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Onere probatorio: multa valida se l’area è centro storico

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un automobilista multato per sosta senza ticket. Si è stabilito che, sebbene il Comune abbia l’onere probatorio di dimostrare la legittimità delle strisce blu, il giudice può verificare d’ufficio la natura di centro storico dell’area tramite il piano regolatore. In tal caso, decade l’obbligo di istituire parcheggi gratuiti nelle vicinanze, e l’onere probatorio a carico del cittadino si aggrava, dovendo egli contestare specificamente i fatti.

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Pubblicato il 16 settembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Onere probatorio e multe: la Cassazione sul parcheggio in centro storico

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta un tema comune a molti automobilisti: la validità delle multe per sosta sulle strisce blu. Il caso esaminato chiarisce i confini dell’onere probatorio a carico del Comune e del cittadino, specialmente quando la sanzione viene elevata in aree di particolare pregio come i centri storici.

I Fatti di Causa

Un legale, agendo in proprio, impugnava una sanzione amministrativa di 52,00 euro per aver parcheggiato il proprio veicolo in una via del centro di Napoli senza esporre il titolo di pagamento. L’opposizione veniva inizialmente respinta sia dal Giudice di Pace che, in appello, dal Tribunale.

L’automobilista decideva quindi di presentare ricorso in Cassazione, basandolo su due motivi principali:
1. La presunta violazione dell’onere probatorio da parte dell’amministrazione comunale, che non avrebbe dimostrato la sussistenza dei presupposti per l’esonero dall’obbligo di istituire parcheggi gratuiti nelle vicinanze, come previsto dal Codice della Strada.
2. La contestata carenza di potere del funzionario che aveva firmato l’atto sanzionatorio.

La Questione dell’Onere Probatorio nelle Sanzioni Amministrative

Il cuore della controversia risiede nell’interpretazione dell’articolo 7, comma 8, del Codice della Strada. Questa norma stabilisce che, quando un Comune istituisce aree di sosta a pagamento, deve prevedere, nelle immediate vicinanze, adeguate aree di parcheggio gratuito. Tuttavia, la stessa norma prevede delle eccezioni, come nel caso di aree pedonali o zone di particolare rilevanza urbanistica, quali i centri storici (zone “A”).

Il ricorrente sosteneva che spettasse al Comune dimostrare in giudizio di rientrare in una di queste eccezioni. In mancanza di tale prova, la sanzione sarebbe stata illegittima.

Il Potere del Giudice e il Principio “Iura Novit Curia”

Un altro punto cruciale è fino a che punto il giudice possa integrare d’ufficio le prove non fornite dalle parti. Il Tribunale, per decidere, aveva consultato il piano regolare del Comune di Napoli, un atto pubblico accessibile online, verificando che la via in questione si trovasse effettivamente all’interno del centro storico. Secondo il ricorrente, agendo in questo modo il giudice avrebbe fatto ricorso alla sua “scienza privata”, superando i propri poteri.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha respinto integralmente il ricorso, ritenendo entrambi i motivi manifestamente infondati.

In primo luogo, i giudici hanno chiarito che il ricorrente non si era limitato a contestare la mancanza di prova da parte del Comune, ma avrebbe dovuto dedurre in modo specifico le ragioni per cui l’area non rientrava nelle eccezioni previste dalla legge. L’onere probatorio non è un gioco a somma zero: anche il cittadino che si oppone deve fornire elementi concreti a supporto della sua tesi.

Peraltro, la Corte ha affermato la piena legittimità dell’operato del Tribunale. Consultare il piano regolatore generale (P.R.G.) non significa utilizzare la propria “scienza privata”, bensì applicare il principio “iura novit curia” (il giudice conosce le leggi). Il P.R.G. e i suoi allegati sono atti normativi a tutti gli effetti, e il giudice ha il potere e il dovere di consultarli d’ufficio per accertare la corretta applicazione della legge.

Essendo emerso che la via si trovava in pieno centro storico (zona “A”), il Comune era legittimamente esonerato dall’obbligo di creare parcheggi gratuiti nelle vicinanze. Di conseguenza, la sanzione era stata correttamente irrogata.

Anche il secondo motivo, relativo alla presunta incompetenza del funzionario, è stato respinto come un accertamento di fatto, insindacabile in sede di legittimità e comunque correttamente valutato dal giudice d’appello.

Conclusioni

La decisione della Cassazione offre importanti spunti pratici. Conferma che, sebbene l’amministrazione abbia l’onere probatorio iniziale sulla legittimità della sanzione, questo non esime il cittadino dal formulare contestazioni specifiche e circostanziate. Soprattutto, ribadisce che i giudici possono e devono utilizzare tutti gli strumenti normativi a loro disposizione, come i piani regolatori comunali, per decidere la controversia. Chi riceve una multa in un’area che sospetta essere un centro storico o zona a traffico limitato, deve quindi sapere che una semplice contestazione generica sulla mancanza di strisce bianche potrebbe non essere sufficiente per ottenere l’annullamento della sanzione.

Chi ha l’onere di provare la legittimità di un’area di sosta a pagamento?
In linea di principio, l’onere probatorio spetta all’ente che ha irrogato la sanzione, in questo caso il Comune. Tuttavia, il cittadino che contesta la multa deve specificare perché ritiene illegittima l’istituzione del parcheggio a pagamento.

Il giudice può consultare autonomamente il piano regolatore di un Comune per decidere su una multa?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che il piano regolatore è un atto con forza di legge. Pertanto, il giudice può e deve consultarlo d’ufficio in base al principio ‘iura novit curia’ (il giudice conosce la legge), senza che ciò costituisca un uso illegittimo della propria ‘scienza privata’.

Quando un Comune è esonerato dall’obbligo di creare parcheggi gratuiti vicino a quelli a pagamento?
Il Comune è esonerato da tale obbligo in aree di particolare rilevanza urbanistica, come le zone pedonali e i centri storici (classificati come ‘zona A’ nel piano regolatore), come previsto dall’articolo 7, comma 8, del Codice della Strada.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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