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Opposizione a sollecito: i termini per agire

La Corte di Cassazione chiarisce i termini per l’opposizione a sollecito di pagamento. Se si contesta la mancata notifica della cartella originaria, si tratta di opposizione agli atti esecutivi con termine di 20 giorni. Se si eccepisce la prescrizione del credito, si agisce con l’opposizione all’esecuzione, senza un termine di decadenza. Nel caso di specie, il ricorso del contribuente è stato respinto per tardività dell’azione contro i vizi formali.

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Pubblicato il 4 dicembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Opposizione a Sollecito di Pagamento: Guida ai Termini Corretti

Ricevere un sollecito di pagamento per vecchie multe stradali può generare confusione e preoccupazione. È fondamentale, tuttavia, conoscere gli strumenti legali a disposizione e, soprattutto, i termini perentori per agire. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione illumina la via, chiarendo la differenza cruciale tra contestare la prescrizione del debito e lamentare vizi formali come la mancata notifica. Comprendere questa distinzione è il primo passo per una corretta opposizione a sollecito e per evitare di perdere i propri diritti per un mero errore procedurale.

Il Caso: Dalla Multa al Ricorso in Cassazione

Un automobilista si vedeva recapitare un sollecito di pagamento da parte dell’Agenzia delle Entrate Riscossione, relativo a diverse cartelle esattoriali per violazioni del Codice della Strada. Ritenendo che le pretese fossero illegittime, proponeva opposizione davanti al Giudice di Pace, lamentando sia l’intervenuta prescrizione dei crediti sia la mancata notifica delle cartelle originarie.

Inizialmente, il Giudice di Pace accoglieva le sue ragioni. Tuttavia, la decisione veniva riformata in appello. Il Tribunale, pur riconoscendo la prescrizione per una delle cartelle, dichiarava inammissibile la contestazione sulla mancata notifica delle altre. La ragione? Secondo il giudice d’appello, tale vizio andava fatto valere con una specifica azione, l’opposizione agli atti esecutivi, entro il termine di 20 giorni dalla conoscenza del sollecito, termine che il cittadino non aveva rispettato. La questione è così giunta all’attenzione della Corte di Cassazione.

La Distinzione Chiave nell’Opposizione a Sollecito

Il cuore della controversia risiede nella corretta qualificazione dell’azione legale intrapresa dal contribuente. Il nostro ordinamento prevede due principali rimedi contro gli atti della riscossione:

Opposizione all’Esecuzione (art. 615 c.p.c.)

Serve a contestare il “diritto” del creditore a procedere. Si utilizza quando si ritiene che il debito non esista, sia stato già pagato o, come in questo caso, si sia estinto per prescrizione. Questo tipo di opposizione non è soggetto a termini di decadenza.

Opposizione agli Atti Esecutivi (art. 617 c.p.c.)

Serve a contestare la “regolarità formale” degli atti. Si utilizza per denunciare vizi procedurali, come ad esempio la mancata notifica della cartella di pagamento che precede il sollecito. Questa azione deve essere esercitata entro un termine perentorio di 20 giorni dal momento in cui si viene a conoscenza dell’irregolarità.

Il Tribunale aveva ritenuto che la lamentela sulla mancata notifica delle cartelle rientrasse in questa seconda categoria, con la conseguente decadenza del ricorrente dal diritto di farla valere.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha confermato la decisione del Tribunale, rigettando il ricorso del cittadino. I giudici hanno richiamato un principio consolidato, espresso in una precedente pronuncia delle Sezioni Unite (sent. n. 22080/2017), che traccia una linea netta tra i due tipi di opposizione.

La Corte ha spiegato che, quando si riceve un atto della riscossione, come un sollecito di pagamento, e si intende contestare un vizio formale della procedura (es. la mancata notifica dell’atto presupposto, cioè la cartella), si sta proponendo un’opposizione agli atti esecutivi. Di conseguenza, si deve rispettare il termine di decadenza di 20 giorni. Il cittadino, non avendo fornito prova di aver agito tempestivamente, ha perso la possibilità di far valere quel vizio.

Diverso è il discorso per la prescrizione. L’eccezione di prescrizione quinquennale, che attiene all’esistenza stessa del diritto di credito, può essere sollevata tramite l’opposizione all’esecuzione, senza limiti di tempo. Il Tribunale, infatti, aveva correttamente esaminato e accolto tale eccezione per una delle cartelle, il cui verbale risaliva a oltre cinque anni prima della notifica.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per il Cittadino

L’ordinanza in esame offre una lezione fondamentale: di fronte a un sollecito di pagamento, il tempo è un fattore critico. È essenziale distinguere la natura delle proprie contestazioni:

1. Vizi di merito (es. prescrizione, pagamento già effettuato): Si possono far valere con l’opposizione all’esecuzione (art. 615 c.p.c.), senza scadenze perentorie.
2. Vizi di forma (es. mancata notifica della cartella): Vanno contestati con l’opposizione agli atti esecutivi (art. 617 c.p.c.) entro il termine tassativo di 20 giorni dalla ricezione dell’atto.

Ignorare questa distinzione e agire tardivamente per contestare i vizi formali significa perdere irrimediabilmente la possibilità di difendersi su quel fronte, anche se la contestazione fosse, nel merito, fondata. Pertanto, è sempre consigliabile consultare un professionista non appena si riceve un atto dall’Agente della riscossione.

Quali sono i diversi tipi di opposizione a un sollecito di pagamento?
Esistono due rimedi principali: l’opposizione all’esecuzione (art. 615 c.p.c.) per contestare il diritto del creditore a procedere (es. per prescrizione del debito), che non ha termini di decadenza; e l’opposizione agli atti esecutivi (art. 617 c.p.c.) per contestare la regolarità formale degli atti (es. mancata notifica della cartella), da proporre entro il termine perentorio di 20 giorni.

Entro quale termine va contestata la mancata notifica di una cartella esattoriale quando si riceve un sollecito?
La contestazione della mancata notifica della cartella esattoriale è considerata un’opposizione agli atti esecutivi e deve essere proposta entro il termine di decadenza di 20 giorni dalla data in cui si è avuta conoscenza del vizio, tipicamente dalla ricezione del sollecito di pagamento.

La prescrizione del debito si può far valere in qualsiasi momento?
Sì, la prescrizione del credito è un fatto estintivo che riguarda il diritto stesso di procedere all’esecuzione. Può essere fatta valere con l’opposizione all’esecuzione (art. 615 c.p.c.), che non è soggetta a un termine di decadenza e può essere proposta anche dopo i 20 giorni dalla ricezione del sollecito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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