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Opposizione all’esecuzione: credito ridotto per acconto

Un debitore ha presentato opposizione all’esecuzione immobiliare poiché il creditore non aveva detratto un pagamento di 5.000,00 € dal debito totale. Il Tribunale ha accolto l’opposizione, affermando che contestare l’importo del credito è un motivo valido per questa azione, e ha condannato il creditore al pagamento delle spese legali.

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Opposizione all’esecuzione: Sì alla contestazione del debito

Quando un creditore avvia una procedura di esecuzione forzata, come un pignoramento immobiliare, il debitore può sentirsi impotente. Tuttavia, la legge offre strumenti di tutela. Una recente sentenza del Tribunale di Venezia chiarisce l’importanza e la legittimità dell’opposizione all’esecuzione quando il debito richiesto è superiore a quello effettivamente dovuto. Questo strumento si rivela fondamentale se il creditore ha omesso di considerare un acconto già versato, come accaduto nel caso in esame.

I Fatti di Causa: Un Acconto Dimenticato

La vicenda trae origine da un’esecuzione immobiliare avviata da un creditore per un importo complessivo di oltre 26.000 euro. Gli eredi del debitore originario, tuttavia, si opponevano a tale procedura sostenendo di aver già versato acconti per circa 6.450 euro. Di fronte a questa contestazione, il creditore ammetteva di aver ricevuto la somma, ma specificava che una parte era destinata a coprire spese vive e che un importo residuo di 5.000 euro, sebbene incassato e fatturato, non era stato detratto dal totale indicato nell’atto di precetto e nel successivo pignoramento.

La Procedura di Opposizione all’Esecuzione

I debitori decidevano quindi di avviare un’azione legale, un’opposizione all’esecuzione ai sensi dell’art. 615 del codice di procedura civile, per far accertare l’inesistenza parziale del diritto di credito. La loro richiesta era semplice: ottenere una rideterminazione del debito, decurtando l’importo di 5.000 euro già pagato. Il creditore, dal canto suo, sosteneva che l’opposizione fosse superflua, argomentando che i debitori avrebbero potuto risolvere la questione tramite un’istanza di conversione del pignoramento o sollevare la contestazione solo nella fase finale di distribuzione delle somme ricavate dalla vendita dell’immobile.

Le Motivazioni della Decisione del Tribunale

Il Tribunale di Venezia ha accolto la domanda dei debitori, respingendo le argomentazioni del creditore. Il giudice ha chiarito un principio fondamentale: la contestazione riguardante l’ammontare del credito vantato dal creditore pignorante, quando si sostiene che sia superiore a quello effettivamente dovuto, investe direttamente il diritto stesso di procedere all’esecuzione forzata per quella maggiore somma.

Secondo la giurisprudenza consolidata, richiamata nella sentenza, tale contestazione integra a tutti gli effetti una valida opposizione all’esecuzione. Pertanto, il debitore ha pieno diritto di utilizzare questo strumento processuale per far accertare l’esatto importo del proprio debito, senza essere costretto a percorrere altre vie procedurali considerate dal creditore più opportune.

Il Tribunale ha inoltre ritenuto non accoglibile la richiesta di condanna del creditore per lite temeraria (ex art. 96 c.p.c.), poiché i debitori non avevano fornito la prova di un danno concreto ed effettivo derivante dal comportamento processuale della controparte.

Le Conclusioni: Il Diritto del Debitore di Contestare

La sentenza stabilisce con fermezza che il debitore ha il diritto di opporsi a un’esecuzione forzata se l’importo richiesto non è corretto. L’opposizione all’esecuzione è lo strumento corretto per far valere i propri diritti e ottenere una rideterminazione del debito. La decisione del Tribunale ha quindi accolto la domanda di merito, accertando che la somma dovuta era inferiore a quella precettata, e ha condannato il creditore, in base al principio della soccombenza, a pagare le spese di lite, liquidate in oltre 2.500 euro più accessori.

Posso fare opposizione all’esecuzione se ho già pagato una parte del debito ma il creditore non l’ha considerata?
Sì. La sentenza conferma che contestare l’ammontare del credito pignorato, perché superiore a quello effettivamente dovuto, costituisce un valido motivo per proporre un’opposizione all’esecuzione ai sensi dell’art. 615 c.p.c.

Sono obbligato a chiedere la conversione del pignoramento invece di fare opposizione se contesto solo una parte della somma?
No. Il Tribunale ha chiarito che il debitore ha il diritto di proporre opposizione per contestare la somma richiesta, e non è tenuto a scegliere altre strade come la conversione del pignoramento o attendere la fase di distribuzione del ricavato.

Se vinco la causa di opposizione, posso ottenere un risarcimento per lite temeraria dal creditore?
Solo se si fornisce la prova concreta di aver subito un danno specifico a causa del comportamento processuale del creditore. In questo caso, la richiesta è stata respinta perché non è stata fornita tale prova.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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