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Onere della prova INPS: chi deve dimostrare il debito?

Un imprenditore agricolo si è opposto a una richiesta di contributi INPS. La Corte di Cassazione ha stabilito un principio fondamentale sull’onere della prova INPS: quando l’ente previdenziale richiede dei contributi annullando una precedente cancellazione del lavoratore dai propri elenchi, è l’INPS stesso a dover dimostrare la sussistenza dei presupposti per il pagamento, come la prevalenza dell’attività agricola. La sentenza di merito che aveva posto tale onere a carico del contribuente è stata annullata con rinvio.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Onere della Prova INPS: la Cassazione fa Chiarezza sui Contributi Agricoli

Quando l’INPS richiede il pagamento di contributi a un lavoratore, a chi spetta dimostrare che tale richiesta è legittima? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta direttamente il tema dell’onere della prova INPS, stabilendo un principio fondamentale a tutela del contribuente, in particolare nel settore agricolo. Se l’ente previdenziale contesta una situazione preesistente, come la cancellazione da una gestione, è suo dovere provare i fatti che giustificano la pretesa contributiva.

I Fatti di Causa: Dalla Cancellazione alla Richiesta di Pagamento

Il caso riguarda un imprenditore agricolo professionale che si era visto recapitare un avviso di addebito di oltre 2.000 euro per contributi relativi all’anno 2012. L’imprenditore si è opposto, sostenendo di aver richiesto e ottenuto la cancellazione dalla gestione previdenziale già nel 2011.

Il tribunale di primo grado gli aveva dato ragione. Tuttavia, la Corte d’Appello aveva ribaltato la decisione, affermando che l’attività dell’imprenditore (l’allevamento di 130 bovini) era di fatto proseguita e che, anzi, costituiva la sua fonte di reddito prevalente, giustificando così la richiesta di contributi. Secondo i giudici di secondo grado, spettava al lavoratore dimostrare il contrario.

Insoddisfatto della decisione, l’imprenditore ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione, lamentando principalmente l’errata applicazione delle regole sull’onere della prova INPS.

La Decisione della Cassazione e la Questione dell’Onere della Prova

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del lavoratore, cassando la sentenza d’appello e rinviando la causa per un nuovo esame. Il punto cruciale della decisione riguarda l’inversione dell’onere della prova operata dalla Corte territoriale.

Il Valore della Cancellazione dagli Elenchi

In primo luogo, la Suprema Corte ha chiarito che l’iscrizione (o la cancellazione) dagli elenchi dei lavoratori agricoli non ha un valore costitutivo del diritto alle prestazioni o dell’obbligo contributivo. Si tratta, piuttosto, di un’agevolazione probatoria: un sistema per semplificare la dimostrazione dei rapporti di lavoro, ma che non impedisce all’INPS di provare che la realtà dei fatti sia diversa. Pertanto, il solo fatto che la richiesta di cancellazione fosse stata accolta non era, di per sé, sufficiente a bloccare ogni futura pretesa dell’ente.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha ritenuto fondato il motivo di ricorso relativo alla violazione dell’articolo 2697 del codice civile, che disciplina l’onere della prova. Il ragionamento è lineare: nel momento in cui l’INPS ha annullato la cancellazione precedentemente disposta e ha avanzato una pretesa economica, si è posto nella posizione di chi afferma un diritto di credito. Secondo il principio generale “chi vuol far valere un diritto in giudizio deve provare i fatti che ne costituiscono il fondamento”, l’onere di dimostrare la sussistenza dei presupposti del debito contributivo non poteva che gravare sull’ente previdenziale.

In questo caso specifico, il presupposto era la prevalenza dell’attività di allevamento rispetto a quella di bracciante agricolo. La Corte d’Appello aveva errato nel ritenere che dovesse essere il lavoratore a fornire la prova contraria. Al contrario, spettava all’INPS dimostrare che, nonostante la cancellazione, l’attività era proseguita con caratteristiche tali da giustificare l’obbligo contributivo.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza riafferma un principio di garanzia fondamentale per i contribuenti. L’onere della prova INPS non può essere scaricato sul cittadino quando è l’ente stesso a modificare una situazione consolidata e a vantare un credito. È l’amministrazione che agisce a dover fornire le prove a sostegno della propria pretesa. La decisione chiarisce che il contribuente non deve subire un’inversione dell’onere probatorio, specialmente quando la richiesta dell’ente si basa su una rivalutazione di una precedente decisione amministrativa. Per gli imprenditori e i lavoratori autonomi, ciò significa maggiore tutela contro richieste di contributi non adeguatamente motivate e provate dall’ente previdenziale.

La cancellazione dall’elenco dei lavoratori agricoli impedisce all’INPS di richiedere i contributi?
No, la cancellazione non preclude all’INPS la possibilità di dimostrare con altre prove che i presupposti per il debito contributivo esistevano comunque, in quanto l’iscrizione ha solo valore di agevolazione probatoria e non costitutivo del diritto.

In caso di richiesta di contributi dopo una cancellazione, chi deve provare la prevalenza dell’attività agricola?
Spetta all’INPS l’onere della prova. Poiché l’ente modifica una situazione preesistente (la cancellazione) per far valere un credito, deve dimostrare i fatti che ne costituiscono il fondamento, come la prevalenza del reddito da attività autonoma.

Cosa significa che l’iscrizione agli elenchi è una ‘agevolazione probatoria’?
Significa che l’iscrizione serve a facilitare la prova dell’esistenza di un rapporto di lavoro agricolo, ma non crea di per sé il diritto alle prestazioni o l’obbligo contributivo. La situazione di fatto e la sussistenza dei requisiti di legge prevalgono sempre sulla registrazione formale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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