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Opposizione atti esecutivi: limiti del terzo pignorato

Una società creditrice avvia un pignoramento presso una compagnia assicurativa per recuperare un credito. L’assicurazione dichiara di essere debitrice fino a un massimale di polizza. Il giudice dell’esecuzione, però, assegna al creditore una somma superiore, includendo interessi e spese. La compagnia assicurativa si oppone tramite opposizione agli atti esecutivi. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della società creditrice, confermando che il terzo pignorato può opporsi all’ordinanza di assegnazione se questa si basa su un’errata interpretazione della sua dichiarazione di quantità, assegnando un importo eccedente quello effettivamente dovuto.

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Pubblicato il 28 settembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Opposizione agli Atti Esecutivi: Quando il Terzo Pignorato Può Contestare l’Assegnazione

Nel complesso mondo dell’esecuzione forzata, la figura del terzo pignorato assume un ruolo cruciale. Ma cosa succede se il giudice assegna al creditore una somma superiore a quella che il terzo ha dichiarato di dovere? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce i limiti e le facoltà del terzo pignorato, stabilendo quando è legittima la sua opposizione agli atti esecutivi. Questo caso offre spunti fondamentali per comprendere la tutela del terzo all’interno della procedura esecutiva.

I Fatti di Causa: Il Pignoramento e l’Ordinanza Contestata

Una società creditrice, per recuperare un ingente credito nei confronti di un suo debitore, avviava una procedura di pignoramento presso terzi. Il terzo pignorato era una nota compagnia assicurativa, debitrice verso il soggetto esecutato di un indennizzo derivante da una polizza.
Durante l’udienza, la compagnia assicurativa rendeva la cosiddetta “dichiarazione di quantità” ai sensi dell’art. 547 c.p.c., riconoscendo l’esistenza di un debito corrispondente al massimale previsto dalla polizza, pari a 2.500.000 euro.

Tuttavia, il Giudice dell’Esecuzione, accogliendo l’istanza del creditore, emetteva un’ordinanza di assegnazione per un importo superiore, comprensivo di interessi e spese ulteriori, ritenendo che vi fosse stata una mora nel pagamento da parte dell’assicuratore. La compagnia assicurativa, ritenendo l’ordinanza illegittima perché eccedente la sua dichiarazione, proponeva opposizione agli atti esecutivi.

La Legittimità dell’Opposizione agli Atti Esecutivi del Terzo

Il cuore della controversia verteva sulla legittimità dell’azione intrapresa dalla compagnia assicurativa. La società creditrice sosteneva che, una volta resa la dichiarazione positiva, il terzo non avesse più interesse a contestare l’ordinanza di assegnazione. Secondo la sua tesi, l’opposizione era inammissibile.

Il Tribunale di merito, in prima battuta, accoglieva l’opposizione, annullando parzialmente l’ordinanza nella parte in cui assegnava somme eccedenti il massimale di 2.500.000 euro. Il giudice riteneva che il Giudice dell’Esecuzione avesse erroneamente emesso un’ordinanza per un importo maggiore senza avviare il necessario sub-procedimento di accertamento dell’obbligo del terzo (previsto dall’art. 549 c.p.c.), che si attiva quando sorgono contestazioni sulla dichiarazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

Investita della questione, la Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della società creditrice, confermando la correttezza della decisione di merito. Gli Ermellini hanno chiarito un principio fondamentale: il terzo pignorato ha pieno diritto di utilizzare lo strumento dell’opposizione agli atti esecutivi (art. 617 c.p.c.) per far valere l’illegittimità dell’ordinanza di assegnazione, quando questa sia stata adottata sulla base di un’erronea interpretazione della sua dichiarazione di quantità.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha specificato che l’opposizione del terzo, in questo contesto, non serve a contestare l’esistenza stessa del debito (già ammesso con la dichiarazione), ma a censurare il vizio procedurale del giudice che ha assegnato una somma non corrispondente a quella dichiarata. La dichiarazione del terzo, sebbene positiva, specificava un limite preciso (il massimale). Assegnare una somma superiore significava travisare il contenuto di quella stessa dichiarazione, trattandola come una confessione illimitata.

La Cassazione ha ribadito che il rimedio corretto per il terzo è proprio l’opposizione ex art. 617 c.p.c. L’assicuratore, infatti, non contestava il suo obbligo di pagare l’indennizzo, ma l’erronea quantificazione del suo debito operata dal giudice in violazione del contraddittorio. L’ordinanza era viziata perché aveva superato i limiti della dichiarazione senza attivare il meccanismo di accertamento giudiziale previsto dalla legge in caso di contestazioni.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa ordinanza consolida un importante principio a tutela del terzo pignorato. In sintesi, le implicazioni pratiche sono le seguenti:
1. Tutela del Terzo: Il terzo pignorato non è un soggetto passivo. Se il giudice dell’esecuzione interpreta erroneamente la sua dichiarazione e gli impone un pagamento superiore al dovuto, ha il diritto di opporsi.
2. Strumento di Difesa: L’opposizione agli atti esecutivi è lo strumento idoneo per contestare i vizi formali dell’ordinanza di assegnazione, inclusa l’errata quantificazione basata su un travisamento della dichiarazione.
3. Limiti del Giudice dell’Esecuzione: Il giudice non può assegnare somme eccedenti la dichiarazione del terzo senza un previo accertamento nel contraddittorio tra le parti (creditore, debitore e terzo), come previsto dall’art. 549 c.p.c.

La decisione riafferma l’equilibrio tra la necessità di tutelare il creditore e quella di non gravare il terzo pignorato di obblighi che non gli competono, garantendo il corretto svolgimento della procedura esecutiva.

Può il terzo pignorato contestare un’ordinanza di assegnazione dopo aver reso una dichiarazione positiva?
Sì, il terzo pignorato può contestare l’ordinanza di assegnazione tramite opposizione agli atti esecutivi, ma non per negare l’esistenza del debito già dichiarato, bensì per far valere l’illegittimità dell’assegnazione se questa si basa su un’erronea interpretazione della dichiarazione stessa e assegna crediti per un importo superiore a quello non contestato.

Qual è il rimedio per il terzo pignorato se il giudice assegna una somma superiore a quella dichiarata?
Il rimedio corretto è l’opposizione agli atti esecutivi, disciplinata dall’art. 617 del codice di procedura civile. Questo strumento permette di contestare la regolarità formale dell’ordinanza di assegnazione, sostenendo che il giudice ha travisato il contenuto della dichiarazione di quantità resa dal terzo.

L’opposizione del terzo pignorato può basarsi su motivi diversi da quelli legati alla dichiarazione di quantità?
L’opposizione deve essere strettamente legata ai vizi dell’atto esecutivo impugnato. Nel caso di specie, l’opposizione era fondata sull’invalidità dell’ordinanza perché aveva assegnato una somma eccedente quella dichiarata. La Corte ha confermato che l’opposizione rientrava pienamente nelle facoltà difensive del terzo pignorato, in quanto mirava a correggere l’inesatta interpretazione della dichiarazione da parte del giudice.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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