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Onere della prova mutuo: chi deve dimostrare il prestito?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 11190/2024, ha ribadito un principio fondamentale in materia di prestiti tra privati. In un caso riguardante la richiesta di restituzione di 7.400 euro, la Corte ha stabilito che l’onere della prova mutuo spetta a chi ha erogato la somma. Non è sufficiente dimostrare il trasferimento del denaro; è necessario provare anche il titolo giuridico, ovvero l’esistenza di un contratto di mutuo, che obbliga alla restituzione. Se la controparte contesta il titolo, adducendo che la somma era un pagamento per servizi, la domanda di restituzione viene rigettata in assenza di prove concrete del prestito.

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Pubblicato il 14 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Onere della prova mutuo: chi deve dimostrare il prestito?

Prestare soldi a un amico o a un conoscente è una pratica comune, spesso basata sulla fiducia reciproca. Ma cosa succede se, al momento di chiedere la restituzione, l’altra persona nega che si trattasse di un prestito? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su un punto cruciale: l’onere della prova mutuo. La sentenza chiarisce che non basta dimostrare di aver versato una somma, ma bisogna provare la causa del versamento. Vediamo insieme questo interessante caso.

I fatti di causa

La vicenda ha origine quando un soggetto cita in giudizio un conoscente per ottenere la restituzione di 7.400 euro. L’attore sosteneva di avergli consegnato tale somma tramite bonifico bancario a titolo di prestito personale, con l’accordo che sarebbe stata restituita in breve tempo.

Il convenuto, pur ammettendo di aver ricevuto il denaro, si difendeva affermando che quella somma non era un prestito, bensì il corrispettivo per alcuni lavori che aveva svolto per conto dell’attore.

Il Tribunale di primo grado dava ragione all’attore, condannando il convenuto alla restituzione della somma. Tuttavia, la Corte d’Appello ribaltava la decisione, accogliendo la tesi del convenuto e rigettando la domanda di restituzione. La questione è così giunta all’esame della Corte di Cassazione.

L’onere della prova mutuo secondo la Cassazione

Il cuore della controversia ruota attorno all’onere della prova mutuo. La Corte di Cassazione, nel respingere il ricorso dell’attore, ha confermato l’orientamento consolidato della giurisprudenza.

Il principio fondamentale è che chi agisce in giudizio per ottenere la restituzione di una somma data a mutuo ha l’onere di provare due elementi essenziali:

1. La dazione del denaro: ovvero la materiale consegna della somma.
2. Il titolo giuridico: cioè l’esistenza di un contratto di mutuo da cui deriva l’obbligo di restituzione.

Non è quindi sufficiente provare solo il primo punto. Se la parte che ha ricevuto il denaro contesta la natura del versamento, affermando che la causa era un’altra (in questo caso, il pagamento di una prestazione lavorativa), spetta a chi ha dato i soldi dimostrare che si trattava effettivamente di un prestito e non di altro.

La difesa del convenuto non inverte l’onere della prova

Un aspetto importante sottolineato dalla Corte è che l’eccezione del convenuto (cioè l’affermazione di aver ricevuto i soldi per un’altra causa) non comporta un’inversione dell’onere della prova. Il carico probatorio resta sempre e comunque in capo a chi ha iniziato la causa e chiede la restituzione.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha ritenuto infondati tutti i motivi del ricorso. In particolare, ha specificato che la Corte d’Appello non è incorsa in alcun vizio di motivazione. I giudici di secondo grado, infatti, avevano correttamente individuato il fatto storico rilevante: l’esistenza di una prestazione lavorativa, provata tramite testimonianze.

Questa prova, secondo la Corte d’Appello, era sufficiente a dare un riscontro probatorio all’assunto del convenuto. Di conseguenza, la prova dell’esistenza di un rapporto di lavoro ha ‘neutralizzato’ la pretesa di restituzione dell’attore, il quale non era riuscito a dimostrare in modo convincente che la dazione di denaro fosse avvenuta a titolo di mutuo. La Cassazione ha ribadito che la valutazione delle prove testimoniali e la ricostruzione dei fatti sono compiti del giudice di merito e non possono essere riesaminate in sede di legittimità, se non in caso di motivazione palesemente illogica o assente, vizio non riscontrato nel caso di specie.

La Corte ha quindi concluso che, in assenza di una prova certa del contratto di mutuo da parte dell’attore, la decisione della Corte d’Appello di rigettare la domanda di restituzione era corretta e conforme ai principi di diritto.

Le conclusioni

Questa ordinanza offre un’importante lezione pratica: quando si presta una somma di denaro, è fondamentale tutelarsi con una prova scritta. Una semplice scrittura privata, un accordo via email o persino un messaggio chiaro che specifichi la natura di ‘prestito’ della somma possono fare la differenza in un eventuale contenzioso.

Affidarsi unicamente alla prova di un bonifico bancario è rischioso, perché la causale del versamento, se non specificata, è aperta a interpretazioni. Come dimostra questo caso, se il ricevente fornisce una spiegazione alternativa e plausibile per la ricezione del denaro, l’onere di dimostrare che si trattava di un prestito ricade interamente su chi lo ha concesso, con il rischio concreto di non riuscire a ottenere la restituzione.

Chi deve provare che una somma di denaro è stata data in prestito?
Secondo la Corte di Cassazione, la persona che ha consegnato il denaro e ne chiede la restituzione ha l’onere di provare non solo l’avvenuta consegna (dazione), ma anche l’esistenza di un contratto di mutuo che obbliga la controparte a restituire la somma.

È sufficiente dimostrare di aver fatto un bonifico per ottenere la restituzione dei soldi?
No, non è sufficiente. La sola prova del trasferimento del denaro non basta a fondare un obbligo di restituzione. È necessario dimostrare anche il titolo giuridico, ovvero che quel trasferimento è avvenuto a titolo di prestito e non per altre cause (es. pagamento, donazione, ecc.).

Cosa succede se chi ha ricevuto i soldi afferma che si trattava del pagamento per un lavoro svolto?
Se chi ha ricevuto il denaro fornisce una spiegazione alternativa e plausibile, come il pagamento per una prestazione, l’onere della prova rimane a carico di chi ha dato i soldi. Se quest’ultimo non riesce a dimostrare in modo certo l’esistenza del contratto di mutuo, la sua domanda di restituzione verrà rigettata, poiché la sua pretesa viene ‘neutralizzata’ dalla difesa della controparte.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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