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Onere probatorio lavoro straordinario: la Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 30739/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un lavoratore che chiedeva il pagamento di lavoro straordinario. La Corte ha ribadito che l’onere probatorio grava interamente sul lavoratore e deve essere rigoroso e puntuale. Le testimonianze fornite sono state ritenute insufficienti, contraddittorie e generiche, non consentendo una ricostruzione certa delle ore di lavoro extra. La Suprema Corte ha sottolineato che non è possibile contestare la valutazione delle prove operata dal giudice di merito, a meno che non si tratti di un’omissione su un fatto storico decisivo, cosa non avvenuta nel caso di specie.

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Pubblicato il 15 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Onere probatorio lavoro straordinario: la Cassazione stabilisce requisiti rigorosi

Ottenere il pagamento per le ore di lavoro straordinario non è sempre semplice. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito la necessità di un onere probatorio per il lavoro straordinario estremamente rigoroso a carico del dipendente. Questo significa che non basta affermare di aver lavorato oltre l’orario contrattuale, ma è indispensabile dimostrarlo con prove precise e concordanti. Analizziamo insieme questa importante decisione per capire quali sono gli standard richiesti dalla giurisprudenza.

I Fatti di Causa

Un lavoratore, dipendente di una società di ristorazione, si era rivolto al Tribunale per ottenere il riconoscimento di mansioni superiori e il pagamento di differenze retributive, incluse le ore di lavoro straordinario. Il Tribunale di primo grado aveva parzialmente accolto la sua domanda.

Tuttavia, la società datrice di lavoro ha impugnato la decisione e la Corte d’Appello ha riformato la sentenza. Secondo i giudici di secondo grado, le prove fornite dal lavoratore, in particolare le testimonianze, erano insufficienti, contraddittorie e limitate a periodi di tempo troppo brevi per poter dimostrare con certezza lo svolgimento di un orario di lavoro superiore a quello contrattuale.

Insoddisfatto, il lavoratore ha presentato ricorso in Cassazione, lamentando un’errata valutazione delle prove e una motivazione della sentenza d’appello solo “apparente”.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione della Corte d’Appello. Gli Ermellini hanno colto l’occasione per ribadire alcuni principi fondamentali in materia di prova del lavoro straordinario. Il ricorso è stato giudicato inammissibile perché, pur articolato in sei motivi, si traduceva in una richiesta di rivalutazione delle prove, attività preclusa in sede di legittimità. La Cassazione non è un terzo grado di giudizio sul merito della causa, ma valuta solo la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione.

L’onere probatorio per il lavoro straordinario secondo la Corte

La Corte ha chiarito che il lavoratore che agisce in giudizio per ottenere il compenso per il lavoro straordinario ha un onere probatorio particolarmente rigoroso. Ai sensi dell’art. 2697 del Codice Civile, chi vuole far valere un diritto in giudizio deve provare i fatti che ne costituiscono il fondamento. Nel caso specifico, questo si traduce nella necessità di dimostrare in modo puntuale e dettagliato:

1. L’orario di lavoro ordinario previsto dal contratto.
2. L’effettivo svolgimento di un’attività lavorativa eccedente tale orario.
3. La misura esatta delle ore extra prestate.

Le prove devono essere concrete e realistiche, non generiche o basate su supposizioni.

La valutazione delle testimonianze

Nel caso in esame, le testimonianze portate dal lavoratore sono state ritenute inidonee. I giudici hanno evidenziato come i testimoni avessero una conoscenza limitata dei fatti, avendo lavorato con il ricorrente solo per brevi periodi o in circostanze particolari (es. solo nei fine settimana). Inoltre, le loro dichiarazioni contenevano elementi contraddittori e confusionari, che non permettevano di ricostruire con precisione l’orario di lavoro effettivo.

Le Motivazioni della Sentenza

La Cassazione ha affermato che la motivazione della Corte d’Appello non era affatto “apparente”. Al contrario, i giudici di merito avevano adeguatamente valutato tutto il materiale probatorio, spiegando in modo chiaro e logico perché le prove fornite dal lavoratore non fossero sufficienti a sostenere la sua domanda. La Corte ha sottolineato che criticare la valutazione del giudice sul peso o l’attendibilità di una prova non costituisce un motivo valido per un ricorso in Cassazione, a meno che non si denunci l’omesso esame di un “fatto storico decisivo”, cioè un fatto che, se considerato, avrebbe cambiato l’esito del giudizio. Nel caso di specie, il ricorrente non ha indicato un fatto omesso, ma ha semplicemente proposto una diversa interpretazione delle prove già esaminate, il che è inammissibile.

Conclusioni

Questa ordinanza conferma un orientamento consolidato: l’onere probatorio per il lavoro straordinario è un compito che spetta esclusivamente al lavoratore e richiede precisione e rigore. Le testimonianze generiche, contraddittorie o provenienti da persone con una conoscenza parziale dei fatti non sono sufficienti. I lavoratori che intendono rivendicare il pagamento di ore extra devono quindi premunirsi di prove solide, come registrazioni delle presenze, comunicazioni scritte o testimoni in grado di riferire con esattezza e coerenza le circostanze di tempo e di luogo del lavoro svolto oltre l’orario pattuito.

A chi spetta l’onere della prova in una causa per lavoro straordinario?
L’onere della prova grava interamente sul lavoratore. Egli deve dimostrare in modo rigoroso e puntuale di aver svolto ore di lavoro eccedenti l’orario contrattuale, specificandone l’esatta misura.

Sono sufficienti delle testimonianze generiche per provare il lavoro straordinario?
No. Secondo la Corte, le testimonianze generiche, contraddittorie, confusionarie o basate su una conoscenza limitata dei fatti (ad esempio, per aver lavorato insieme al ricorrente solo per un breve periodo) non sono idonee a fornire una ricostruzione precisa degli orari di lavoro e, quindi, non sono sufficienti a provare il diritto al compenso.

È possibile contestare in Cassazione la valutazione delle prove fatta dal giudice d’appello?
No, non è possibile chiedere alla Corte di Cassazione una nuova e diversa valutazione delle prove. Il ricorso in Cassazione è ammesso solo per violazioni di legge o per vizi della motivazione, come la “motivazione apparente” o l’omesso esame di un fatto storico decisivo che, se considerato, avrebbe portato a una decisione diversa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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