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Opponibilità cessione crediti: la Cassazione decide

Una società di factoring si è vista negare l’opponibilità di una cessione di crediti nei confronti del fallimento di un’impresa cliente. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 7415/2024, ha riformato la decisione di merito, accogliendo quasi tutti i motivi di ricorso. L’ordinanza chiarisce punti fondamentali sull’opponibilità cessione crediti, stabilendo che un timbro postale può conferire data certa anche se apposto sul retro di un documento e che, per l’opponibilità, è sufficiente la prova del pagamento parziale del corrispettivo, non necessariamente riferito a specifici crediti. La causa è stata rinviata alla Corte d’Appello per un nuovo esame.

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Opponibilità Cessione Crediti al Fallimento: Le Ultime dalla Cassazione

L’opponibilità cessione crediti a una procedura fallimentare rappresenta un tema cruciale per le società di factoring e per la certezza dei rapporti commerciali. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti fondamentali sui requisiti necessari per rendere efficace una cessione di crediti nei confronti del curatore fallimentare, soffermandosi in particolare sui concetti di data certa e prova del pagamento.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da un contratto di factoring stipulato nel 1991 tra una società, poi fallita, e un’impresa di factoring. A seguito del fallimento, il curatore aveva agito contro la società di factoring per ottenere la restituzione di una somma incassata dopo la dichiarazione di fallimento, ma relativa a crediti ceduti in precedenza.

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano dato ragione al Fallimento, ritenendo la cessione dei crediti inopponibile. Le corti di merito avevano motivato la loro decisione sulla base di due rilievi principali: la mancanza di data certa delle cessioni e l’assenza di prova, fornita con atto anch’esso di data certa, che il factor avesse pagato il corrispettivo di quegli specifici crediti prima della sentenza dichiarativa di fallimento.

La Decisione della Cassazione sull’Opponibilità Cessione Crediti

La società di factoring ha presentato ricorso in Cassazione, basandolo su cinque distinti motivi. La Suprema Corte ha dichiarato inammissibile il primo motivo ma ha accolto gli altri quattro, cassando la sentenza impugnata e rinviando la causa alla Corte d’Appello per un nuovo giudizio.

Vediamo in dettaglio i punti salienti della decisione:

* Data Certa e Timbro Postale: La Corte ha ritenuto fondato il motivo con cui si contestava la decisione d’appello di negare valore di data certa a un timbro postale apposto sul retro di un documento. Secondo gli Ermellini, questa posizione contrasta con la giurisprudenza consolidata della stessa Cassazione, la quale riconosce la validità del timbro postale per attribuire data certa a una scrittura.

* Cessione di Crediti Futuri in Massa: Anche il motivo relativo alla data certa della cessione in massa di crediti futuri è stato accolto. La ricorrente sosteneva che la scrittura prodotta costituisse un atto di data certa idoneo a rappresentare la cessione, e la Corte ha condiviso questa impostazione.

* Prova del Pagamento: Uno dei punti più significativi riguarda la prova del pagamento del corrispettivo. La Corte d’Appello aveva richiesto una prova restrittiva, ovvero che il pagamento fosse riferibile “proprio a quei determinati crediti oggetto del presente giudizio e non altri”. La Cassazione ha bocciato questa interpretazione, affermando che per l’opponibilità cessione crediti è sufficiente dimostrare che sia intervenuto, in tutto o in parte, il pagamento del corrispettivo, senza necessità di un collegamento specifico e puntuale con ogni singolo credito ceduto.

* Omesso Esame di un Fatto Decisivo: Infine, è stato accolto il motivo che denunciava il mancato esame, da parte dei giudici di merito, di un documento prodotto (una comunicazione bancaria) che avrebbe potuto provare l’avvenuto pagamento di parte dei crediti ceduti prima della dichiarazione di fallimento.

Le Motivazioni

La ratio decidendi della Corte si fonda sulla corretta interpretazione della Legge n. 52/1991 sul factoring e dell’art. 2704 c.c. sulla data della scrittura privata. La Cassazione ribadisce un principio di favore verso la circolazione dei crediti d’impresa, semplificando gli oneri probatori a carico del cessionario (il factor). Richiedere una prova del pagamento specificamente riferita a ogni singolo credito ceduto, specialmente in operazioni di cessione in massa, costituirebbe un ostacolo eccessivo e contrario alla logica del contratto di factoring. Allo stesso modo, la valorizzazione del timbro postale come strumento per ottenere la data certa risponde a esigenze di praticità e snellezza operativa, in linea con la giurisprudenza precedente.

Le Conclusioni

Questa ordinanza rafforza la tutela delle società di factoring, chiarendo in modo inequivocabile i requisiti per l’opponibilità cessione crediti al fallimento del cedente. Le imprese che operano nel settore possono ora contare su due principi cardine: il timbro postale è uno strumento valido per ottenere la data certa e la prova del pagamento del corrispettivo non richiede una correlazione analitica con ogni credito ceduto, essendo sufficiente dimostrare l’avvenuto pagamento, anche parziale. La decisione avrà importanti implicazioni pratiche, rendendo più sicure e fluide le operazioni di factoring, strumento essenziale per la liquidità delle imprese.

Un timbro postale apposto sul retro bianco di un documento può fornire la data certa alla cessione di un credito?
Sì, secondo la Corte di Cassazione, l’assunto per cui la data certa non possa ricavarsi dal timbro postale apposto su una pagina bianca costituente il retro del documento contrasta con la giurisprudenza consolidata.

Per rendere opponibile una cessione di crediti al fallimento, il pagamento del corrispettivo da parte del cessionario deve essere specificamente riferito ai singoli crediti ceduti?
No, la Corte ha stabilito che ai fini dell’opponibilità della cessione non è necessario che i pagamenti siano espressamente riferiti ai crediti ceduti, ma è sufficiente che sia intervenuto, in tutto o in parte, il pagamento del corrispettivo della cessione.

La Corte d’Appello può ignorare un documento che potrebbe provare il pagamento di crediti ceduti prima del fallimento?
No, la Cassazione ha ritenuto fondato il motivo di ricorso per omesso esame, poiché la Corte d’Appello non aveva verificato se la data certa del pagamento di parte dei crediti potesse ricavarsi da un documento prodotto dall’appellante, come una conferma di bonifico bancario.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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