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Onere della prova: rigetto indennizzo stragi naziste

Un ricorrente ha richiesto un indennizzo per la morte del nonno, asserendo fosse una vittima di una strage nazista del 1944. Il Tribunale ha respinto la domanda per mancato assolvimento dell’onere della prova. Le prove presentate, tra cui un manoscritto e una foto, sono state giudicate insufficienti a dimostrare il coinvolgimento della vittima nell’eccidio e il nesso causale con la sua morte avvenuta tre anni dopo.

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Pubblicato il 10 agosto 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Onere della Prova: Perché una Domanda di Indennizzo per Stragi Naziste è Stata Respinta

In materia di risarcimento per danni derivanti da eventi storici, il principio dell’onere della prova assume un’importanza fondamentale. Una recente sentenza del Tribunale di Firenze ha ribadito questo concetto, rigettando una richiesta di indennizzo per una vittima di una strage nazista a causa della mancanza di prove sufficienti. Questo caso dimostra come, anche di fronte a tragedie storiche documentate, il diritto del singolo debba essere provato con elementi concreti e specifici.

I Fatti di Causa: La Richiesta di Risarcimento

Il ricorrente agiva in giudizio per ottenere un cospicuo indennizzo, sia iure proprio (per il danno subito personalmente) sia iure hereditatis (come erede del padre e della madre), per la perdita del nonno. Secondo la narrazione, il nonno era stato vittima di un eccidio perpetrato da soldati tedeschi il 17 luglio 1944. Si sosteneva che, pur essendo stato gravemente ferito durante la fucilazione, fosse sopravvissuto per poi morire tre anni dopo a causa delle ferite riportate. La richiesta di risarcimento era rivolta contro gli organi dello Stato preposti alla gestione del Fondo per le vittime di crimini di guerra.

L’Analisi del Tribunale e la Carenza dell’Onere della Prova

Il Tribunale ha esaminato le prove prodotte dal ricorrente, giungendo alla conclusione che queste non fossero idonee a soddisfare l’onere della prova. La legge impone a chi avanza una pretesa in giudizio di dimostrare i fatti su cui essa si fonda. In questo caso, il ricorrente avrebbe dovuto provare in modo inequivocabile due elementi chiave:

1. Che il proprio nonno fosse effettivamente tra le persone prelevate e fucilate in quella specifica strage.
2. Il nesso di causalità tra le ferite riportate nell’eccidio e la sua morte, avvenuta tre anni più tardi.

Le prove presentate, tra cui un manoscritto attribuito al nonno e la fotografia di un monumento ai caduti, sono state ritenute insufficienti. Il manoscritto è stato considerato un’attribuzione “fideistica”, ovvero basata sulla fiducia e non su elementi oggettivi. La fotografia, invece, risultava alterata con scritte aggiunte al computer e non mostrava il nome della vittima sulla lapide. Anche la richiesta di una prova per testimoni è stata giudicata inammissibile, in quanto mirava a confermare un documento anziché a fornire una testimonianza su fatti specifici e circostanziati.

Le Motivazioni della Decisione

Il cuore della motivazione del Tribunale risiede nella constatazione che “la domanda è rimasta sfornita di prova”. Il giudice ha sottolineato che, sebbene le prove prodotte potessero riguardare l’eccidio in generale, non dimostravano in alcun modo che il nonno del ricorrente fosse una delle vittime. Mancava la prova sia del ferimento sia del nesso causale tra tale ferimento e il decesso. Il Tribunale ha chiarito che non è sufficiente presentare documenti generici o non verificabili. La prova per testi, per essere efficace, deve vertere su circostanze di fatto specifiche e non può limitarsi a una generica conferma di un documento la cui autenticità è già in discussione. Di conseguenza, in assenza di prove concrete, la domanda non poteva essere accolta.

Conclusioni

La sentenza rappresenta un’importante lezione sul rigore richiesto dal processo civile. Il principio “chi afferma, prova” è un pilastro del nostro ordinamento. Anche in contesti emotivamente carichi e legati a tragedie storiche, il giudice non può decidere sulla base di supposizioni o prove deboli. Per ottenere il riconoscimento di un diritto, è indispensabile fornire elementi probatori chiari, univoci e incontrovertibili che colleghino direttamente la persona all’evento e al danno lamentato. Il rigetto della domanda e la compensazione delle spese legali sono la diretta conseguenza di questa fondamentale lacuna probatoria.

Perché il Tribunale ha rigettato la richiesta di indennizzo?
Il Tribunale ha rigettato la domanda perché il ricorrente non ha fornito prove sufficienti a dimostrare che il proprio nonno fosse stato effettivamente una delle vittime della strage nazista indicata e che la sua morte, avvenuta tre anni dopo, fosse una diretta conseguenza delle ferite riportate in quell’occasione.

Quali prove sono state considerate insufficienti dal giudice?
Sono stati considerati insufficienti un manoscritto attribuito al nonno in modo “fideistico” (cioè senza prove certe), una fotografia di un monumento la cui scritta era stata aggiunta al computer e che non riportava il nome della vittima, e una richiesta di prova testimoniale ritenuta generica perché volta solo a confermare un documento.

Cosa significa che la domanda è stata respinta per carenza dell’onere della prova?
Significa che il ricorrente, su cui gravava l’obbligo di dimostrare i fatti a fondamento del proprio diritto, non è riuscito a fornire al giudice elementi probatori certi e inconfutabili. La mancanza di prove concrete sul coinvolgimento del nonno nell’eccidio e sul nesso causale con la sua morte ha determinato il rigetto della domanda.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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