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Onere prova lavoratore agricolo: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 13818/2024, ha rigettato il ricorso di una lavoratrice agricola contro la cancellazione dagli elenchi INPS. La Corte ha ribadito un principio fondamentale: in caso di disconoscimento da parte dell’ente previdenziale, l’onere della prova lavoratore agricolo si sposta su quest’ultimo. Deve essere il lavoratore a dimostrare l’effettiva esistenza, durata e natura del rapporto di lavoro, non potendo fare affidamento su presunte irregolarità procedurali dell’atto di cancellazione dell’INPS, poiché le norme della L. 241/1990 non si applicano in questo contesto.

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Pubblicato il 15 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Onere della prova lavoratore agricolo: la Cassazione chiarisce a chi spetta

Con la recente ordinanza n. 13818 del 17 maggio 2024, la Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi su una questione cruciale per i lavoratori del settore agricolo: l’onere della prova del lavoratore agricolo in caso di cancellazione dagli elenchi di categoria da parte dell’INPS. La decisione conferma un orientamento consolidato, ponendo l’accento sulla natura del rapporto previdenziale e sulle responsabilità probatorie del lavoratore che si vede disconoscere le giornate lavorative.

I Fatti del Caso: La cancellazione dagli elenchi agricoli

Una lavoratrice agricola si era vista rigettare, sia in primo grado che in appello, la domanda volta a ottenere l’accredito di 101 giornate di lavoro per l’anno 2007. La richiesta era stata respinta a seguito della sua cancellazione dagli elenchi dei lavoratori agricoli disposta dall’INPS. La lavoratrice ha quindi proposto ricorso per cassazione, lamentando principalmente vizi procedurali nell’azione dell’ente previdenziale e un’errata ripartizione dell’onere probatorio.

I Motivi del Ricorso e la questione sull’onere della prova del lavoratore agricolo

La ricorrente ha basato la sua difesa su quattro argomenti principali:
1. Violazione dell’obbligo di motivazione: Secondo la lavoratrice, l’atto di cancellazione dell’INPS era illegittimo perché non adeguatamente motivato, in violazione della Legge n. 241/1990.
2. Omesso esame di un fatto decisivo: La Corte d’Appello non avrebbe considerato l’insufficienza delle motivazioni addotte dall’INPS.
3. Violazione dei limiti all’autotutela: L’INPS avrebbe esercitato il suo potere di revoca oltre i termini ragionevoli previsti dalla legge.
4. Errata applicazione dell’onere della prova: La lavoratrice sosteneva che dovesse essere l’INPS a provare le ragioni del disconoscimento, e non il contrario.

Il fulcro della controversia risiede proprio nella determinazione di chi debba fornire la prova del rapporto di lavoro quando l’iscrizione, che ha una funzione di agevolazione probatoria, viene meno.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso, esaminando congiuntamente i primi tre motivi e separatamente il quarto, e fornendo chiarimenti decisivi.

Inapplicabilità della Legge 241/1990 agli Atti Previdenziali

Il punto centrale della decisione è che le norme sul procedimento amministrativo (Legge 241/1990), inclusi l’obbligo di motivazione e i limiti temporali all’esercizio del potere di autotutela, non si applicano agli atti di gestione del rapporto previdenziale. La Corte ha spiegato che le obbligazioni previdenziali nascono ex lege, ovvero direttamente dalla legge, al verificarsi dei presupposti di fatto (l’esistenza di un rapporto di lavoro subordinato).

Il procedimento amministrativo dell’INPS ha una funzione meramente ricognitiva e non costitutiva del diritto. Di conseguenza, eventuali vizi formali del provvedimento di diniego o cancellazione sono irrilevanti. Ciò che conta è la sostanza: l’effettiva esistenza del rapporto di lavoro. L’assicurato non può fondare la sua pretesa su una carente motivazione dell’atto INPS se non è in grado di dimostrare i fatti costitutivi del suo diritto.

L’Onere della prova del lavoratore agricolo dopo il disconoscimento INPS

La Corte ha confermato il suo orientamento costante anche sul quarto motivo, relativo all’onere della prova. L’iscrizione di un lavoratore negli elenchi agricoli ha una funzione di ‘agevolazione probatoria’. Tuttavia, questa agevolazione cessa nel momento in cui l’INPS, a seguito di un controllo, disconosce l’esistenza del rapporto di lavoro.

A seguito del disconoscimento, l’onere della prova del lavoratore agricolo torna ad essere pieno. È il lavoratore che deve dimostrare in giudizio tutti gli elementi costitutivi del suo diritto: l’esistenza, la durata e la natura onerosa del rapporto di lavoro dedotto. La cancellazione dagli elenchi è un atto meramente consequenziale al disconoscimento, e spetta al giudice accertare la realtà dei fatti senza essere vincolato dagli atti di iscrizione o cancellazione.

Nel caso di specie, la lavoratrice non aveva fornito prove sufficienti a dimostrare l’effettivo svolgimento delle 101 giornate di lavoro, e le sue istanze istruttorie erano state giudicate generiche.

Conclusioni

L’ordinanza ribadisce un principio fondamentale per le controversie in materia di lavoro agricolo: la tutela previdenziale è ancorata alla realtà effettiva del rapporto di lavoro e non alla correttezza formale degli atti amministrativi. Quando l’INPS contesta un’iscrizione, il beneficio probatorio decade e la responsabilità di dimostrare il diritto passa interamente sulle spalle del lavoratore. Questa decisione sottolinea l’importanza per i lavoratori agricoli di conservare e produrre in giudizio ogni elemento utile a provare concretamente l’attività svolta (contratti, buste paga, testimonianze, ecc.), poiché non potranno fare affidamento su eventuali vizi procedurali dell’ente per ottenere il riconoscimento dei propri diritti previdenziali.

Quando l’INPS cancella un lavoratore dagli elenchi agricoli, su chi grava l’onere della prova?
In caso di cancellazione o disconoscimento da parte dell’INPS, l’onere di provare l’esistenza, la durata e la natura onerosa del rapporto di lavoro grava interamente sul lavoratore. L’agevolazione probatoria derivante dalla mera iscrizione negli elenchi viene meno.

Le regole sul procedimento amministrativo (Legge 241/1990), come l’obbligo di motivazione, si applicano agli atti dell’INPS in materia previdenziale?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che gli atti di gestione delle obbligazioni previdenziali sono sottratti all’obbligo di motivazione e alle altre regole procedurali della Legge 241/1990, poiché il diritto alla prestazione sorge direttamente dalla legge (ex lege) e non dall’atto amministrativo, che ha natura meramente ricognitiva.

L’iscrizione negli elenchi dei lavoratori agricoli ha sempre valore di prova?
No, l’iscrizione ha una funzione di agevolazione probatoria, ma non costituisce una prova assoluta. Tale agevolazione cessa se l’INPS, a seguito di un controllo, disconosce l’esistenza del rapporto di lavoro. In tal caso, l’iscrizione non è più sufficiente e il lavoratore deve fornire prove concrete del lavoro svolto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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