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Operazioni sospette: obbligo di segnalazione bancaria

La Corte di Cassazione ha annullato la decisione di una Corte d’Appello che aveva escluso la responsabilità di un direttore di filiale per la mancata segnalazione di operazioni sospette. La Suprema Corte ha stabilito che l’obbligo di segnalazione non richiede la prova di un illecito, ma scaturisce da una valutazione complessiva di tutti gli indici di anomalia (come importi elevati, trasferimenti contestuali, controparti estere), imponendo un approccio olistico e non frammentato alla gestione del rischio di riciclaggio.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto Bancario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Operazioni Sospette: La Cassazione Rafforza l’Obbligo di Segnalazione per le Banche

L’individuazione e la segnalazione di operazioni sospette rappresentano un pilastro fondamentale della normativa antiriciclaggio. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito con forza i principi che governano questo delicato compito, sottolineando come l’obbligo di segnalazione per un intermediario finanziario non si basi sulla certezza di un reato, ma su una valutazione complessiva e prudenziale di tutti gli indici di anomalia disponibili. La sentenza in esame chiarisce che un approccio frammentario, che analizza ogni singolo elemento in isolamento, non è sufficiente a esonerare da responsabilità.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da una sanzione amministrativa di oltre 250.000 euro inflitta dal Ministero dell’Economia e delle Finanze al responsabile di una filiale bancaria. La contestazione riguardava l’omessa segnalazione all’Ufficio Italiano Cambi (UIC) di una serie di operazioni sospette avvenute tra il 2005 e il 2007. Le operazioni, per un valore complessivo di oltre 5 milioni di euro, erano state effettuate da due correntisti e presentavano diverse anomalie: numerose movimentazioni di accredito e addebito tramite assegni e contanti, spesso per importi a cifra tonda, e il coinvolgimento di soggetti pluripregiudicati e di una banca con sede a San Marino.

Inizialmente, la Corte d’Appello aveva annullato la sanzione, ritenendo che non fosse provato che l’operatore bancario fosse a conoscenza della qualità dei beneficiari degli assegni e che, all’epoca dei fatti, San Marino non era ancora formalmente inserito in una black list, godendo di un regime di equiparazione alle banche italiane.

Le Operazioni Sospette e la Valutazione Complessiva

Il Ministero ha impugnato la decisione della Corte d’Appello dinanzi alla Cassazione, sostenendo tre motivi principali. In sintesi, il ricorrente ha lamentato che i giudici di secondo grado avessero errato nel valutare singolarmente gli indici di anomalia (destinatari degli assegni, operatività con San Marino), senza considerarli nel loro complesso. L’obbligo di segnalazione, secondo il Ministero, sorge da una valutazione globale che tenga conto della molteplicità dei trasferimenti, della loro contestualità e di altre caratteristiche atipiche, come previsto dalla normativa e dal cosiddetto “Decalogo della Banca d’Italia”.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto integralmente il ricorso del Ministero, cassando la sentenza impugnata e rinviando la causa alla Corte d’Appello per un nuovo esame. Il ragionamento dei giudici di legittimità è cruciale per comprendere la portata degli obblighi antiriciclaggio.

La Corte ha chiarito che lo scopo della normativa non è reprimere fatti illeciti già accertati, ma prevenire l’utilizzo del sistema finanziario per scopi di riciclaggio. La segnalazione è uno strumento di gestione del rischio, una comunicazione utile a innescare ulteriori indagini da parte delle autorità competenti.

Il processo cognitivo che porta alla segnalazione deve essere complesso e basato sulla valutazione congiunta di molteplici fattori:

1. Connotati Oggettivi: Caratteristiche, entità e natura dell’operazione, come la molteplicità di trasferimenti, l’uso di importi a cifra tonda e operazioni non coerenti con il profilo economico del cliente.
2. Profili Soggettivi: Tipologia dei rapporti tra le parti, capacità economica e attività svolta dal cliente.
3. Altre Circostanze: Qualsiasi altra informazione a disposizione dell’intermediario, come l’operatività con controparti situate in paesi extra-UE con regimi antiriciclaggio non equivalenti, anche se non formalmente inseriti in black list.

La Cassazione ha specificato che non spetta all’operatore bancario condurre indagini preliminari per verificare l’effettiva provenienza illecita dei fondi. Il suo compito è piuttosto quello di applicare un giudizio obiettivo sull’idoneità delle operazioni a eludere la normativa, basandosi sugli elementi a sua disposizione. Il dubbio espresso dalla Corte d’Appello sul fatto che la notorietà dei precedenti penali dei beneficiari fosse nota all’operatore è stato giudicato irrilevante. L’obbligo di segnalazione prescinde da tale conoscenza e si fonda sull’analisi complessiva dell’operatività.

Le Conclusioni

L’ordinanza riafferma un principio fondamentale: la valutazione del sospetto di riciclaggio deve essere olistica. Gli intermediari finanziari non possono giustificare una mancata segnalazione scomponendo un quadro anomalo in singoli elementi apparentemente leciti. Devono, al contrario, considerare l’operazione nella sua globalità, tenendo conto di tutte le circostanze conosciute, come indicato anche dalle linee guida della Banca d’Italia. Questa decisione serve da monito per tutti gli operatori del settore, richiamandoli a un dovere di diligenza e a una valutazione approfondita e non superficiale dei profili di rischio, in linea con la finalità preventiva della disciplina antiriciclaggio.

Quando sorge per una banca l’obbligo di segnalare operazioni sospette?
L’obbligo di segnalazione sorge non dalla certezza che sia stato commesso un reato, ma da una valutazione complessiva di elementi oggettivi (caratteristiche, entità, natura dell’operazione) e soggettivi (profilo del cliente) che, nel loro insieme, generano un sospetto sulla possibile provenienza illecita dei fondi.

L’operatore bancario deve fare indagini sul passato criminale dei clienti per decidere se segnalare un’operazione?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che non spetta all’intermediario effettuare indagini. Il suo dovere è valutare l’operazione sulla base delle informazioni a sua disposizione, come i pattern transazionali e il profilo economico-finanziario del cliente, senza la necessità di accertare se i precedenti penali di una controparte siano un fatto notorio.

Operare con una banca in un paese non ancora inserito in una ‘black list’ è di per sé un elemento che esclude il sospetto?
No, non lo esclude. Secondo la Corte, operare con controparti situate in un paese extra-UE con un regime antiriciclaggio notoriamente non equivalente costituisce un indice di anomalia da considerare nella valutazione complessiva, anche se quel paese non è stato ancora formalmente inserito in una ‘black list’ ufficiale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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