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Onere della prova sanità: chi paga l’extra budget?

Una casa di cura privata ha richiesto il pagamento di prestazioni sanitarie fornite oltre il budget concordato con l’Azienda Sanitaria Locale. La Corte di Cassazione ha stabilito che, in questi casi, spetta alla struttura privata l’onere della prova di dimostrare l’esistenza di fondi regionali ancora disponibili per coprire tali costi extra. Poiché tale prova non è stata fornita, il ricorso della struttura è stato dichiarato inammissibile, confermando la decisione della Corte d’Appello.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Onere della Prova Sanità: Chi Paga per le Prestazioni Extra Budget?

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale nei rapporti tra sanità pubblica e privata: la ripartizione dell’onere della prova sanità per il pagamento delle prestazioni erogate oltre il budget stabilito. La decisione chiarisce in modo netto a chi spetta dimostrare la disponibilità di fondi per remunerare i servizi in esubero, ponendo un punto fermo su una questione di grande rilevanza economica e giuridica.

I Fatti di Causa

Una struttura sanitaria privata si era rivolta al tribunale per ottenere da un’Azienda Sanitaria Provinciale (ASP) il pagamento di prestazioni sanitarie fornite nell’anno 2006, il cui valore eccedeva il tetto di spesa concordato per oltre un milione di euro. Inizialmente, il tribunale aveva accolto la richiesta della casa di cura.

Tuttavia, la Corte d’Appello ha ribaltato la decisione, respingendo la domanda della struttura sanitaria. Secondo i giudici di secondo grado, l’ASP aveva già corrisposto l’intero importo previsto dal contratto per quell’anno. La controversia riguardava esclusivamente le prestazioni extra budget, e per ottenere il pagamento di queste, la struttura privata avrebbe dovuto dimostrare un fatto essenziale: la disponibilità di fondi residui nel bilancio sanitario regionale destinati a coprire tali eccedenze. Non avendo fornito questa prova, la sua richiesta è stata respinta.

Contro questa sentenza, la casa di cura ha proposto ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando pienamente la linea della Corte d’Appello. La decisione si basa su un principio consolidato nella giurisprudenza di legittimità, secondo cui l’esame del motivo di ricorso non offre elementi validi per un cambio di orientamento.

I giudici hanno ribadito che la questione è stata decisa in modo conforme alla giurisprudenza esistente, rendendo superflua un’ulteriore disamina nel merito.

Le Motivazioni e l’Onere della Prova nella Sanità

Il cuore della motivazione risiede nella netta distinzione dell’onere della prova sanità a seconda dell’oggetto della richiesta di pagamento. La Corte chiarisce che:

1. Prestazioni entro il budget: Se una struttura chiede il pagamento di prestazioni rientranti nel limite di spesa concordato, spetta all’Azienda Sanitaria pubblica dimostrare quale fosse il tetto di spesa e che tale tetto sia stato superato.
2. Prestazioni extra budget: Se, come nel caso di specie, la struttura chiede il pagamento per servizi erogati oltre il tetto di spesa, l’onere della prova si inverte. È la struttura privata a dover dimostrare l’esistenza degli elementi costitutivi del proprio diritto. Questo significa provare non solo di aver erogato le prestazioni, ma anche la sussistenza della condizione necessaria per il pagamento: la presenza di una “riserva” di fondi disponibili nel bilancio dell’ASP o nel bilancio sanitario regionale, destinata a coprire gli sforamenti.

La Corte sottolinea che questi dati, emergenti dai bilanci pubblici, sono documenti accessibili a chiunque ai sensi della normativa sulla trasparenza amministrativa. Pertanto, non sussiste una difficoltà probatoria insormontabile per la struttura privata, che può e deve attivarsi per reperire tale documentazione a sostegno della propria pretesa.

Conclusioni

L’ordinanza consolida un principio fondamentale: il diritto di una struttura sanitaria accreditata a ricevere il pagamento per prestazioni extra budget non è automatico, ma è subordinato alla prova della capienza dei fondi pubblici. L’onere della prova sanità in questi casi grava interamente sull’erogatore privato. Questa decisione ha implicazioni pratiche significative: le strutture sanitarie private devono essere consapevoli che, nel fornire servizi oltre il budget pattuito, si assumono il rischio di non essere pagate se non sono in grado di dimostrare l’esistenza di specifiche risorse finanziarie residue a copertura di tali costi. La trasparenza dei bilanci pubblici offre gli strumenti per questa verifica, ma l’iniziativa e l’onere di utilizzarli restano a carico di chi avanza la pretesa economica.

Se una clinica privata eroga prestazioni entro il budget, chi deve provare un eventuale superamento del tetto di spesa?
In caso di prestazioni rientranti nel budget, l’onere di provare il superamento del tetto di spesa grava sull’Azienda Sanitaria pubblica.

A chi spetta l’onere della prova per il pagamento di prestazioni sanitarie fornite oltre il budget concordato?
Spetta alla struttura sanitaria privata l’onere di provare non solo di aver erogato le prestazioni, ma anche l’esistenza di fondi disponibili nel bilancio sanitario regionale sufficienti a coprire i costi delle prestazioni in esubero.

Perché il ricorso della struttura sanitaria è stato dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché la decisione della Corte d’Appello era conforme a un orientamento giurisprudenziale già consolidato, e la ricorrente non ha fornito elementi validi per giustificare un cambiamento di tale orientamento. La questione dell’onere della prova era già stata chiarita in precedenza dalla stessa Corte.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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