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Opposizione all’esecuzione: chi citare in giudizio?

Una società ha proposto opposizione a due cartelle di pagamento per canoni demaniali, citando in giudizio il Comune creditore. La Corte di Cassazione ha dichiarato l’azione inammissibile, stabilendo che in una opposizione all’esecuzione l’unico soggetto da citare è l’agente della riscossione, in quanto titolare esclusivo dell’azione esecutiva. La sentenza impugnata è stata cassata senza rinvio perché la domanda, essendo stata proposta contro un soggetto privo di legittimazione passiva, non poteva essere accolta.

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Pubblicato il 18 dicembre 2025 in Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Opposizione all’Esecuzione: Contro Chi Fare Causa? La Cassazione Chiarisce

Quando si riceve una cartella di pagamento, intraprendere una opposizione all’esecuzione è un diritto fondamentale del contribuente. Tuttavia, un errore nella scelta del soggetto da citare in giudizio può essere fatale e compromettere l’intero processo. Con la sentenza n. 25272 del 20 settembre 2024, la Corte di Cassazione ribadisce un principio cruciale: nelle opposizioni che contestano il diritto a procedere esecutivamente, l’unico legittimato passivo è l’agente della riscossione, non l’ente creditore.

I Fatti di Causa

Una società concessionaria di un porto turistico si opponeva a due cartelle di pagamento emesse su richiesta di un Comune per il mancato versamento di canoni demaniali. La società avviava una causa citando in giudizio sia il Comune sia l’Agenzia del Demanio, ottenendo ragione sia in primo grado che in appello. I giudici di merito avevano annullato le cartelle, entrando nel merito della quantificazione dei canoni. Il Comune, non soddisfatto, ricorreva in Cassazione.

La Decisione della Cassazione e la Legittimazione Passiva

La Corte di Cassazione, però, ha ribaltato completamente l’esito della vicenda, senza nemmeno esaminare i motivi di ricorso del Comune. I giudici hanno rilevato d’ufficio un vizio procedurale originario e insuperabile: il difetto di legittimazione passiva. La società aveva citato in giudizio gli enti creditori (Comune e Demanio), ma aveva omesso di convenire l’unico soggetto che, secondo la legge, detiene la titolarità esclusiva dell’azione esecutiva: l’agente della riscossione (ad esempio, l’Agenzia delle Entrate-Riscossione). La Corte ha quindi cassato la sentenza d’appello senza rinvio, dichiarando l’inammissibilità originaria della domanda. Questo ha comportato l’annullamento di entrambe le sentenze di merito e ha chiuso definitivamente la controversia a favore dell’ente impositore.

Le Motivazioni

La decisione si fonda su un consolidato principio giurisprudenziale in materia di riscossione coattiva. La cartella di pagamento, nel sistema delineato dal D.P.R. 602/1973, svolge la duplice funzione di titolo esecutivo e di precetto. L’opposizione all’esecuzione, disciplinata dall’art. 615 c.p.c., contesta il diritto stesso del creditore di procedere all’esecuzione forzata (il cosiddetto an exequatur).
La Corte ha specificato che, in queste liti, l’azione esecutiva è gestita esclusivamente dall’agente della riscossione. Di conseguenza, è quest’ultimo l’unico soggetto che deve essere chiamato a difendersi in giudizio. L’ente creditore (come il Comune nel nostro caso) non è parte necessaria del processo. Sarà l’agente della riscossione, se lo riterrà opportuno, a chiamare in causa l’ente titolare del credito per le questioni che riguardano l’esistenza o l’ammontare del debito.
Questa regola subisce un’eccezione solo per le cosiddette opposizioni ‘recuperatorie’, cioè quelle in cui il debitore contesta la cartella come primo atto con cui viene a conoscenza della pretesa, a causa di vizi di notifica degli atti precedenti. In quel caso, la legittimazione passiva è concorrente tra agente della riscossione ed ente creditore. Non essendo questa la fattispecie del caso in esame, la regola generale trova piena applicazione.

Conclusioni

La sentenza in commento offre un’importante lezione pratica: prima di impugnare una cartella di pagamento, è essenziale individuare correttamente il soggetto contro cui rivolgere l’azione. In una opposizione all’esecuzione che contesta il merito della pretesa, citare in giudizio il solo ente creditore, omettendo l’agente della riscossione, conduce a una declaratoria di inammissibilità della domanda, con la conseguenza di vanificare ogni sforzo difensivo e di essere condannati al pagamento di tutte le spese legali. Un errore procedurale che può costare caro e che sottolinea l’importanza di una consulenza legale specializzata sin dalle prime fasi del contenzioso.

In un’opposizione all’esecuzione contro una cartella di pagamento, chi deve essere citato in giudizio?
Secondo la sentenza, l’unico soggetto dotato di legittimazione passiva è l’agente della riscossione, in quanto titolare esclusivo dell’azione esecutiva. L’ente creditore non è un litisconsorte necessario.

Cosa succede se si cita in giudizio l’ente creditore (es. il Comune) invece dell’agente della riscossione?
L’azione viene dichiarata inammissibile per difetto di legittimazione passiva del convenuto. La conseguenza è la cassazione senza rinvio della sentenza, poiché la domanda non poteva essere proposta contro quel soggetto, con l’annullamento di tutti gli effetti delle precedenti pronunce di merito.

La Corte di Cassazione può dichiarare inammissibile un’azione per questo motivo anche se i giudici precedenti non l’hanno fatto?
Sì, il difetto di legittimazione processuale passiva è una questione che può essere rilevata d’ufficio in ogni stato e grado del processo, anche per la prima volta in Cassazione, a meno che non si sia formato un giudicato interno sul punto (cioè una decisione specifica e non impugnata sulla questione).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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