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Operatore qualificato: obblighi banca ridotti

Un investitore, anche promotore finanziario, ha citato in giudizio la sua banca per presunti illeciti in operazioni di investimento, tra cui conflitto di interessi e inadeguatezza. La Corte d’Appello ha respinto gran parte delle sue richieste, affermando che il suo status di operatore qualificato riduce gli obblighi informativi a carico dell’intermediario. La Corte ha ritenuto le azioni del cliente prescritte per le operazioni più datate e ha confermato che il suo elevato profilo di rischio e la sua esperienza rendevano gli investimenti adeguati. L’appello è stato accolto solo sulla misura degli interessi legali dovuti su una somma precedentemente liquidata.

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Pubblicato il 17 maggio 2025 in Diritto Bancario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Operatore qualificato: quando si riducono gli obblighi della banca?

Un recente caso giudiziario ha messo in luce un principio fondamentale nel diritto bancario: gli obblighi informativi di un intermediario finanziario si attenuano di fronte a un cliente che possiede lo status di operatore qualificato. Un investitore con comprovata esperienza e professionalità non può invocare le stesse tutele di un risparmiatore comune, come stabilito da una sentenza della Corte d’Appello.

I Fatti di Causa: L’investitore contro l’istituto di credito

Un cliente, con un rapporto di lunga data con un noto istituto di credito, ha avviato una causa contestando la validità di numerose operazioni di investimento effettuate tra il 2007 e il 2014. Le accuse spaziavano dalla presunta falsità delle sottoscrizioni su alcuni ordini, alla violazione delle norme sul conflitto di interessi, fino alla contestazione dell’adeguatezza degli investimenti rispetto al suo profilo.

In primo grado, il Tribunale aveva accolto solo parzialmente le sue domande, riconoscendo la falsità di alcune firme relative a un titolo specifico e condannando la banca a un risarcimento. Tuttavia, aveva respinto tutte le altre pretese, sottolineando l’esperienza del cliente, iscritto all’albo dei promotori finanziari, e la sua intensa e diversificata attività di trading, che dimostrava un’elevata propensione al rischio.

La Decisione della Corte: il ruolo chiave dell’operatore qualificato

La Corte d’Appello, chiamata a riesaminare il caso, ha largamente confermato la decisione di primo grado, rigettando quasi tutti i motivi di appello dell’investitore. Il fulcro della decisione ruota attorno al riconoscimento del suo status di operatore qualificato.

La questione del conflitto di interessi e l’operatore qualificato

L’appellante sosteneva che la banca avesse violato le norme sul conflitto di interessi, in particolare per investimenti in titoli emessi da società del gruppo bancario o finanziate dallo stesso. La Corte ha respinto questa doglianza per due ragioni principali. Per le operazioni più vecchie, ha evidenziato che la normativa all’epoca vigente prevedeva deroghe agli obblighi informativi proprio per gli operatori qualificati. Essendo l’investitore un promotore finanziario, rientrava in questa categoria. Per le operazioni più recenti, effettuate tramite internet banking, la Corte ha ritenuto provato il “consenso tacito”, poiché il sistema informatico richiedeva esplicitamente di accettare una clausola sul conflitto di interessi per poter procedere con l’ordine.

Valutazione di adeguatezza e profilo di rischio

Anche la censura relativa all’inadeguatezza degli investimenti è stata respinta. I giudici hanno ritenuto che l’elevatissima propensione al rischio del cliente fosse ampiamente dimostrata non solo dalla sua pregressa e intensa operatività (con centinaia di operazioni e ingenti capitali movimentati), ma anche dalle sue stesse dichiarazioni passate relative all’uso di strumenti finanziari complessi come i derivati. Di conseguenza, gli investimenti contestati, sebbene rischiosi, erano perfettamente in linea con il suo profilo.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni della Corte si fondano su un’analisi rigorosa della normativa e dei fatti. Innanzitutto, è stato dato grande peso alla professionalità del cliente. Un operatore qualificato, per definizione, possiede le conoscenze per comprendere autonomamente i rischi, il che giustifica un alleggerimento dei doveri informativi a carico dell’intermediario.

Inoltre, per molte delle pretese, la Corte ha rilevato l’intervenuta prescrizione decennale del diritto al risarcimento, essendo la causa stata intentata nel 2019 per operazioni risalenti al 2007-2008. La Corte ha anche ritenuto inefficace, ai fini interruttivi della prescrizione, una lettera inviata dal cliente nel 2017, giudicandola troppo generica per costituire una valida richiesta di adempimento. L’unica parziale riforma ha riguardato un aspetto tecnico: la Corte ha riconosciuto all’investitore il diritto a percepire, sulla somma liquidata in primo grado, gli interessi al saggio più elevato previsto dall’art. 1284, comma 4, del Codice Civile, a decorrere dalla data della domanda giudiziale.

Le Conclusioni: Implicazioni pratiche per investitori e intermediari

La sentenza ribadisce un principio cruciale: le tutele previste per gli investitori non sono assolute, ma vanno calibrate sul grado di esperienza e professionalità del cliente. Per un operatore qualificato, l’onere di dimostrare la violazione degli obblighi della banca diventa molto più arduo. Questa decisione serve da monito per gli investitori esperti: la loro competenza li pone su un piano diverso rispetto ai risparmiatori retail, con una conseguente maggiore responsabilità nelle scelte di investimento e minori appigli legali in caso di perdite. Per gli intermediari, conferma l’importanza di una corretta profilatura del cliente, ma offre anche una difesa solida quando operano con controparti professionali.

Quando un investitore viene considerato ‘operatore qualificato’ e quali sono le conseguenze?
Un investitore è considerato ‘operatore qualificato’ quando possiede un livello di esperienza e competenza professionale, come nel caso di un promotore finanziario iscritto all’albo. La conseguenza principale è che gli obblighi informativi dell’intermediario finanziario (la banca) nei suoi confronti sono ridotti, poiché si presume che sia in grado di comprendere autonomamente i rischi.

La banca deve sempre informare il cliente di un conflitto di interessi prima di un’operazione?
In linea generale sì, ma la sentenza chiarisce due eccezioni importanti. Primo, per un operatore qualificato, le normative passate prevedevano specifiche deroghe a questo obbligo. Secondo, nelle operazioni online, se il cliente per procedere deve obbligatoriamente accettare una clausola che lo informa del potenziale conflitto, questo equivale a un consenso e solleva la banca da ulteriori responsabilità.

Come viene valutata l’adeguatezza di un investimento per un cliente esperto?
L’adeguatezza non si valuta in base a un questionario compilato anni prima, ma sulla base del comportamento concreto e della storia operativa del cliente. Nel caso specifico, la Corte ha considerato l’elevatissima propensione al rischio dell’investitore, dimostrata da una lunga storia di operazioni frequenti, rischiose e di importo elevato, ritenendo gli investimenti contestati pienamente coerenti con il suo profilo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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