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Onere della prova: rigetto per mancanza di prove

Un lavoratore ha citato in giudizio un’impresa appaltatrice e una committente, chiedendo il riconoscimento di un rapporto di lavoro subordinato e il pagamento di retribuzioni. Il Tribunale ha rigettato la domanda per totale mancanza di prove. La decisione sottolinea come l’onere della prova gravi su chi agisce in giudizio e come le contraddizioni nelle dichiarazioni del ricorrente, unite all’assenza di testimonianze a supporto, rendano impossibile accogliere la richiesta.

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Pubblicato il 27 febbraio 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Onere della Prova: Quando la Mancanza di Prove Determina il Rigetto della Domanda

Nel processo del lavoro, come in ogni altro giudizio, chi afferma un diritto ha il compito di dimostrarlo. Questo principio, noto come onere della prova, è il pilastro su cui si regge la giustizia. Una recente sentenza del Tribunale Ordinario di Torino, Sezione Lavoro, offre un chiaro esempio di come la totale assenza di elementi probatori e la presenza di forti contraddizioni possano portare inevitabilmente al rigetto delle pretese del lavoratore, anche se potenzialmente fondate. Analizziamo insieme questo caso emblematico.

I Fatti di Causa: La Richiesta del Lavoratore

Un lavoratore citava in giudizio due società, una presunta datrice di lavoro (appaltatrice) e l’impresa committente, sostenendo di aver lavorato per circa un mese e mezzo in due cantieri edili. Egli chiedeva l’accertamento di un rapporto di lavoro subordinato, il pagamento delle retribuzioni maturate e contestava un licenziamento avvenuto, a suo dire, verbalmente.

Il ricorrente deduceva di aver lavorato tutti i giorni, domeniche comprese, con un orario preciso (dalle 8 alle 17 con un’ora di pausa) e di aver ricevuto le direttive dal legale rappresentante dell’impresa appaltatrice, il quale gli avrebbe poi comunicato la fine del rapporto lavorativo.

La Difesa delle Aziende Convenute

Le due società si costituivano in giudizio negando ogni addebito.

L’impresa appaltatrice contestava radicalmente l’esistenza di qualsiasi rapporto di lavoro, affermando di non aver mai impiegato il ricorrente e nemmeno di conoscerlo. Anzi, sosteneva di aver ricevuto minacce per essere indotta a effettuare un pagamento ingiustificato.

Dal canto suo, l’impresa committente negava a sua volta il rapporto di lavoro e, in via subordinata, chiedeva di essere manlevata dall’appaltatrice in caso di accoglimento della domanda del lavoratore.

L’Onere della Prova e la Valutazione del Giudice

Il Tribunale ha definito la causa ‘particolare’ per essere ‘totalmente sfornita di prova e dai profili contraddittori’. Questa premessa è stata il fulcro della decisione. Il giudice ha evidenziato come le affermazioni del ricorrente fossero rimaste completamente prive di riscontri oggettivi.

Le Contraddizioni del Ricorrente

Un punto cruciale è stata la palese contraddizione tra quanto affermato nel ricorso e quanto dichiarato durante l’interrogatorio formale. Inizialmente, il lavoratore sosteneva di essere stato addetto a mansioni di muratura e di essere stato licenziato verbalmente. Successivamente, in aula, ha dichiarato di svolgere mansioni di pulizia dei ponteggi e di aver smesso di lavorare a causa della pioggia, una versione dei fatti decisamente diversa.

L’Esito dell’Istruttoria

L’istruttoria ha ulteriormente indebolito la posizione del ricorrente:

* Nessun testimone ha confermato di averlo visto lavorare.
* I testimoni citati hanno negato la sua presenza nei cantieri.
* L’unico testimone che ha dichiarato di averlo accompagnato al lavoro ha collocato i fatti quasi un anno prima del periodo indicato nel ricorso.

Il giudice ha ritenuto la situazione talmente oscura e priva di appigli probatori da non poter nemmeno esercitare i poteri istruttori d’ufficio previsti dall’art. 421 c.p.c., i quali possono essere utilizzati per integrare una prova incerta, ma non per sopperire a una sua totale assenza.

Le Motivazioni della Decisione

Il Tribunale ha rigettato il ricorso basandosi su un principio fondamentale del diritto processuale: l’onere della prova. È compito di chi avanza una pretesa in giudizio fornire gli elementi necessari a sostenerla. In questo caso, il lavoratore non solo non ha fornito alcuna prova a supporto delle sue affermazioni, ma le sue stesse dichiarazioni sono risultate contraddittorie e inaffidabili.

Il giudice ha concluso che, sebbene sia evidente l’esistenza di ‘un qualche rapporto’ tra le parti (altrimenti non si spiegherebbe perché il lavoratore abbia citato in giudizio proprio quelle specifiche società), la natura, la durata e le modalità di tale rapporto sono rimaste ‘del tutto oscure’. In assenza di un quadro fattuale minimamente chiaro e provato, la domanda non poteva che essere respinta.

Conclusioni: L’Importanza di Prove Solide nel Processo del Lavoro

Questa sentenza ribadisce una lezione fondamentale per lavoratori e datori di lavoro: una causa si vince con le prove. Affermazioni, per quanto sentite, se non supportate da documenti (contratti, buste paga, comunicazioni) o da testimonianze credibili e coerenti, sono destinate a rimanere mere parole. L’onere della prova non è un cavillo legale, ma il meccanismo che garantisce la certezza del diritto, impedendo che le decisioni dei tribunali si basino su supposizioni o ricostruzioni fantasiose. Per chiunque intenda far valere i propri diritti in sede giudiziaria, è indispensabile preparare una solida base probatoria prima ancora di avviare l’azione legale.

Chi ha l’onere di provare l’esistenza di un rapporto di lavoro subordinato?
Secondo la sentenza, l’onere di provare i fatti costitutivi del rapporto di lavoro (mansioni, orari, subordinazione, etc.) spetta al lavoratore che agisce in giudizio per far valere i propri diritti.

Cosa succede se le dichiarazioni di chi fa causa sono contraddittorie?
Le contraddizioni tra quanto scritto nell’atto introduttivo e quanto dichiarato in sede di interrogatorio minano gravemente la credibilità della parte. Se a ciò si aggiunge una totale assenza di prove, il rigetto della domanda è una conseguenza quasi certa.

Il giudice può sopperire alla totale mancanza di prove di una parte?
No. Il giudice può esercitare i poteri istruttori d’ufficio (art. 421 c.p.c.) per approfondire fatti già allegati e in caso di ‘prova incerta’, ma non può sostituirsi alla parte quando vi è una ‘totale assenza di prova’, come stabilito nel caso di specie.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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