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Operazioni con parti correlate: quando si applicano

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 8440/2024, ha stabilito che la disciplina sulle operazioni con parti correlate si applica fin dalla fase preparatoria e non solo al momento della delibera formale. Nel caso esaminato, un amministratore, considerato parte correlata, si era dimesso pochi istanti prima della votazione del Consiglio di Amministrazione su un’operazione da lui stesso proposta. La Corte ha cassato la decisione di merito che aveva annullato le sanzioni dell’Autorità di Vigilanza, affermando il principio della prevalenza della sostanza sulla forma. La tutela degli investitori e del mercato richiede che le garanzie procedurali (come il parere del comitato di amministratori indipendenti) siano attivate durante l’intera fase istruttoria, poiché l’influenza della parte correlata si esercita già in quel momento, a prescindere dalla sua carica formale al momento del voto finale.

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Operazioni con Parti Correlate: La Sostanza Vince sulla Forma secondo la Cassazione

La gestione delle operazioni con parti correlate rappresenta uno degli aspetti più delicati nella vita di una società quotata, poiché tocca il cuore della trasparenza e della tutela degli investitori. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 8440/2024) ha fornito un chiarimento fondamentale: le procedure di garanzia previste dalla legge non possono essere aggirate con espedienti formali, come le dimissioni strategiche di un amministratore. Il principio della prevalenza della sostanza sulla forma è la chiave di volta per interpretare correttamente la normativa.

Il Caso: Una Dismissione Controversa e le Dimissioni Strategiche

I fatti al centro della controversia riguardano una società quotata che ha ricevuto una proposta di disinvestimento da una sua importante partecipazione. A presentare la proposta è stato il suo stesso vicepresidente esecutivo, il quale era anche ex socio e presidente della società target dell’operazione, configurandosi quindi come “parte correlata”.

Il punto cruciale è avvenuto durante la seduta del Consiglio di Amministrazione convocata per approvare l’operazione: pochi istanti prima della discussione e della votazione, il vicepresidente si è dimesso con effetto immediato. Successivamente, il CdA ha approvato l’operazione. L’Autorità di Vigilanza sui mercati finanziari, ritenendo violate le norme a tutela delle operazioni con parti correlate, ha irrogato pesanti sanzioni sia alla società che ai suoi amministratori e sindaci. A loro avviso, la società avrebbe dovuto attivare le procedure speciali di approvazione, che includono il parere preventivo di un comitato di amministratori indipendenti, ben prima della delibera finale.

La Decisione della Corte d’Appello

In un primo momento, la Corte d’Appello aveva dato ragione alla società, annullando le sanzioni. Il ragionamento dei giudici di merito si era basato su un’interpretazione strettamente formale: al momento esatto della delibera, il proponente non ricopriva più la carica di amministratore e, pertanto, non poteva più essere qualificato come “parte correlata”. Secondo questa visione, non essendoci una parte correlata al momento del voto, non vi era stata alcuna violazione.

Le Motivazioni della Cassazione: Analisi delle operazioni con parti correlate

La Corte di Cassazione ha ribaltato completamente questa prospettiva, accogliendo il ricorso dell’Autorità di Vigilanza. La Suprema Corte ha affermato un principio di diritto cruciale: la disciplina sulle operazioni con parti correlate non si attiva solo nell’istante della votazione finale, ma copre l’intera fase che precede la delibera.

Le motivazioni della sentenza si fondano sui seguenti pilastri:

1. Finalità della Normativa: Le regole sulle OPC (art. 2391-bis c.c. e regolamenti attuativi) mirano a neutralizzare i potenziali conflitti di interesse che possono danneggiare la società e gli azionisti di minoranza. Questa tutela deve essere effettiva e non meramente formale.
2. Prevalenza della Sostanza sulla Forma: Le dimissioni rassegnate pochi istanti prima della delibera sono state considerate un atto formalmente legittimo ma sostanzialmente elusivo della normativa. L’influenza del vicepresidente sull’operazione era già stata ampiamente esercitata nella fase preparatoria e istruttoria, ovvero quando ha presentato la proposta, contribuito agli approfondimenti e orientato le scelte iniziali.
3. Il Momento Rilevante: La verifica sulla presenza di una parte correlata deve essere compiuta ben prima della riunione deliberativa. Le garanzie procedurali, come la richiesta di parere al comitato di indipendenti, devono essere attivate sin dal momento in cui l’operazione viene sottoposta all’organo amministrativo per la sua valutazione. Attendere il momento della votazione finale svuoterebbe di significato l’intera disciplina.

La Cassazione ha sottolineato come la fase istruttoria sia prodromica e fondamentale per l’approvazione finale. È in questa fase che si formano le basi informative e valutative della decisione. Permettere a una parte correlata di influenzare questo processo per poi “sfilarsi” un attimo prima del voto significherebbe vanificare lo scopo della legge.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per le Società Quotate

La sentenza n. 8440/2024 invia un messaggio inequivocabile agli organi di amministrazione e controllo delle società quotate. La gestione delle operazioni con parti correlate richiede un approccio sostanziale e non formalistico. Le società devono dotarsi di procedure interne che identifichino e gestiscano il potenziale conflitto di interessi fin dal primo momento in cui un’operazione emerge.

In pratica, questo significa che:

* La qualifica di “parte correlata” va valutata in relazione all’intero iter dell’operazione.
* Le procedure di garanzia (pareri di comitati indipendenti, adeguata informativa, ecc.) devono essere attivate tempestivamente, non appena un’operazione con una parte correlata viene presa in considerazione.
* Gli amministratori e i sindaci non possono limitarsi a una verifica formale della carica al momento del voto, ma devono vigilare sulla correttezza sostanziale dell’intero processo decisionale.

Ignorare questi principi espone la società e i suoi esponenti a rischi significativi, non solo in termini di sanzioni da parte delle autorità di vigilanza, ma anche di responsabilità verso la società e i suoi stakeholder.

Quando iniziano ad applicarsi le regole sulle operazioni con parti correlate?
Le regole e le procedure di tutela devono essere adottate in una fase anteriore a quella della delibera dell’organo gestorio, ovvero durante la fase istruttoria che precede e prepara l’approvazione dell’operazione. Non si applicano solo al momento del voto finale.

Le dimissioni di un amministratore ‘parte correlata’ prima della delibera finale sono sufficienti a eludere la disciplina di tutela?
No. Secondo la Corte di Cassazione, una tale condotta non è sufficiente a escludere l’applicazione della disciplina, in quanto vige il principio della prevalenza della sostanza sulla forma. L’influenza della parte correlata è già stata esercitata nelle fasi preparatorie dell’operazione.

Quale principio guida l’interpretazione delle norme sulle operazioni con parti correlate?
Il principio guida è quello della ‘prevalenza della sostanza sulla forma’. L’attenzione deve essere rivolta alla sostanza del rapporto e al potenziale conflitto di interessi, non semplicemente alla forma giuridica o alla carica ricoperta in un dato istante.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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