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Onere probatorio correntista: la Cassazione decide

Una società ha citato in giudizio un istituto di credito per la restituzione di somme indebitamente pagate. Le corti di merito avevano respinto la domanda a causa della mancata produzione di tutti gli estratti conto. La Corte di Cassazione ha annullato la decisione, affermando che l’onere probatorio del correntista non impone la produzione integrale dei documenti, potendo la prova essere fornita anche con altri mezzi e per i soli periodi documentati.

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Pubblicato il 30 settembre 2025 in Diritto Bancario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Onere probatorio correntista: non servono tutti gli estratti conto per agire contro la banca

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione interviene su un tema cruciale nei rapporti tra banche e clienti: l’onere probatorio del correntista nelle azioni di ripetizione dell’indebito. Quando si contesta l’addebito di somme non dovute, è davvero necessario produrre l’intera sequenza degli estratti conto dall’inizio del rapporto? La Suprema Corte fornisce una risposta chiara, alleggerendo il carico probatorio per i clienti e specificando i poteri del giudice.

I fatti di causa: la domanda di restituzione respinta per documentazione incompleta

Il caso trae origine dall’azione legale di una società contro il proprio istituto di credito. La società chiedeva la restituzione di somme che riteneva indebitamente incamerate dalla banca, a causa della nullità di alcune clausole contrattuali relative al rapporto di conto corrente.

Tuttavia, sia in primo grado che in appello, la domanda veniva respinta. La motivazione dei giudici di merito era netta: la società non aveva prodotto la totalità degli estratti conto relativi al rapporto. Questa documentazione parziale, secondo la Corte d’Appello, era inidonea a consentire una verifica precisa degli importi addebitati, degli interessi applicati e della natura (solutoria o ripristinatoria) delle rimesse effettuate. Di conseguenza, la prova del credito vantato dalla società veniva considerata insufficiente.

La violazione dell’onere probatorio correntista secondo la Cassazione

La società ha impugnato la sentenza d’appello dinanzi alla Corte di Cassazione, lamentando la violazione e falsa applicazione dell’articolo 2697 del codice civile, che disciplina proprio l’onere della prova. Il punto centrale del ricorso era semplice: aver escluso la possibilità di accertare il credito, anche solo per i periodi coperti dalla documentazione prodotta, rappresentava un errore di diritto.

La Suprema Corte ha accolto pienamente questa tesi, cassando la sentenza impugnata e rinviando la causa alla Corte d’Appello per un nuovo esame.

Le motivazioni della Corte

La Cassazione ha ribadito un principio consolidato nella sua giurisprudenza: sebbene il correntista che agisce per la ripetizione dell’indebito abbia, di regola, l’onere di provare i fatti a fondamento della sua domanda producendo gli estratti conto, questa non è una prova legale esclusiva.

I giudici hanno chiarito che è possibile giungere alla determinazione del saldo finale anche attraverso altri mezzi di prova, purché idonei a fornire indicazioni certe e complete. Tra questi possono rientrare:

* Contabili bancarie relative a singole operazioni.
* Altre risultanze emergenti dalle scritture contabili.
* Argomenti di prova desunti dalla condotta processuale delle parti.

Fondamentalmente, la mancanza di continuità degli estratti conto non preclude in assoluto l’accertamento del credito. Il giudice può e deve prendere in considerazione la documentazione parziale disponibile, ricostruendo il rapporto dare-avere a partire dal primo saldo a debito documentato. Respingere aprioristicamente la domanda solo perché la documentazione è incompleta costituisce un errore di valutazione.

Conclusioni

Questa pronuncia rafforza la tutela del cliente nei contenziosi bancari. Stabilisce che l’onere probatorio del correntista non si traduce in un requisito rigido e invalicabile di produrre ogni singolo estratto conto. I giudici di merito sono tenuti a valutare tutto il materiale probatorio offerto, anche se parziale, per determinare l’eventuale credito del correntista. La decisione impugnata è stata quindi cassata perché, negando tale possibilità, ha applicato in modo errato le regole sulla ripartizione dell’onere della prova. La causa dovrà ora essere riesaminata dalla Corte d’Appello, che dovrà attenersi ai principi di diritto stabiliti dalla Cassazione.

Per agire contro la banca per somme indebite è obbligatorio produrre tutti gli estratti conto del rapporto?
No, la Corte di Cassazione ha chiarito che non è un obbligo assoluto. Sebbene la produzione degli estratti conto sia la via principale, la domanda non può essere respinta solo per la loro produzione parziale, potendo la prova essere fornita anche con altri documenti o limitatamente ai periodi coperti dalla documentazione.

Cosa può fare il giudice se il correntista fornisce solo alcuni estratti conto?
Il giudice deve valutare la documentazione prodotta, anche se incompleta, e non può respingere automaticamente la domanda. Deve tentare di ricostruire il saldo e verificare la fondatezza della pretesa sulla base degli elementi disponibili, a partire dal primo estratto conto prodotto.

Quali altre prove sono ammesse oltre agli estratti conto completi?
Sono ammessi altri mezzi di prova idonei a fornire indicazioni certe, come le contabili bancarie di singole operazioni, altre scritture contabili della banca o del cliente, e persino gli argomenti di prova che possono essere desunti dal comportamento tenuto dalle parti durante il processo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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