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Onere della prova provvedimento: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 7387/2025, ha chiarito un principio fondamentale sull’onere della prova di un provvedimento amministrativo. La Suprema Corte ha cassato la decisione della Corte d’Appello che aveva dichiarato la nullità di alcune fideiussioni basandosi su un provvedimento della Banca d’Italia, considerandolo erroneamente un fatto notorio. È stato stabilito che un atto amministrativo non rientra nel principio “iura novit curia” e non può essere considerato un fatto notorio; pertanto, la parte che intende avvalersene ha l’onere di produrlo formalmente in giudizio.

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Pubblicato il 18 settembre 2025 in Diritto Bancario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Onere della Prova Provvedimento Amministrativo: la Cassazione fa chiarezza

L’ordinanza n. 7387/2025 della Corte di Cassazione affronta una questione cruciale in materia processuale: l’onere della prova di un provvedimento amministrativo nel giudizio civile. La Suprema Corte ha stabilito che un atto come quello della Banca d’Italia non può essere considerato né legge, né fatto notorio. Di conseguenza, la parte che vuole utilizzarlo a proprio favore deve produrlo formalmente in giudizio. Analizziamo insieme la vicenda e la decisione dei giudici.

I Fatti di Causa: la controversia sulla fideiussione

La vicenda trae origine da un decreto ingiuntivo ottenuto da un istituto di credito nei confronti di alcuni fideiussori per il saldo negativo di un conto corrente del debitore principale. I fideiussori si opponevano al decreto. La Corte d’Appello, riformando la decisione di primo grado, dichiarava d’ufficio la nullità delle fideiussioni prestate. La ragione risiedeva nel fatto che esse erano state rilasciate in adesione a un modello negoziale predisposto dall’ABI, le cui clausole (artt. 2, 6 e 8) erano state ritenute lesive della concorrenza da un provvedimento della Banca d’Italia del 2005.

La Decisione della Corte d’Appello

Il giudice di secondo grado, pur in assenza di una produzione documentale del citato provvedimento della Banca d’Italia da parte dei fideiussori, ha ritenuto di poter fondare la propria decisione su tale atto. La Corte d’Appello ha considerato il provvedimento come un ‘fatto notorio’, ‘agevolmente consultabile sul sito della Banca d’Italia’ e ‘ben noto perché plurime volte posto a base di decisioni della Corte di Cassazione’. Sulla base di questa premessa, ha dichiarato la nullità delle garanzie, accogliendo le ragioni dei fideiussori.

Il ricorso in Cassazione e l’onere della prova provvedimento

L’istituto di credito ha impugnato la sentenza d’appello dinanzi alla Corte di Cassazione, lamentando, tra i vari motivi, la violazione delle norme sull’onere della prova. La banca ha sostenuto che la Corte d’Appello non avrebbe potuto basare la sua decisione su un provvedimento amministrativo mai prodotto in giudizio dalle parti. Secondo la ricorrente, tale atto non poteva essere coperto né dal principio iura novit curia né essere qualificato come fatto notorio, rendendo necessaria la sua produzione documentale.

La natura del provvedimento amministrativo

La Cassazione ha accolto questo motivo, ritenendolo fondato e prioritario rispetto agli altri. I giudici hanno ribadito che il dovere del giudice di conoscere la legge (iura novit curia) non si estende ai provvedimenti amministrativi. Questi ultimi sono espressione di una potestà unicamente provvedimentale, finalizzata a soddisfare un interesse pubblico in una situazione data, e non hanno l’efficacia caratteristica degli atti normativi. Non rientrano, quindi, tra le fonti del diritto che il giudice è tenuto a conoscere d’ufficio.

Fatto notorio: un concetto da interpretare restrittivamente

La Corte ha inoltre demolito l’argomentazione della Corte d’Appello circa la notorietà del provvedimento. Il ‘fatto notorio’ deve essere inteso in senso rigoroso: si tratta di una nozione che appartiene al patrimonio di conoscenza di un uomo di media cultura in un dato momento storico e luogo. Non rientrano in questa categoria fatti che richiedono specifiche cognizioni tecniche o che sono conosciuti solo in ambiti specialistici, come quello giuridico. Il fatto che un provvedimento sia ‘consultabile su un sito’ o ‘citato in altre sentenze’ non lo rende notorio per la generalità dei consociati, ma solo per una cerchia ristretta di operatori. Di conseguenza, non esonera la parte dall’onere di provarlo.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha affermato un principio cardine del processo civile: in ossequio ai principi che regolano la ripartizione dell’onere probatorio, spetta alla parte interessata, che voglia avvalersi dei benefici scaturenti da un provvedimento, l’onere di provvedere alla sua produzione in giudizio. Questo onere non è suscettibile di equipollenti. Il giudice può surrogare la parte nella qualificazione giuridica dei fatti allegati, ma non può sostituirsi ad essa nell’onere di allegazione e prova dei fatti stessi. La notorietà del provvedimento sanzionatorio è stata quindi esclusa, poiché la sua conoscenza presuppone un’informazione specifica che non rientra nel comune bagaglio culturale. L’argomento che il provvedimento sia stato ‘posto a base di decisioni della Corte di Cassazione’ ne esclude, per definizione, la natura di fatto notorio, confermandone invece la natura di fatto da provare nel singolo giudizio.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

L’ordinanza in commento rafforza la certezza del diritto e il corretto riparto degli oneri processuali. Stabilisce chiaramente che chi intende far valere la nullità di un contratto (nella specie, una fideiussione ‘ABI’) per violazione della normativa antitrust sulla base di un provvedimento della Banca d’Italia ha l’obbligo di produrre tale documento in giudizio. Non è sufficiente invocarlo o fare affidamento sulla sua presunta notorietà o sulla sua facile reperibilità online. La decisione ha importanti implicazioni pratiche per tutti gli operatori del diritto, in particolare nel contenzioso bancario, ribadendo che il processo civile si fonda su prove formali e non su conoscenze presunte del giudice.

Un provvedimento amministrativo, come quello della Banca d’Italia, deve essere prodotto in giudizio dalla parte che intende avvalersene?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che spetta alla parte interessata, che voglia beneficiare degli effetti di un provvedimento amministrativo, l’onere di provvedere alla sua produzione in giudizio, non potendo il giudice sopperire a tale mancanza.

Il principio “iura novit curia” (il giudice conosce la legge) si applica ai provvedimenti amministrativi?
No. La Corte ha chiarito che il dovere del giudice di conoscere la legge non si estende ai provvedimenti amministrativi, i quali non hanno l’efficacia caratteristica degli atti normativi e non rientrano tra le fonti del diritto.

Un provvedimento sanzionatorio della Banca d’Italia può essere considerato un “fatto notorio” che non necessita di prova?
No. Secondo la Corte, il fatto notorio deve essere inteso in senso rigoroso come una nozione appartenente al patrimonio di conoscenza di un uomo di media cultura. Un provvedimento amministrativo, anche se consultabile online o citato in altre sentenze, non rientra in questa categoria e deve quindi essere provato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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