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Onere della prova segnaletica: chi deve dimostrarla?

Un automobilista ha ricevuto diverse multe per aver utilizzato una corsia preferenziale, sostenendo che la segnaletica fosse inadeguata e di aver agito in buona fede. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo un principio fondamentale: l’onere della prova della segnaletica inadeguata spetta all’automobilista che contesta la multa. Se l’amministrazione ha fornito adeguate informazioni sulla riattivazione della corsia, la scusante della buona fede non è applicabile.

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Pubblicato il 16 settembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Onere della Prova per Segnaletica Stradale: A Chi Tocca Dimostrare l’Errore?

Ricevere una multa per un’infrazione al Codice della Strada è un’esperienza comune, ma cosa succede quando si è convinti che la segnaletica fosse poco chiara o addirittura ingannevole? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su un aspetto cruciale: l’onere della prova segnaletica. Molti automobilisti credono che spetti all’amministrazione dimostrare la correttezza dei segnali, ma la giurisprudenza ha consolidato un principio diverso. Analizziamo questa decisione per capire chi deve provare cosa e quando è possibile invocare la propria buona fede.

I Fatti del Caso: La Multa nella Corsia Preferenziale

Un automobilista si è visto notificare una serie di verbali per aver transitato in una corsia preferenziale di una grande città italiana. Convinto delle proprie ragioni, ha impugnato le sanzioni sostenendo che la riattivazione della corsia, dopo un periodo di sospensione, non fosse stata segnalata in modo adeguato, inducendolo in errore. Inizialmente, il Giudice di Pace gli ha dato ragione, annullando le multe e riconoscendo la sussistenza della buona fede.

Tuttavia, l’amministrazione comunale ha presentato appello e il Tribunale ha ribaltato la decisione. Secondo i giudici di secondo grado, la legittimità dei verbali era confermata e la prova dell’inadeguatezza della segnaletica non era stata fornita dall’automobilista. Il caso è così giunto fino alla Corte di Cassazione.

La Decisione della Corte e l’Onere della Prova

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato, confermando la decisione del Tribunale. I giudici hanno colto l’occasione per ribadire un principio fondamentale in materia di sanzioni amministrative stradali.

Esiste una distinzione netta:
1. Segnaletica inesistente: Se l’automobilista lamenta la totale assenza di un segnale di divieto, spetta all’amministrazione dimostrare che il segnale era presente e correttamente installato.
2. Segnaletica inadeguata: Se, come nel caso di specie, l’automobilista sostiene che la segnaletica fosse presente ma inadeguata (perché poco visibile, confusa, o contraddittoria), l’onere della prova si inverte. È l’opponente, cioè l’automobilista, a dover fornire prove concrete di tale inadeguatezza.

In questo caso, il Tribunale aveva correttamente valutato che l’amministrazione aveva prodotto documenti che attestavano le numerose iniziative informative (comunicati stampa, aggiornamenti sul sito, presidi della polizia locale) per avvisare i cittadini della riattivazione della corsia. L’automobilista, al contrario, non aveva fornito elementi sufficienti a smentire l’efficacia di tali misure.

Le Motivazioni: Analisi dei Principi Giuridici

La decisione della Corte si fonda su consolidati principi giuridici che meritano un approfondimento.

L’Onere della Prova della Segnaletica Inadeguata

La Corte ha specificato che l’amministrazione non è tenuta a provare un fatto negativo, ossia l’assenza di inadeguatezza. Al contrario, chi contesta una multa affermando che la segnaletica era fuorviante deve supportare tale affermazione con prove concrete. Queste potrebbero includere fotografie scattate al momento dell’infrazione, perizie tecniche o testimonianze che dimostrino oggettivamente la difficoltà di comprensione del segnale. Affermazioni generiche non sono sufficienti.

L’Esimente della Buona Fede: Quando è Applicabile?

Il ricorrente aveva invocato l’esimente della buona fede, prevista dall’art. 3 della legge n. 689/1981. Tuttavia, la Corte ha ricordato che, nelle sanzioni amministrative, la colpa si presume. Per vincere questa presunzione, non basta affermare di essere in errore. È necessario dimostrare che l’errore è stato inevitabile, causato da elementi positivi esterni (come un segnale palesemente contraddittorio o un ordine errato di un agente) che abbiano ingenerato nell’autore della violazione il convincimento, non altrimenti evitabile, della liceità della sua condotta. Nel caso esaminato, le iniziative informative del Comune escludevano che l’errore potesse considerarsi scusabile.

Il Valore Probatorio degli Atti Politici

Un altro motivo di ricorso si basava sulla mancata valutazione di una mozione dell’Assemblea capitolina che invitava a revocare le multe. La Corte ha liquidato questo punto come irrilevante. Un atto politico, che esprime una raccomandazione o un indirizzo, non ha valore probatorio e non può essere utilizzato per dimostrare l’illegittimità di un verbale di accertamento, che è invece un atto amministrativo gestionale.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per gli Automobilisti

Questa ordinanza offre una lezione importante per tutti gli automobilisti. Contestare una multa per segnaletica inadeguata è possibile, ma non è un percorso semplice. Non è sufficiente una semplice affermazione: è necessario armarsi di prove solide e oggettive. Se si ritiene che un segnale sia poco chiaro o mal posizionato, è fondamentale documentare la situazione immediatamente, ad esempio con fotografie geolocalizzate e datate, che mostrino le condizioni di visibilità e il contesto.
In assenza di prove concrete, l’onere della prova segnaletica ricadrà interamente sull’automobilista e le probabilità di successo di un ricorso si riducono drasticamente. La presunzione di colpa e i limiti stretti dell’esimente della buona fede impongono una guida attenta e una scrupolosa osservanza della segnaletica stradale.

A chi spetta dimostrare che la segnaletica stradale è inadeguata in caso di multa?
Secondo l’ordinanza, quando un automobilista contesta una multa sostenendo che la segnaletica fosse inadeguata (confusa, nascosta, ecc.), spetta a lui stesso fornire la prova di tale inadeguatezza. L’onere della prova non è a carico dell’amministrazione.

È possibile annullare una multa invocando la propria ‘buona fede’?
L’esimente della buona fede è applicabile solo in circostanze molto specifiche. L’automobilista deve dimostrare la presenza di elementi positivi e concreti che hanno generato in lui un convincimento inevitabile e scusabile sulla liceità della sua condotta. Se l’amministrazione ha adottato misure informative adeguate, questa difesa difficilmente viene accolta.

Un atto politico, come una mozione di un consiglio comunale, può essere usato come prova per annullare una multa?
No. La Corte ha stabilito che un documento di natura politica, che esprime una raccomandazione o un indirizzo, non ha alcun valore probatorio in un processo volto a contestare la legittimità di un verbale di accertamento. Non è un atto gestionale e non può inficiare la validità della sanzione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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