LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Onere della prova mutuo: chi deve dimostrarlo?

Un soggetto eroga una somma per l’acquisto di un’auto a favore della compagna del nipote, chiedendone poi la restituzione come prestito. La Corte d’Appello, confermando la decisione di primo grado, rigetta la domanda. In tema di onere della prova mutuo, spetta a chi agisce per la restituzione dimostrare non solo la dazione di denaro, ma anche il titolo giuridico che fonda l’obbligo di rimborso, non essendo sufficiente la mera ammissione della ricezione da parte del convenuto.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 28 marzo 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

L’onere della prova nel mutuo: Non basta dimostrare la consegna del denaro

Quando si presta del denaro, è fondamentale conoscere le regole per poterne ottenere la restituzione. Una recente sentenza della Corte d’Appello di Venezia chiarisce un punto cruciale: l’onere della prova mutuo grava interamente su chi ha erogato la somma. Non basta dimostrare di aver consegnato il denaro; è necessario provare che quella consegna sia avvenuta a titolo di prestito, con un conseguente obbligo di rimborso. Analizziamo insieme questo caso per comprendere le implicazioni pratiche di tale principio.

I fatti di causa: un prestito contestato

La vicenda nasce quando un soggetto ottiene un decreto ingiuntivo per la restituzione di 36.400 euro, somma che egli sostiene di aver prestato alla compagna del proprio nipote per l’acquisto di un’automobile. La donna, tuttavia, si oppone al decreto, negando l’esistenza di un prestito. A suo dire, la somma era un contributo del suo ex compagno (il nipote del presunto creditore), elargito a titolo di liberalità nel contesto della loro relazione affettiva e di convivenza.
Il Tribunale di primo grado accoglie l’opposizione, revocando il decreto ingiuntivo. La motivazione è chiara: il presunto creditore non è riuscito a fornire la prova dell’esistenza di un contratto di mutuo. Insoddisfatto, quest’ultimo decide di impugnare la sentenza dinanzi alla Corte d’Appello.

La decisione della Corte d’Appello e l’onere della prova nel mutuo

La Corte d’Appello conferma integralmente la decisione del primo giudice, rigettando l’appello. Il cuore della sentenza si basa su un consolidato orientamento della Corte di Cassazione: chi agisce in giudizio per la restituzione di somme date a mutuo ha l’onere di provare due elementi fondamentali:

1. La consegna materiale del denaro (la cosiddetta datio).
2. Il titolo giuridico che fonda l’obbligo di restituzione (ovvero, il contratto di mutuo).

Questo significa che la semplice ammissione da parte del ricevente di aver ottenuto il denaro non è sufficiente a far scattare l’obbligo di restituzione. Se il convenuto contesta il titolo, adducendo che la somma è stata ricevuta per un’altra causa (come una donazione), spetta sempre a chi ha dato i soldi dimostrare che si trattava di un prestito.

Il rigetto delle prove testimoniali

L’appellante aveva richiesto di ammettere delle prove testimoniali per dimostrare l’accordo verbale di mutuo. La Corte, però, ha respinto anche questa richiesta. Il Codice Civile (art. 2721) pone limiti stringenti alla prova per testimoni dei contratti il cui valore eccede una certa soglia. Sebbene il giudice possa ammetterla in determinate circostanze, in questo caso la Corte ha ritenuto che non vi fossero i presupposti per una deroga, giudicando i capitoli di prova in parte superflui, in parte irrilevanti e in parte valutativi.

Le motivazioni della Corte

La Corte ha ritenuto che le prove documentali prodotte (copia dell’assegno, contratto di acquisto dell’auto) dimostrassero unicamente il passaggio di denaro alla concessionaria, ma non il titolo del versamento. Nulla in quei documenti faceva riferimento a un prestito tra l’appellante e l’acquirente dell’auto. Anzi, la figura centrale sembrava essere il nipote dell’appellante, ex compagno della donna, rendendo plausibili scenari alternativi come la donazione indiretta o un prestito concesso al nipote stesso, e non alla sua compagna. Inoltre, il fatto che le prime richieste legali fossero state avanzate dal nipote per la restituzione dell’auto, e non dallo zio per la restituzione del denaro, ha ulteriormente indebolito la tesi del mutuo. Di fronte a questa carenza probatoria da parte dell’appellante, l’appello non poteva che essere respinto.

Conclusioni: le implicazioni pratiche della sentenza

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale per chiunque si appresti a prestare denaro: la cautela è d’obbligo. Per tutelarsi e garantire la possibilità di recuperare il proprio credito, non è sufficiente la fiducia o un accordo verbale. È essenziale formalizzare il prestito con un contratto scritto (scrittura privata) che specifichi chiaramente le parti coinvolte, l’importo, la causa del versamento (mutuo) e le modalità di restituzione. In assenza di una prova chiara e inequivocabile del titolo, il rischio di veder qualificato il trasferimento di denaro come un atto di liberalità, e di perdere quindi la somma erogata, è estremamente concreto.

Se presto del denaro a qualcuno, è sufficiente dimostrare di averglielo consegnato per ottenerne la restituzione?
No, non è sufficiente. Secondo la sentenza, chi agisce per la restituzione di una somma data a mutuo deve provare non solo l’avvenuta consegna del denaro (la “datio”), ma anche il “titolo” giuridico, cioè l’esistenza di un contratto di mutuo che obbliga alla restituzione.

Su chi ricade l’onere della prova in un contratto di mutuo?
L’onere della prova ricade interamente su chi chiede la restituzione della somma (l’attore/mutuante). Anche se la persona che ha ricevuto il denaro (il convenuto/mutuatario) ammette la ricezione ma ne contesta il titolo (ad esempio, sostenendo che si trattava di un regalo), l’onere probatorio non si inverte.

È possibile provare un contratto di mutuo verbale tramite testimoni?
È difficile, specialmente per importi significativi. La legge pone dei limiti alla prova testimoniale per i contratti (art. 2721 c.c.). Il giudice può ammetterla solo in circostanze particolari, valutando la qualità delle parti e la natura del contratto. Nel caso specifico, la Corte ha ritenuto non vi fossero elementi sufficienti per derogare a tale divieto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati