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Onere della prova nel mutuo: non basta la dazione

Un creditore ha citato in giudizio due persone per la restituzione di somme che sosteneva di aver prestato. I tribunali, fino alla Corte di Cassazione, hanno respinto la domanda, stabilendo un principio chiave: in una causa per la restituzione di un prestito, chi agisce in giudizio ha l’onere della prova non solo della consegna del denaro, ma anche del titolo, ovvero del contratto di mutuo che obbliga alla restituzione. Le giustificazioni contraddittorie del debitore non sono sufficienti a invertire tale onere.

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Pubblicato il 4 dicembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

L’Onere della Prova nel Mutuo: Consegnare il Denaro non Basta

Quante volte, in un rapporto di fiducia, si presta del denaro a un amico o a un parente senza formalizzare l’accordo? Si pensa che la traccia del bonifico o la consegna di un assegno sia una garanzia sufficiente. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci ricorda che la realtà giuridica è ben più complessa. Il caso in esame chiarisce un principio fondamentale: l’onere della prova nel mutuo non si esaurisce con la dimostrazione di aver consegnato il denaro, ma richiede qualcosa di più.

I Fatti del Caso: Un Prestito Contestato

La vicenda ha origine dalla richiesta di un uomo di ottenere la restituzione di una somma complessiva di 5.800 Euro da una coppia. A suo dire, una parte del denaro (4.500 Euro) era stata prestata per l’acquisto di un’autovettura, mentre la restante somma (1.300 Euro) era servita per comprare del materiale edile per la pavimentazione del terrazzo della coppia. In entrambi i casi, egli sosteneva vi fosse una promessa di restituzione.

La coppia, tuttavia, si è difesa in giudizio contestando la natura di prestito delle somme ricevute. Inizia così un percorso legale per accertare la verità dei fatti.

Il Percorso Giudiziario e l’Onere della Prova nel Mutuo

Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello hanno respinto le richieste del creditore. La motivazione dei giudici di merito è stata lineare: sebbene fosse provata la dazione di denaro (almeno per la parte versata con assegno), il richiedente non era riuscito a dimostrare il cosiddetto “titolo” della sua pretesa. In altre parole, non aveva fornito prove sufficienti a qualificare quella dazione come un contratto di mutuo, che per sua natura implica un obbligo di restituzione.

La Corte d’Appello ha sottolineato che le eventuali dichiarazioni contraddittorie o poco chiare rese dalla coppia nel corso del processo non erano, da sole, sufficienti a colmare questa lacuna probatoria. L’onere di dimostrare l’esistenza del prestito gravava interamente su chi lo aveva erogato.

La Decisione della Corte di Cassazione

Investita della questione, la Suprema Corte ha confermato le decisioni precedenti e rigettato il ricorso. Analizzando i motivi di doglianza, i giudici hanno ribadito e consolidato principi cardine in materia di onere della prova nel mutuo.

Il punto centrale è che la consegna di una somma di denaro può avvenire per molteplici ragioni: un regalo (donazione), il pagamento per un servizio ricevuto, l’adempimento di un’obbligazione pregressa o, appunto, un prestito (mutuo). Quando chi ha dato il denaro ne chiede la restituzione, deve dimostrare che la consegna è avvenuta specificamente a titolo di mutuo. La semplice prova della transazione non basta.

La Corte ha precisato che la contestazione del debitore, che magari adduce una causa diversa (es. un regalo), non trasforma la sua difesa in un’eccezione in senso sostanziale, tale da invertire l’onere della prova. Rimane compito dell’attore provare tutti gli elementi costitutivi della sua domanda: la consegna del denaro e, soprattutto, l’accordo sulla restituzione.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione fonda la sua decisione sul principio sancito dall’art. 2697 del Codice Civile, secondo cui chi vuol far valere un diritto in giudizio deve provare i fatti che ne costituiscono il fondamento. Nel caso di una domanda di restituzione di somme date a mutuo, i fatti costitutivi sono due: la consegna del denaro (la traditio) e il titolo giuridico che genera l’obbligo di restituzione (il contratto di mutuo). La prova del primo non implica automaticamente la prova del secondo. L’attore è tenuto a dimostrare per intero il fatto costitutivo della sua pretesa, senza che la contestazione del convenuto possa alleggerire questo onere. Anche le dichiarazioni ondivaghe o contraddittorie del convenuto non sono sufficienti a provare il titolo allegato dall’attore, in quanto la prova deve vertere sui fatti costitutivi della domanda, non sulle debolezze della difesa avversaria.

Conclusioni

Questa ordinanza offre un’importante lezione pratica: quando si presta una somma di denaro, anche a persone di fiducia, è fondamentale cautelarsi con una prova scritta. Una semplice scrittura privata, una mail o un messaggio che attesti chiaramente la natura del prestito e l’accordo sulla restituzione può fare la differenza in un eventuale contenzioso. Affidarsi unicamente alla traccia bancaria è rischioso, perché, come insegna la Cassazione, dimostra solo che il denaro è passato di mano, ma non il perché. La fiducia è un valore, ma in ambito legale, la prova è tutto.

Per chiedere la restituzione di una somma data in prestito, è sufficiente dimostrare di aver consegnato il denaro?
No, non è sufficiente. Secondo la Corte, chi agisce in giudizio deve provare non solo la consegna della somma (la dazione), ma anche il “titolo” da cui deriva l’obbligo di restituzione, ovvero l’esistenza di un contratto di mutuo.

Se la persona che ha ricevuto il denaro fornisce giustificazioni diverse e contraddittorie, questo non è una prova a favore di chi ha prestato i soldi?
No, la Corte ha stabilito che le dichiarazioni contraddittorie della parte che ha ricevuto il denaro non sono sufficienti a dimostrare l’esistenza di un prestito e non invertono l’onere della prova. L’onere di provare il contratto di mutuo rimane sempre a carico di chi ha consegnato la somma.

Cosa significa che la prova del “titolo” è a carico di chi agisce in giudizio?
Significa che chi chiede la restituzione di una somma deve fornire le prove che quel denaro è stato consegnato specificamente a titolo di prestito, con un accordo (anche verbale, ma da provare) che ne prevedeva la restituzione. La sola traccia del passaggio di denaro (es. un assegno o un bonifico) non basta, perché potrebbe essere un regalo, il pagamento di un debito o altro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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