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Onnicomprensività retribuzione: dirigente pubblico

La Corte di Cassazione ha confermato il principio di onnicomprensività della retribuzione per un dirigente pubblico, negandogli un compenso extra per l’incarico di presidente di una commissione di gara. La Suprema Corte ha stabilito che la retribuzione del dirigente copre qualsiasi incarico conferito dalla propria amministrazione, rigettando il ricorso e confermando l’obbligo di restituire le somme indebitamente percepite.

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Pubblicato il 10 dicembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Onnicomprensività della retribuzione: niente extra per il dirigente pubblico

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, è tornata a pronunciarsi su un tema cruciale nel pubblico impiego: il principio di onnicomprensività della retribuzione dei dirigenti. La Suprema Corte ha chiarito che un dirigente pubblico non ha diritto a compensi aggiuntivi per incarichi svolti su designazione della propria amministrazione, anche se esulano dalle sue mansioni ordinarie. Questa decisione ribadisce la natura onnicomprensiva dello stipendio dirigenziale e le sue implicazioni pratiche.

I Fatti del Contenzioso

Un dirigente amministrativo di un’azienda ospedaliera aveva ricevuto un compenso aggiuntivo per aver ricoperto il ruolo di presidente della commissione aggiudicatrice in una gara d’appalto. Successivamente, l’Azienda Sanitaria Provinciale, succeduta all’azienda ospedaliera, revocava la delibera di liquidazione di tale compenso, ritenendolo non dovuto e chiedendone la restituzione.

Il dirigente si opponeva, ottenendo inizialmente una decisione favorevole dal Tribunale. Tuttavia, la Corte d’Appello ribaltava la sentenza, accogliendo la tesi dell’Azienda Sanitaria e stabilendo l’obbligo di restituzione delle somme. La motivazione della Corte territoriale si fondava sull’applicazione dell’art. 24, comma 3, del D.Lgs. 165/2001, che sancisce il principio di onnicomprensività della retribuzione per i dirigenti pubblici.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

Il dirigente proponeva ricorso in Cassazione affidandosi a tre motivi principali:
1. Inammissibilità dell’appello: Sosteneva che l’atto di appello dell’Azienda Sanitaria fosse generico e non specificasse adeguatamente le parti della sentenza di primo grado che intendeva contestare.
2. Violazione delle norme sulla revoca amministrativa: Argomentava che la delibera di revoca del compenso fosse un atto amministrativo e, come tale, dovesse essere adottata entro un termine ragionevole, che a suo dire era stato superato.
3. Inapplicabilità del principio di onnicomprensività: Riteneva che il principio non si applicasse al suo caso, poiché l’incarico era stato conferito da un’amministrazione di cui non era dipendente e non rientrava nei suoi compiti d’istituto.

L’analisi della Corte sulla onnicomprensività della retribuzione

La Corte di Cassazione ha rigettato tutti i motivi del ricorso, confermando la decisione della Corte d’Appello. Gli Ermellini hanno fornito chiarimenti decisivi su ciascuno dei punti sollevati, consolidando un orientamento giurisprudenziale ormai stabile.

Le Motivazioni della Decisione

In primo luogo, la Corte ha ritenuto infondato il motivo sull’inammissibilità dell’appello, giudicando l’atto conforme ai requisiti di specificità richiesti dalla legge, secondo l’interpretazione fornita dalle Sezioni Unite.

In secondo luogo, ha chiarito la natura giuridica dell’atto di revoca del compenso. Non si tratta di un provvedimento amministrativo soggetto alla Legge 241/1990, ma di un atto di gestione del rapporto di lavoro privatizzato, adottato dall’ente con i poteri e le capacità del privato datore di lavoro. Di conseguenza, non si applicano i limiti temporali previsti per la revoca degli atti amministrativi.

Infine, sul punto centrale della controversia, la Cassazione ha confermato la piena applicabilità del principio di onnicomprensività della retribuzione. La Corte ha accertato che il ricorrente era un dirigente dipendente di un’amministrazione pubblica e che l’incarico era stato conferito nell’ambito del suo rapporto di servizio. Il principio, secondo l’art. 24 del D.Lgs. 165/2001, opera non solo per gli incarichi strettamente legati al proprio ufficio, ma per qualsiasi incarico conferito dall’amministrazione presso cui il dirigente presta servizio o su designazione della stessa. Pertanto, il compenso aggiuntivo non era dovuto.

Le Conclusioni

Con questa ordinanza, la Suprema Corte riafferma con forza che la retribuzione di un dirigente pubblico è, per sua natura, onnicomprensiva. Essa remunera la totalità delle funzioni e delle responsabilità attribuite, inclusi gli incarichi speciali o aggiuntivi disposti dall’amministrazione di appartenenza. Questa interpretazione chiude la porta a possibili rivendicazioni di compensi extra per attività che, sebbene specifiche, rientrano nell’alveo del rapporto di servizio con la Pubblica Amministrazione. La decisione ha importanti implicazioni pratiche, definendo chiaramente i limiti dei diritti economici dei dirigenti e rafforzando gli strumenti delle amministrazioni per il recupero di somme indebitamente erogate.

Un dirigente pubblico ha diritto a un compenso aggiuntivo per un incarico speciale conferito dalla propria amministrazione?
No, secondo la Corte di Cassazione, la retribuzione del dirigente pubblico è regolata dal principio di onnicomprensività. Questo significa che il suo stipendio copre tutti gli incarichi conferiti dall’amministrazione per cui lavora o su sua designazione, senza diritto a compensi extra.

La revoca di un pagamento a un dipendente pubblico è considerata un atto amministrativo?
No. La Corte ha chiarito che la revoca di un compenso erogato nell’ambito di un rapporto di lavoro pubblico privatizzato è un atto di gestione del rapporto di lavoro, compiuto con i poteri di un datore di lavoro privato. Pertanto, non è soggetto ai limiti temporali previsti per la revoca degli atti amministrativi dalla Legge 241/1990.

Cosa significa il principio di onnicomprensività della retribuzione?
Significa che lo stipendio previsto per un dirigente pubblico è inteso a compensare la totalità delle sue funzioni e dei suoi doveri, includendo non solo le mansioni ordinarie del suo ufficio, ma anche qualsiasi altro incarico che gli venga affidato dalla sua amministrazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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