LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Onere probatorio e perdita di chance: guida pratica

Un funzionario pubblico ha impugnato una procedura di selezione interna, lamentando irregolarità e chiedendo un risarcimento per la perdita di chance. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, sottolineando che il ricorrente non ha adempiuto al suo onere probatorio. Non è sufficiente denunciare vizi procedurali, ma è necessario dimostrare, tramite un’analisi comparativa, di avere avuto concrete probabilità di ottenere l’incarico rispetto ai candidati vincitori.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 19 dicembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Onere probatorio e perdita di chance: il ricorso è inammissibile senza prova comparativa

Quando un candidato in una selezione pubblica ritiene che la procedura sia stata irregolare, può chiedere un risarcimento per la perdita di chance. Tuttavia, non basta denunciare le illegittimità. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce l’importanza cruciale dell’onere probatorio: il ricorrente deve dimostrare, con prove concrete, di avere avuto una reale probabilità di successo. Vediamo come questo principio è stato applicato in un caso concreto.

I Fatti di Causa

Un funzionario di un Ministero partecipava a una selezione interna (interpello) per l’assegnazione di due incarichi di responsabilità. All’esito della procedura, si classificava al secondo e terzo posto nelle rispettive graduatorie. Ritenendo la procedura viziata da diverse illegittimità, il funzionario adiva il Tribunale chiedendo di avviare un nuovo interpello e di condannare l’Amministrazione al risarcimento dei danni per perdita di chance, esistenziale, professionale e di immagine.

Sia il Tribunale che, successivamente, la Corte d’Appello rigettavano le sue domande. I giudici di merito evidenziavano una lacuna fondamentale nell’impostazione difensiva: il ricorrente non aveva fornito alcun elemento comparativo per dimostrare la sua superiorità rispetto alle colleghe vincitrici, né aveva formulato una domanda esplicita per ottenere l’attribuzione diretta dell’incarico. Questa mancanza impediva al giudice di formulare una prognosi sulla probabilità di successo del funzionario, requisito essenziale per il risarcimento della perdita di chance.

L’Analisi della Corte di Cassazione e l’onere probatorio

Il funzionario proponeva quindi ricorso in Cassazione, basandolo su tre motivi principali: la violazione di norme di legge sull’onere probatorio e sui doveri di correttezza del datore di lavoro, la nullità della sentenza per motivazione apparente e l’omesso esame di fatti decisivi.

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile per diverse ragioni procedurali e sostanziali. Il punto centrale della decisione, però, riguarda la ratio decidendi della sentenza d’appello, che il ricorrente non aveva efficacemente contestato. La Corte territoriale aveva rigettato l’appello perché il funzionario non aveva assolto al suo onere probatorio, ovvero non aveva svolto alcuna “valutazione comparativa volta a dimostrare la sussistenza del diritto ad ottenere, in luogo delle colleghe effettive vincitrici, la nomina in contestazione”.

La Cassazione ha ribadito che un ricorso non può limitarsi a riproporre le stesse argomentazioni già respinte nei gradi di merito, ma deve specificamente criticare il ragionamento giuridico (la ratio decidendi) che ha sorretto la decisione impugnata. In questo caso, il ricorrente si era limitato a lamentare genericamente le illegittimità procedurali senza mai affrontare il punto nodale: la prova della sua concreta possibilità di vittoria.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte di Cassazione è un’importante lezione sull’azione legale per perdita di chance. I giudici hanno chiarito che una simile domanda non può risolversi in un mero accertamento astratto dell’illegittimità di una procedura. L’interesse ad agire del ricorrente, previsto dall’art. 100 c.p.c., deve essere concreto e attuale. Per dimostrarlo, chi agisce in giudizio deve fornire al giudice tutti gli elementi necessari per valutare che, con “ragionevole probabilità”, l’esito della selezione sarebbe stato diverso e a lui favorevole se la procedura si fosse svolta correttamente.

Senza una deduzione di circostanze di fatto e una comparazione puntuale con gli altri candidati, il giudice non può effettuare questa prognosi. La domanda di risarcimento diventa così una richiesta generica e ipotetica, priva del fondamento probatorio richiesto dalla legge. L’onere probatorio non è quindi solo un dettaglio tecnico, ma il cuore stesso del diritto al risarcimento per perdita di chance.

Le Conclusioni

L’ordinanza conferma un principio consolidato: per ottenere il risarcimento per la perdita di una chance in una selezione pubblica, non è sufficiente contestare le regole del gioco. È indispensabile dimostrare di avere avuto le carte in regola per vincere. Il candidato deve costruire la sua difesa su un’analisi comparativa, mettendo in luce le proprie qualifiche, esperienze e titoli in rapporto a quelli dei vincitori. Solo fornendo questa prova rigorosa è possibile convincere il giudice che la chance perduta non era una mera speranza, ma una concreta e misurabile probabilità, meritevole di tutela risarcitoria. In assenza di questo sforzo probatorio, il ricorso è destinato all’inammissibilità.

È sufficiente denunciare l’illegittimità di una procedura di selezione per ottenere un risarcimento per perdita di chance?
No, non è sufficiente. La Corte ha stabilito che il ricorrente deve anche adempiere a uno specifico onere probatorio, dimostrando attraverso una valutazione comparativa di aver avuto una probabilità concreta e ragionevole di vincere la selezione in assenza delle irregolarità lamentate.

Cosa deve dimostrare chi agisce in giudizio per la perdita di chance in una procedura selettiva?
Deve dimostrare non solo i vizi della procedura, ma anche la propria posizione rispetto agli altri candidati, fornendo elementi fattuali (come titoli, esperienze e qualifiche) che permettano al giudice di fare una prognosi favorevole sulla sua probabilità di successo e, quindi, di prevalere sui candidati vincitori.

Perché il ricorso in Cassazione è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile principalmente perché il ricorrente non ha contestato la ragione giuridica fondamentale (ratio decidendi) della decisione della Corte d’Appello. Quest’ultima aveva respinto la domanda per il mancato assolvimento dell’onere probatorio riguardo alla probabilità di successo, e il ricorrente si è limitato a riproporre le sue tesi iniziali senza affrontare questo specifico punto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati