società cliente è stata comunque condannata a pagare un importo inferiore, dimostrando l’efficacia dell’opposizione a decreto ingiuntivo in caso di fatturazioni errate.

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Pubblicato il 28 dicembre 2024 in Diritto Commerciale, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Opposizione a Decreto Ingiuntivo: Quando le Bollette sono Sbagliate

Ricevere un decreto ingiuntivo per bollette non pagate può essere un’esperienza allarmante per qualsiasi impresa. Tuttavia, è fondamentale sapere che questo strumento non è una condanna definitiva. Se si hanno validi motivi per contestare l’importo, l’opposizione a decreto ingiuntivo si rivela un’arma di difesa cruciale. Una recente sentenza del Tribunale di Ancona illustra perfettamente come, attraverso una corretta azione legale, sia possibile non solo contestare, ma anche ottenere una significativa riduzione del debito preteso.

I Fatti: Una Fornitura Contestata

Una società fornitrice di energia elettrica e gas otteneva un decreto ingiuntivo per un importo di oltre 12.000 euro nei confronti di una società cliente. Quest’ultima, ritenendo la cifra ingiusta, decideva di agire in giudizio presentando opposizione. Le sue contestazioni erano precise: un’errata contabilizzazione dei consumi di gas e, soprattutto, l’addebito di consumi elettrici anomali, considerando che l’attività commerciale era rimasta sospesa nel periodo di riferimento.

L’Opposizione a Decreto Ingiuntivo e le Difese delle Parti

Nel giudizio di opposizione, la società cliente sosteneva che il credito non fosse certo, liquido ed esigibile, e che le semplici fatture non costituissero prova sufficiente. Dall’altra parte, la società fornitrice difendeva la correttezza del proprio operato, sostenendo che le fatture erano basate sui dati comunicati dal distributore e che la cliente, in precedenza, aveva solo chiesto una rateizzazione, riconoscendo implicitamente il debito. Inoltre, respingeva l’eccezione sulla mancata mediazione obbligatoria, affermando che non fosse applicabile ratione temporis.

Il Ruolo Decisivo della CTU

Il punto di svolta del processo è stata la nomina di un Consulente Tecnico d’Ufficio (CTU). Il giudice ha incaricato un esperto di verificare la corrispondenza tra i consumi effettivi e quelli fatturati, nonché la congruità dei prezzi applicati. L’esito della perizia è stato illuminante: il CTU ha accertato che, sebbene i consumi in kWh fossero sostanzialmente corretti, il prezzo applicato nelle fatture per l’energia elettrica non era coerente con le condizioni contrattuali. Di conseguenza, ha ricalcolato il saldo dovuto per la quota di energia elettrica, riducendolo a circa 7.600 euro.

Le Motivazioni della Decisione

Il Tribunale ha accolto le conclusioni del CTU, ritenendole logiche e ben argomentate. La sentenza chiarisce un principio fondamentale del procedimento di opposizione a decreto ingiuntivo: una volta avviata l’opposizione, si apre un giudizio a cognizione piena. Questo significa che non si valuta più solo la legittimità del decreto iniziale, ma si accerta la fondatezza della pretesa creditoria nel merito. L’onere della prova ricade interamente sul creditore (la società fornitrice), che deve dimostrare, con ogni mezzo, l’esistenza e l’esatto ammontare del proprio credito.

Poiché la perizia ha dimostrato che l’importo originariamente richiesto non era corretto, il giudice ha revocato il decreto ingiuntivo. La revoca, tuttavia, non ha cancellato il debito. La società cliente è stata condannata a pagare la somma inferiore, ricalcolata sulla base delle risultanze della CTU e comprensiva anche della fornitura di gas, per un totale di 11.462,91 euro.

Le Conclusioni

Questa sentenza è un esempio pratico dell’importanza di non subire passivamente un’ingiunzione di pagamento quando si hanno dubbi legittimi sulla sua correttezza. L’opposizione a decreto ingiuntivo è lo strumento processuale che permette al debitore di far valere le proprie ragioni e di costringere il creditore a provare fino in fondo la sua pretesa. La decisione del Tribunale di Ancona conferma che, se le prove – come una perizia tecnica – dimostrano un errore nel calcolo del debito, il giudice non solo può, ma deve revocare l’ordine iniziale e rideterminare la somma effettivamente dovuta, ristabilendo l’equilibrio tra le parti.

Un decreto ingiuntivo basato solo su fatture può essere contestato con successo?
Sì. Come dimostra il caso, se il debitore avvia un’opposizione, il creditore deve provare pienamente il suo credito nel successivo giudizio. Se una perizia tecnica (CTU) accerta che gli importi fatturati non sono corretti, il decreto ingiuntivo viene revocato.

Cosa succede se una Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU) accerta che il debito è inferiore a quello richiesto?
Il giudice revoca il decreto ingiuntivo originale e condanna il debitore a pagare la somma inferiore, accertata come effettivamente dovuta. In questa sentenza, il debito iniziale di € 12.765,86 è stato rideterminato e ridotto a € 11.462,91.

Chi paga le spese legali se l’opposizione a decreto ingiuntivo viene accolta solo in parte?
Il giudice può decidere di compensare parzialmente le spese. In questa sentenza, le spese sono state compensate per 1/3, e la parte opponente (il debitore) è stata condannata a pagare il residuo di 2/3, poiché, pur avendo ottenuto una riduzione del debito, era comunque risultata inadempiente per una somma significativa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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