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Onere della prova: lavoratore agricolo e iscrizione

Una lavoratrice agricola si è vista negare la reiscrizione negli elenchi di categoria. La Corte di Cassazione ha rigettato il suo ricorso, stabilendo un principio fondamentale sull’onere della prova. Se l’INPS contesta la veridicità del rapporto di lavoro, spetta al lavoratore dimostrarne l’effettiva esistenza, durata e natura. La sola iscrizione negli elenchi non è più sufficiente a beneficiare dell’agevolazione probatoria, che viene meno con la contestazione dell’ente.

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Pubblicato il 14 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Onere della Prova per Lavoratori Agricoli: l’Iscrizione non Basta se l’INPS Contesta

L’iscrizione negli elenchi dei lavoratori agricoli è da sempre considerata una tutela per il lavoratore, ma cosa succede quando l’INPS mette in dubbio la veridicità del rapporto di lavoro? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su un punto cruciale: l’onere della prova. La Suprema Corte ha chiarito che, in caso di contestazione da parte dell’ente previdenziale, la semplice iscrizione non è più sufficiente, e spetta al lavoratore dimostrare con prove concrete di aver effettivamente svolto l’attività lavorativa. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti di Causa

Una lavoratrice agricola si era vista rigettare, sia in primo grado che in appello, la domanda di reiscrizione negli elenchi di categoria per gli anni dal 2006 al 2008. La decisione dei giudici di merito si basava sulle risultanze di verbali ispettivi dell’INPS, i quali avevano considerato fittizi i rapporti di lavoro denunciati presso una cooperativa agricola. La lavoratrice ha quindi deciso di ricorrere in Cassazione, lamentando, tra i vari motivi, un’errata ripartizione dell’onere della prova. Secondo la sua tesi, essendo regolarmente iscritta negli elenchi, sarebbe spettato all’INPS dimostrare la fittizietà del rapporto e non a lei provarne l’esistenza.

La Questione dell’Onere della Prova nel Lavoro Agricolo

Il cuore della controversia risiede nell’interpretazione della cosiddetta “agevolazione probatoria” legata all’iscrizione negli elenchi agricoli. Questo meccanismo, in linea di principio, semplifica la posizione del lavoratore, esonerandolo dal dover provare i presupposti del suo diritto alle prestazioni previdenziali. Tuttavia, la Corte di Cassazione, uniformandosi a un orientamento ormai consolidato, ha ribadito che tale agevolazione non è assoluta. Essa viene meno nel momento in cui l’INPS, a seguito di un controllo, disconosce l’esistenza stessa del rapporto di lavoro. In questo scenario, la situazione si ribalta: l’onere della prova torna integralmente in capo al lavoratore. È lui, e non più l’ente, a dover dimostrare in giudizio l’esistenza, la durata e la natura onerosa della prestazione lavorativa.

Le Motivazioni della Corte

La Suprema Corte ha ritenuto infondato il motivo di ricorso relativo all’inversione dell’onere della prova. I giudici hanno spiegato che il principio è ormai consolidato: la funzione di agevolazione probatoria dell’iscrizione cessa quando l’INPS contesta l’effettività del rapporto di lavoro. Di conseguenza, è corretto porre a carico del lavoratore il compito di fornire le prove necessarie a sostegno della sua domanda.

La Corte ha inoltre dichiarato inammissibili gli altri motivi di ricorso. Essi, infatti, pur essendo presentati come violazioni di legge, miravano in realtà a una nuova valutazione dei fatti e delle prove testimoniali, come la presunta illogicità nell’escludere la sussistenza del rapporto di lavoro. Questo tipo di riesame è precluso nel giudizio di legittimità, specialmente in presenza di una “doppia conforme”, ovvero due sentenze di merito con lo stesso esito.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame rafforza un principio fondamentale per tutti i lavoratori del settore agricolo. L’iscrizione negli elenchi professionali è un presupposto importante, ma non una garanzia assoluta. Qualora l’INPS, sulla base di elementi concreti, contesti la genuinità del rapporto di lavoro, il lavoratore deve essere pronto a fornire prove documentali e testimoniali solide per dimostrare di aver effettivamente lavorato. Questa decisione sottolinea l’importanza di conservare tutta la documentazione utile a comprovare la propria attività (contratti, buste paga, testimonianze) per non rischiare di vedersi negati i propri diritti previdenziali.

L’iscrizione negli elenchi dei lavoratori agricoli è sufficiente a provare il rapporto di lavoro?
No, non è sufficiente se l’INPS, a seguito di un controllo, contesta l’effettiva esistenza del rapporto di lavoro. In tal caso, l’agevolazione probatoria data dall’iscrizione viene meno.

Su chi ricade l’onere della prova se l’INPS disconosce un rapporto di lavoro agricolo?
L’onere della prova ricade interamente sul lavoratore. È lui che deve dimostrare in giudizio l’esistenza, la durata e la natura onerosa del rapporto di lavoro dedotto a fondamento del suo diritto.

Perché alcuni motivi del ricorso sono stati dichiarati inammissibili?
Sono stati dichiarati inammissibili perché, invece di denunciare violazioni di legge, criticavano l’accertamento dei fatti e la valutazione delle prove (come le testimonianze) compiuti dai giudici di merito. Questo tipo di riesame non è consentito nel giudizio di Cassazione, specialmente in presenza di una doppia sentenza conforme nei gradi precedenti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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