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Opponibilità decreto ingiuntivo: la Cassazione chiarisce

Una società creditrice chiede di essere ammessa al passivo di un fallimento sulla base di un decreto ingiuntivo, la cui opposizione era stata dichiarata estinta. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 4807/2024, ha stabilito che l’opponibilità del decreto ingiuntivo al fallimento è subordinata alla scadenza del termine semestrale per impugnare l’ordinanza di estinzione, qualora questa non sia stata notificata. Il termine breve di trenta giorni non si applica, poiché l’ordinanza ha natura sostanziale di sentenza e il decreto non era ancora definitivo al momento della dichiarazione di fallimento.

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Opponibilità Decreto Ingiuntivo al Fallimento: Quando Diventa Definitivo?

L’opponibilità del decreto ingiuntivo al fallimento del debitore rappresenta un tema cruciale che interseca procedura civile e diritto fallimentare. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 4807/2024) ha fornito chiarimenti fondamentali sui termini per l’impugnazione di un’ordinanza di estinzione del giudizio di opposizione, stabilendo quando il decreto può considerarsi definitivo e, quindi, azionabile nei confronti della massa fallimentare. Questo intervento è di vitale importanza per creditori e curatori, poiché definisce con precisione i presupposti di validità di un titolo esecutivo in una procedura concorsuale.

I Fatti del Caso: Debitore Fallito e Decreto Ingiuntivo

Una società creditrice aveva ottenuto un decreto ingiuntivo nei confronti di una società di trasporti per un credito significativo, garantito da ipoteca. La società debitrice aveva proposto opposizione a tale decreto. Durante il giudizio di opposizione, il tribunale aveva pronunciato un’ordinanza che dichiarava l’estinzione del processo.
Successivamente, la società di trasporti veniva dichiarata fallita. La società creditrice, ritenendo che il decreto ingiuntivo fosse ormai definitivo a seguito dell’ordinanza di estinzione, chiedeva di essere ammessa allo stato passivo del fallimento per il proprio credito. Il Tribunale accoglieva la richiesta, sostenendo che il termine breve di trenta giorni per impugnare l’ordinanza di estinzione fosse già scaduto al momento della dichiarazione di fallimento, rendendo il decreto ingiuntivo esecutivo.
Il Fallimento, non condividendo questa interpretazione, proponeva ricorso per cassazione.

La Questione Giuridica: Termine Breve o Lungo per l’Impugnazione?

Il cuore della controversia verteva sull’individuazione del corretto termine per impugnare l’ordinanza di estinzione del giudizio di opposizione. Secondo il Tribunale, si applicava il termine breve di trenta giorni, decorrente dalla data dell’udienza in cui l’ordinanza era stata pronunciata. Secondo il Fallimento ricorrente, invece, in assenza di notifica del provvedimento, doveva applicarsi il termine lungo semestrale previsto dall’art. 327 c.p.c., decorrente dal deposito dell’ordinanza.
La differenza non è di poco conto: se fosse stato applicabile il termine lungo, questo non sarebbe ancora scaduto alla data del fallimento, con la conseguenza che il decreto ingiuntivo non sarebbe stato ancora definitivo e, pertanto, non opponibile alla massa dei creditori.

L’Importanza della Definitività per l’Opponibilità del Decreto Ingiuntivo

Un decreto ingiuntivo diventa un titolo opponibile alla massa fallimentare solo dopo che sono scaduti i termini per l’impugnazione del provvedimento di estinzione dell’opposizione. Fino a quel momento, il credito non è accertato in via definitiva e non può essere fatto valere nel contesto della procedura concorsuale. La corretta individuazione del dies a quo e della durata del termine di impugnazione è quindi decisiva per stabilire l’opponibilità del decreto ingiuntivo.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del Fallimento, cassando la decisione del Tribunale. I giudici di legittimità hanno ribadito un principio consolidato: l’ordinanza con cui un tribunale in composizione monocratica dichiara l’estinzione del processo è assimilabile a una sentenza. Di conseguenza, per la sua impugnazione valgono le stesse regole.
La Corte ha chiarito che, ai sensi dell’art. 308 c.p.c., il termine breve per proporre appello decorre solo ed esclusivamente dalla notificazione dell’ordinanza ad istanza di parte. In assenza di tale notifica, si applica il termine lungo di sei mesi dal deposito del provvedimento, come stabilito dall’art. 327 c.p.c.
È stato inoltre precisato che il principio secondo cui le ordinanze pronunciate in udienza si ritengono conosciute dalle parti presenti (art. 176, comma 2, c.p.c.) non è applicabile per far decorrere il termine di impugnazione di un provvedimento che, come in questo caso, ha natura decisoria e sostanziale di sentenza.
Poiché nel caso di specie l’ordinanza di estinzione non era stata notificata e il termine semestrale non era ancora spirato al momento della dichiarazione di fallimento, il decreto ingiuntivo non aveva acquisito il carattere della definitività e non poteva essere opposto alla massa fallimentare.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La pronuncia della Cassazione rafforza la tutela della massa dei creditori, assicurando che solo i crediti accertati con provvedimenti definitivi possano essere ammessi al passivo fallimentare. Per i creditori che agiscono in via monitoria, emerge la chiara indicazione pratica di notificare sempre il provvedimento che definisce il giudizio di opposizione (sia esso di estinzione, rigetto o accoglimento) per far decorrere il termine breve di impugnazione e ottenere così più rapidamente un titolo stabile e opponibile a terzi, inclusa la procedura fallimentare del debitore.

Quando un’ordinanza che estingue l’opposizione a decreto ingiuntivo diventa definitiva se non viene notificata?
Diventa definitiva solo dopo la scadenza del termine lungo di impugnazione di sei mesi, che decorre dalla data di deposito del provvedimento. Il termine breve di trenta giorni si applica solo se l’ordinanza viene formalmente notificata a istanza di parte.

Il principio secondo cui le ordinanze pronunciate in udienza si ritengono conosciute dalle parti si applica per far decorrere il termine di impugnazione?
No, la Corte di Cassazione ha chiarito che questo principio non si applica ai fini della decorrenza del termine per impugnare provvedimenti che, pur avendo la forma dell’ordinanza, hanno natura sostanziale di sentenza, come quella che dichiara l’estinzione del giudizio di opposizione.

Che valore ha un certificato della cancelleria che attesta la mancata impugnazione di un provvedimento?
Ha un valore limitato. La Corte ha sottolineato che tali certificati non possono sostituire la verifica giurisdizionale sulla corretta individuazione del mezzo di impugnazione e dei relativi termini. L’accertamento del passaggio in giudicato è un’attività riservata al giudice e non può essere delegata alla cancelleria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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