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Onere di allegazione: quando i fatti non contestati?

Un lavoratore ha richiesto differenze retributive per mansioni superiori. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, sottolineando l’importanza dell’onere di allegazione. Senza una descrizione dettagliata dei fatti, il principio di non contestazione non si applica, anche se il datore di lavoro non nega lo svolgimento generico delle mansioni.

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Pubblicato il 28 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Onere di allegazione: la specificità dei fatti è cruciale nelle cause di lavoro

In una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale del diritto processuale civile: l’onere di allegazione. Questa decisione chiarisce che, per far valere le proprie ragioni in giudizio, non è sufficiente affermare un diritto in termini generici, ma è indispensabile descrivere in modo puntuale e dettagliato i fatti che ne costituiscono il fondamento. Il caso in esame riguardava un dipendente che chiedeva il riconoscimento di differenze retributive per mansioni superiori, ma la cui domanda è stata respinta proprio per un difetto di allegazione.

I fatti del caso

Un lavoratore, impiegato come autista soccorritore presso un ente pubblico in liquidazione, aveva agito in giudizio per ottenere il pagamento di compensi aggiuntivi, differenze retributive e indennità. A suo dire, le mansioni concretamente svolte tra il 2013 e il 2014 erano riconducibili a un livello professionale superiore rispetto a quello di inquadramento.

La sua domanda di ammissione al passivo della liquidazione era stata rigettata. Il lavoratore aveva quindi proposto opposizione davanti al Tribunale, il quale, tuttavia, aveva confermato il rigetto. Secondo il giudice di primo grado, il dipendente si era limitato ad affermare di aver svolto mansioni superiori, senza però indicare in modo specifico e dettagliato quali fossero le attività quotidiane che giustificassero tale rivendicazione. Questa mancanza ha impedito al collegio di effettuare il necessario confronto tra le mansioni svolte e le previsioni del contratto collettivo.

L’importanza dell’onere di allegazione nel processo

Il lavoratore ha proposto ricorso in Cassazione, sostenendo principalmente che il datore di lavoro non avesse specificamente contestato lo svolgimento delle mansioni di autista soccorritore e che, pertanto, tale fatto dovesse considerarsi provato in base al principio di non contestazione (art. 115 c.p.c.).

La Suprema Corte, tuttavia, ha dichiarato il ricorso inammissibile, offrendo importanti chiarimenti sul rapporto tra onere di allegazione e principio di non contestazione. I giudici hanno spiegato che l’onere della contestazione a carico del convenuto sorge solo in risposta a un’allegazione specifica e puntuale da parte dell’attore.

La decisione della Corte di Cassazione

La Corte ha stabilito che non si può parlare di mancata contestazione se la parte che agisce in giudizio non ha prima fornito una descrizione precisa dei fatti storici. Nel caso di specie, il lavoratore avrebbe dovuto descrivere le attività quotidiane, la loro frequenza e le modalità di svolgimento per consentire sia al datore di lavoro di difendersi in modo mirato, sia al giudice di valutare la fondatezza della pretesa.

Il datore di lavoro, pur non negando l’impiego del dipendente come “autista soccorritore”, aveva contestato la natura delle mansioni, definendole puramente tecniche e non riconducibili al profilo socio-sanitario superiore rivendicato. Questa difesa è stata ritenuta sufficiente, proprio perché la domanda del lavoratore era generica.

Le motivazioni

La ratio decidendi della Corte si fonda su un principio cardine del processo civile: il giudice decide sulla base dei fatti allegati e provati dalle parti (iudex secundum alligata et probata partium iudicare debet). L’onere di allegazione è il primo e fondamentale dovere di chi agisce in giudizio. Se i fatti non sono descritti con sufficiente precisione, il principio di non contestazione non può operare, perché non esiste un “fatto storico” chiaro su cui la controparte possa prendere posizione.

La Corte ha inoltre sottolineato che il ricorso era inammissibile anche perché non affrontava direttamente e criticamente il nucleo centrale della motivazione del Tribunale, che era appunto il mancato assolvimento dell’onere di allegazione. Il ricorrente si è limitato a insistere sulla mancata contestazione, senza superare l’ostacolo preliminare della genericità delle proprie affermazioni.

Le conclusioni

Questa pronuncia rappresenta un monito per chiunque intenda avviare un’azione legale, specialmente in materia di diritto del lavoro per il riconoscimento di mansioni superiori. È essenziale non solo enunciare il diritto che si intende far valere, ma anche e soprattutto costruire una solida base fattuale, descrivendo con precisione, chiarezza e dettaglio ogni circostanza rilevante. Solo una narrazione completa dei fatti consente alla controparte di difendersi adeguatamente e al giudice di decidere con cognizione di causa. In assenza di una specifica allegazione, anche un diritto potenzialmente fondato rischia di non trovare tutela.

Cos’è l’onere di allegazione?
È l’obbligo, per la parte che inizia una causa, di descrivere in modo chiaro, specifico e dettagliato tutti i fatti concreti su cui si fonda la propria richiesta. Non basta affermare di avere un diritto, ma bisogna spiegare perché, raccontando gli eventi che lo hanno generato.

Il principio di non contestazione si applica sempre?
No. Secondo la Corte, questo principio si attiva solo se la parte che ha iniziato la causa ha prima rispettato l’onere di allegazione. Se le affermazioni sono generiche, la controparte non è tenuta a una contestazione puntuale e il fatto non può essere considerato come provato.

Perché il ricorso del lavoratore è stato respinto nonostante svolgesse le mansioni di autista soccorritore?
Il ricorso è stato respinto perché il lavoratore non ha descritto in modo specifico le singole attività quotidiane che, a suo dire, giustificavano un inquadramento superiore. La semplice qualifica di “autista soccorritore” non era sufficiente. Il datore di lavoro ha contestato la natura giuridica di tali mansioni, e in assenza di una descrizione dettagliata dei fatti da parte del lavoratore, questa difesa è stata ritenuta valida.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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