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Oneri condominiali terzo: la delibera non basta

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 27385/2024, ha stabilito un principio fondamentale riguardo agli oneri condominiali dovuti da un terzo non condomino. Il caso riguardava i proprietari di un fondo limitrofo che, pur avendo un diritto di passaggio e un obbligo contrattuale di contribuire alle spese di manutenzione, non erano membri del condominio. La Corte ha chiarito che, sebbene l’obbligo di pagamento sussista, la delibera di approvazione del bilancio condominiale non è una prova sufficiente del credito nei confronti di un terzo. Il condominio deve dimostrare le spese effettivamente sostenute, non potendo opporre al terzo un atto interno al quale quest’ultimo è estraneo.

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Pubblicato il 25 dicembre 2025 in Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Oneri condominiali terzo: quando la delibera assembleare non è prova sufficiente

L’obbligo di contribuire alle spese per le parti comuni di un edificio è un pilastro della vita condominiale. Ma cosa succede quando a dover pagare gli oneri condominiali è un terzo non proprietario di unità immobiliari all’interno del condominio? È il caso, ad esempio, del titolare di un fondo vicino che utilizza una rampa di accesso condominiale. In questo scenario, la semplice approvazione del bilancio da parte dell’assemblea è sufficiente per esigere il pagamento? La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha fornito una risposta chiara e di grande rilevanza pratica.

I Fatti del Caso

La controversia nasce dalla richiesta di pagamento avanzata da un Condominio nei confronti degli eredi del proprietario di un terreno limitrofo. Questi ultimi, pur non essendo condomini, erano contrattualmente obbligati a contribuire alle spese di manutenzione di una rampa condominiale che garantiva loro l’accesso alla proprietà. L’obbligo derivava da una clausola specifica inserita nell’atto di compravendita originario del terreno, stipulato con il costruttore del condominio.

Il Condominio, basandosi su tale clausola, aveva richiesto il pagamento di una somma a titolo di ‘oneri condominiali arretrati’. Gli eredi si erano opposti, sostenendo di non essere condomini e che, in ogni caso, la pretesa non era sufficientemente provata.

La Decisione dei Giudici di Merito

Sia il Giudice di Pace in primo grado che il Tribunale in appello avevano dato ragione al Condominio. I giudici avevano riconosciuto l’esistenza di un obbligo di pagamento basato sul contratto di compravendita. In particolare, il Tribunale aveva qualificato la situazione come un ‘contratto a favore di un terzo’ (il Condominio) e aveva ritenuto che l’approvazione del bilancio da parte dell’assemblea condominiale costituisse titolo sufficiente per pretendere il pagamento, senza che il Condominio dovesse fornire ulteriori prove delle spese effettivamente sostenute.

Le Motivazioni della Cassazione sugli oneri condominiali del terzo

La questione è giunta dinanzi alla Corte di Cassazione, che ha ribaltato la decisione del Tribunale su un punto cruciale: l’onere della prova. La Suprema Corte ha innanzitutto confermato che gli eredi erano effettivamente tenuti al pagamento. La loro obbligazione non sorgeva dalla loro (inesistente) qualità di condomini, ma direttamente dalla clausola contrattuale contenuta nell’atto di acquisto del loro dante causa. Su questo punto, la loro legittimazione passiva era correttamente affermata.

Il punto di svolta della decisione risiede però nell’inefficacia della delibera assembleare nei confronti dei soggetti esterni al condominio. La Corte ha stabilito che la delibera di approvazione del rendiconto è un atto interno alla compagine condominiale, che vincola i soli condomini. Non può, invece, essere opposta a un soggetto terzo, il quale non ha diritto di partecipare all’assemblea, di contestare le voci di spesa o di votare. Di conseguenza, il Condominio che agisce in giudizio per recuperare gli oneri condominiali da un terzo non può limitarsi a produrre la delibera di approvazione del bilancio. Deve, al contrario, fornire la prova concreta delle spese effettivamente sostenute per la manutenzione della parte comune di cui il terzo beneficia (nel caso di specie, la rampa di accesso), ad esempio tramite fatture, contratti d’appalto o altra documentazione contabile idonea.

Le Conclusioni

La sentenza rappresenta un importante principio di garanzia per i soggetti terzi che, per ragioni contrattuali o per la titolarità di diritti reali, sono tenuti a contribuire alle spese di un condominio. L’amministratore non può semplicemente richiedere il pagamento sulla base del bilancio approvato. Deve essere in grado di documentare e provare analiticamente le spese per le quali chiede il contributo. Questa decisione impone una maggiore trasparenza e un rigore probatorio a carico del condominio, bilanciando correttamente gli interessi in gioco e tutelando il terzo da decisioni prese in un contesto a cui è totalmente estraneo.

Un soggetto non condomino può essere obbligato a pagare spese di manutenzione del condominio?
Sì, un soggetto non condomino può essere tenuto a contribuire alle spese di manutenzione se tale obbligo deriva da un titolo specifico, come una clausola in un contratto di compravendita o la costituzione di un diritto reale come una servitù.

La delibera dell’assemblea condominiale è sufficiente per provare il credito verso un terzo non condomino?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che la delibera di approvazione del bilancio è un atto interno che vincola solo i condomini. Per richiedere il pagamento a un terzo, il condominio deve fornire la prova effettiva delle spese sostenute (es. fatture), poiché la delibera non è opponibile a chi non fa parte del condominio.

Chi è il giudice competente per una causa su oneri dovuti da un terzo in base a un contratto?
La competenza si determina in base al valore della causa. Nel caso esaminato, trattandosi di una richiesta di pagamento di una somma di denaro specifica basata su una clausola contrattuale, il Giudice di Pace è stato ritenuto competente poiché l’importo rientrava nei suoi limiti di valore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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