LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Onere della prova vizi fornitura: il caso del mangime

Un allevatore si oppone a due decreti ingiuntivi per il pagamento di forniture di mangime, sostenendo che la merce fosse difettosa e avesse causato danni al bestiame. Il Tribunale ha respinto le opposizioni, confermando i decreti. La decisione sottolinea come l’allevatore non sia riuscito a soddisfare l’onere della prova vizi fornitura, non dimostrando né il difetto del prodotto né il nesso di causalità con i danni lamentati.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 24 gennaio 2025 in Diritto Civile, Diritto Commerciale, Giurisprudenza Civile

Onere della Prova nei Vizi della Fornitura: Quando la Parola non Basta

In un contratto di fornitura, cosa succede se l’acquirente ritiene che la merce sia difettosa e abbia causato danni? Una recente sentenza del Tribunale di Pescara offre chiarimenti cruciali sull’onere della prova vizi fornitura, dimostrando che le semplici lamentele o testimonianze generiche non sono sufficienti per sottrarsi al pagamento. Il caso analizzato riguarda un allevatore che contestava la qualità del mangime ricevuto, imputandogli problemi di salute del bestiame e cali di produzione. Vediamo come il giudice ha risolto la controversia.

I Fatti di Causa: Forniture Contestate e Danni all’Allevamento

La vicenda ha inizio quando un allevatore di bovini riceve due decreti ingiuntivi da due diversi fornitori per il pagamento di fatture insolute relative a mangimi e altri prodotti agricoli. L’allevatore decide di opporsi, sostenendo di non dover pagare a causa del grave inadempimento dei fornitori.

A suo dire, il mangime acquistato era di cattiva qualità, con una composizione errata o comunque inadeguata. Questo avrebbe causato seri problemi al suo allevamento: disturbi al bestiame, ritardi nella fertilità, cattiva digestione e un generale peggioramento della qualità del latte prodotto, tanto da subire penali dal caseificio acquirente. L’allevatore, tramite una domanda riconvenzionale, chiedeva non solo di non pagare, ma anche la risoluzione dei contratti e la restituzione delle somme già versate.

Le Tesi Contrapposte e l’Onere della Prova Vizi Fornitura

Da un lato, l’allevatore (opponente) basava la sua difesa sulla presunta inadeguatezza del prodotto. Affermava di essersi lamentato tempestivamente con i fornitori e che gli stessi, tramite un loro consulente, avrebbero riconosciuto il problema, promettendo di modificare le future forniture.

Dall’altro lato, i fornitori (opposti) contestavano ogni addebito, sostenendo che le opposizioni fossero infondate. Secondo loro, l’allevatore non aveva fornito alcuna prova concreta dei presunti vizi del mangime né del nesso di causalità tra la fornitura e i problemi dell’allevamento. Uno dei fornitori, inoltre, chiedeva di chiamare in causa il produttore del mangime per essere manlevato da eventuali responsabilità.

Il fulcro della questione legale si è quindi spostato sull’onere della prova vizi fornitura: spettava all’allevatore dimostrare in modo inequivocabile che i problemi riscontrati fossero diretta conseguenza della cattiva qualità del mangime.

Le Motivazioni della Decisione

Il Tribunale, dopo aver esaminato la documentazione e ascoltato i testimoni, ha respinto le opposizioni dell’allevatore e confermato i decreti ingiuntivi. La decisione si fonda su una valutazione rigorosa delle prove, o meglio, sulla loro insufficienza.

Il giudice ha evidenziato diversi punti critici nella difesa dell’allevatore:

1. Prove Testimoniali Generiche: Le testimonianze a favore dell’allevatore sono state ritenute vaghe e poco attendibili. I testimoni, tra cui un collaboratore e un parente, parlavano genericamente di lamentele avvenute ‘a luglio o agosto’ o ‘immediatamente’, senza fornire una data certa della denuncia dei vizi, elemento cruciale per la tempestività dell’azione.
2. Mancanza di Potere Rappresentativo: Le presunte ammissioni di inadeguatezza del mangime sarebbero state fatte da un veterinario consulente esterno dei fornitori. Il Tribunale ha chiarito che tale figura non aveva il potere di rappresentare legalmente l’azienda fornitrice e che le sue affermazioni potevano essere interpretate come una semplice volontà di assistere il cliente, non come un’ammissione di responsabilità.
3. Assenza di Nesso Causale Certo: L’allevatore non è riuscito a dimostrare che il mangime fosse l’unica e diretta causa dei problemi. Il giudice ha sottolineato che il benessere di un allevamento dipende da molteplici fattori (gestione, igiene, foraggio, altri alimenti, stato di salute pregresso degli animali). L’opponente non ha fornito un quadro completo, omettendo ad esempio di considerare le possibili conseguenze di un incendio avvenuto in precedenza nella sua stalla.
4. Mancanza di Prove Oggettive: Non sono state prodotte perizie di parte né è stato richiesto un accertamento tecnico preventivo al manifestarsi dei problemi. L’unica analisi del foraggio prodotta era poco leggibile e riferita a un periodo di tempo indeterminato.
5. Dati Contraddittori: Anche le fatture del caseificio, che avrebbero dovuto provare le penali per la scarsa qualità del latte, mostravano un andamento altalenante, con cali di qualità registrati anche dopo il cambio di fornitore di mangime. Ciò ha indebolito ulteriormente la tesi che la colpa fosse esclusivamente del prodotto contestato.

Le Conclusioni

In conclusione, il Tribunale ha stabilito che la prova dell’esistenza del credito dei fornitori era stata raggiunta, mentre l’allevatore non aveva adempiuto al proprio onere di provare i fatti posti a fondamento della sua opposizione e della sua domanda riconvenzionale. La sentenza riafferma un principio fondamentale del diritto civile e commerciale: chi lamenta un inadempimento contrattuale, come la fornitura di merce viziata, ha il dovere di provarlo in modo rigoroso e oggettivo. Non basta affermare un danno; è necessario dimostrare il difetto, la sua tempestiva denuncia e il collegamento diretto e inequivocabile con il pregiudizio subito. In assenza di tale prova, la domanda dell’acquirente non può essere accolta e l’obbligo di pagamento del prezzo pattuito rimane valido.

Chi deve provare che una fornitura è difettosa in un contratto commerciale?
Secondo la sentenza, l’onere di provare il difetto della merce fornita e il nesso di causalità con i danni lamentati spetta all’acquirente che contesta l’inadempimento del fornitore e si oppone al pagamento.

Le testimonianze sono sufficienti per dimostrare l’inadeguatezza di un prodotto e i danni conseguenti?
No, il caso dimostra che testimonianze generiche, soprattutto se provenienti da persone legate all’opponente, non sono state ritenute sufficienti. È necessario fornire prove oggettive e concrete, come perizie tecniche, analisi di laboratorio o documentazione inequivocabile, per dimostrare sia il vizio del prodotto sia il suo legame diretto con i danni.

Cosa succede se chi si oppone a un decreto ingiuntivo non riesce a provare le sue ragioni?
Se l’opponente non riesce a fornire prove adeguate a sostegno delle sue contestazioni, l’opposizione viene respinta. Di conseguenza, il decreto ingiuntivo viene confermato in via definitiva e l’opponente è tenuto a pagare la somma richiesta dal creditore, oltre alle spese legali del giudizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati