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Onere probatorio: contratto disconosciuto, che fare?

Una società ottiene un decreto ingiuntivo per una fornitura non pagata. Il presunto debitore si oppone, negando di aver mai ordinato la merce e disconoscendo la firma sul contratto. La società creditrice non chiede la verificazione della firma. Il Tribunale accoglie l’opposizione, revocando il decreto ingiuntivo perché la società non ha assolto al proprio onere probatorio di dimostrare l’autenticità del contratto, fondamento della sua pretesa.

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Onere Probatorio e Firma Disconosciuta: Quando il Credito Svanisce

Una recente sentenza del Tribunale di Milano offre un’importante lezione sull’onere probatorio nel processo civile, specialmente quando la prova cardine del credito è un contratto la cui firma viene disconosciuta. Questo caso dimostra come una mossa procedurale mancata possa determinare l’esito di un’intera causa, portando alla revoca di un decreto ingiuntivo e all’annullamento della pretesa creditoria. Analizziamo i fatti e le motivazioni giuridiche che hanno guidato la decisione del giudice.

I Fatti di Causa: una Fornitura Contestata

La vicenda ha inizio quando una società ottiene un decreto ingiuntivo per oltre 10.000 euro nei confronti di un soggetto, sostenendo di avergli fornito dei prodotti mai pagati. Il presunto debitore, tuttavia, presenta opposizione al decreto, sostenendo una versione dei fatti completamente diversa. Egli afferma di non aver mai richiesto né ricevuto tali forniture e che gli acquisti erano stati effettuati a sua insaputa dal suo commercialista, il quale avrebbe utilizzato le sue credenziali “per errore”.

La società creditrice si costituisce in giudizio, producendo un contratto che, a suo dire, era stato sottoscritto dall’opponente e che costituiva il titolo della pretesa. Durante il processo, il commercialista effettua un pagamento parziale di 4.000 euro, riducendo l’importo del contendere. Il punto di svolta, però, arriva quando l’opponente disconosce formalmente la firma apposta sul contratto prodotto dalla società, ai sensi dell’art. 214 c.p.c.

L’Onere Probatorio e la Mancata Verificazione

Di fronte al disconoscimento della sottoscrizione, la società creditrice si è trovata a un bivio procedurale. Secondo il Codice di Procedura Civile, la parte che intende avvalersi di un documento con firma disconosciuta ha l’onere probatorio di dimostrarne l’autenticità. Questo si traduce nella necessità di chiedere formalmente al giudice l’avvio di un procedimento di “verificazione della scrittura privata”.

Incredibilmente, la società ha omesso di presentare tale istanza. Questa omissione è stata fatale. Rinunciando a chiedere la verificazione, ha di fatto rinunciato ad avvalersi del contratto come prova del proprio credito. Il documento, a quel punto, è diventato giuridicamente irrilevante ai fini della decisione.

Conseguenze della Mancata Prova

Il Tribunale ha sottolineato che, sebbene un contratto di fornitura non richieda necessariamente la forma scritta, la società aveva specificamente individuato in quel contratto la fonte del proprio diritto. Una volta venuto meno il valore probatorio di quel documento, la società non ha fornito altre prove sufficienti a sostenere la propria pretesa. Neppure una comunicazione e-mail in cui l’opponente chiedeva una rateizzazione è stata ritenuta idonea a costituire un riconoscimento del debito, data la sua genericità.

Le Motivazioni della Decisione

Il giudice ha accolto l’opposizione e revocato il decreto ingiuntivo per due motivi principali. In primo luogo, già il pagamento parziale effettuato dal terzo avrebbe giustificato la revoca del decreto, emesso per un importo superiore. Tuttavia, la motivazione centrale e più significativa risiede nel fallimento della società creditrice nell’assolvere al proprio onere probatorio. Il Tribunale ha chiarito che il disconoscimento della firma ha posto sulla società l’obbligo di provarne l’autenticità. Non avendolo fatto, il contratto è stato espulso dal materiale probatorio, lasciando la pretesa creditoria senza alcun fondamento giuridico.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa sentenza è un monito per tutti i creditori: possedere un contratto firmato non è sempre una garanzia. Se la controparte disconosce la firma, non è sufficiente insistere sulla sua validità; è indispensabile attivare gli strumenti processuali corretti. Ignorare l’onere probatorio e non richiedere la verificazione della sottoscrizione equivale a rinunciare alla propria prova più importante. La lezione è chiara: la gestione attenta degli aspetti procedurali è tanto cruciale quanto la solidità del diritto sostanziale che si intende far valere in giudizio.

Cosa succede se una parte in causa disconosce la propria firma su un contratto?
La parte che vuole utilizzare quel contratto come prova ha l’obbligo (onere probatorio) di chiedere al giudice di avviare un procedimento di verificazione per dimostrare che la firma è autentica. Se non lo fa, il documento perde la sua efficacia di prova.

Perché il decreto ingiuntivo è stato revocato in questo caso?
È stato revocato principalmente perché la società creditrice, di fronte al disconoscimento della firma sul contratto da parte del debitore, non ha chiesto la verificazione della stessa. Di conseguenza, non ha assolto al proprio onere probatorio e il contratto non ha potuto essere usato come prova del credito, lasciando la pretesa senza fondamento.

Il pagamento parziale da parte di un terzo ha avuto un ruolo nella decisione?
Sì. Secondo la sentenza, il fatto che la pretesa creditoria si fosse ridotta a seguito di un pagamento parziale era già di per sé una ragione sufficiente per revocare il decreto ingiuntivo, che era stato emesso per l’importo originario e superiore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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